Non cercare di diventare una persona di successo, ma piuttosto una persona di valore (Albert Einstein)

domenica 26 ottobre 2014

Alla Leopolda una lezione di arroganza

A me pare strano, un leader politico, non eletto, pontifica dal palco di una stazione ristrutturata, indicando la via per risollevare le sorti di un paese, l’Italia, alla deriva. Si circonda di amici e finanziatori, di leccapiedi e portaborse. Che sperano di fare un po’ di carriera facendosi vedere li in giro.

“L’Italia è governata dai peggiori: l’80% dei manager dichiara che la prima strada per far carriera è la conoscenza di una persona importante….”, affermò Luigi Zingales nel 2011 alla Leopolda, il cui concetto fu subito ripreso da Renzi, “Noi vogliamo un’Italia fondata sul merito, sulla conoscenza e non sulle conoscenze”.
Ed ecco che non appena preso potere il buon Matteo nomina a capo delle più importanti aziende dello Stato, amici ed amici degli amici, altro che competenza e conoscenza.

Ma alla Leopolda ci sono anche e soprattutto dei tavoli tematici dove gruppi di persone discutono e propongono soluzioni per migliorare il paese, gente “comune” che dibatte a approfondisce.
Gente come Davide Serra che non ha mai lavorato in Italia, ma è diventato ricco e apprezzato in Inghilterra dove ha creato un fondo speculativo, Algebris Investments, che da lavoro a ben 5 o 6 persone e che guadagna svariati milioni di sterline. Ebbene questo ricco e competente signore, che fa beneficenza, come riporta convenientemente una certa stampa, omettendo di citare il fatto che sfrutta le cospicue donazioni, come fanno molti altri ricchi e ricconi, per pagare meno imposte, interviene al tavolo del lavoro dove per migliorare le condizioni dei lavoratori suggerisce di limitare il diritto  di sciopero. Grande e innovativa idea!

E che dire del magnifico primo ministro, qui nella veste di chairman che, preso il gelato in mano, gelato nel senso di microfono, promette di risollevare il paese, in questo ci ricorda qualcuno che sulle promesse, mai mantenute, ci ha campato vent’anni,  attacca chi gli si oppone o soltanto chi cerca di esprimere un punto di vista diverso e alla fine esce con un di Berlusconiana memoria “ la sinistra radicale non vuole il cambiamento ed il progresso”!
Ma quale sinistra radicale, la sinistra in Italia non c’è più da molti anni, da quando ha cominciato ad anteporre i propri interessi, quelli delle poltrone, quelli delle cooperative rosse, quelli dei finanziamenti alle fondazioni, che altro non sono che grossi salvadanai per farci porcate, agli interessi dei lavoratori, dei pensionati, dei meno abbienti.

Che dire quindi? Se il progresso è il licenziamento facile, la morte del merito, l’impoverimento dei lavoratori a vantaggio delle imprese, la corruzione continua, l’innalzamento della pressione fiscale sui lavoratori e l’impunità verso chi le tasse non le paga, allora noi non ci stiamo.
Noi gente comune, noi che le tasse le paghiamo, noi che non abbiamo amici che ci raccomandano, noi che non occupiamo comode poltrone pubbliche con lauti guadagni, noi che se sbagliamo paghiamo, questo progresso non lo vogliamo.

sabato 21 giugno 2014

A volte

A volte una pausa è necessaria. Non soffermarsi troppo a leggere o ascoltar le notizie Italiane per un certo periodo, non approfondire le informazioni rispetto a scandali e inaccettabili modifiche istituzionali, aiuta ad essere un po’ meno arrabbiati, un po’ meno tesi.

Leggiamo e ascoltiamo distrattamente che è in programma una riforma della pubblica amministrazione,  che le prossime dichiarazioni dei redditi ci arriveranno a casa già precompilate, « lo Stato amico del cittadino», lo ha definito il ministro Boschi, che il nuovo Senato della Repubblica sarà composto da 100 Senatori, non eletti dai cittadini ma direttamente dai Consigli Regionali, che non potranno essere ne arrestati ne intercettati.  
Poi ci sono i mondiali di calcio in Brasile, di cui sono piene  le prime pagine dei giornali e le aperture dei telegiornali, insieme ai fatti di cronaca, con i casi del delitto Yara e dei delitti di Motta Visconti. Le discussioni nelle strade, nei bar e sui luoghi di lavoro sono tutte incentrate su questi  argomenti.

I problemi dell’Italia e degli italiani paiono essere improvvisamente scomparsi, i delinquenti dell’EXPO e quelli del MOSE sembrano dimenticati, i TG non ne parlano, i giornali li relegano nelle pagine interne.
Eppure abbiamo il più alto tasso di disoccupazione di sempre, la corruzione è talmente diffusa e ingegnerizzata da essere diventata un sistema connaturato agli appalti pubblici, l’evasione fiscale, anche grave, non genera pene severe quali ci si aspetterebbe per reati contro lo Stato, quindi contro la collettività.

Aumentano le sperequazioni tra la gente comune e chi detiene qualche forma di potere politico o economico, mi riferisco all’emendamento che introduce la  responsabilità civile dei magistrati che, se  d un lato  sembrerebbe essere un provvedimento giusto contro il rischio di indagini superficiali o pilotate, da un altro  consente a chi ha mezzi economici importanti di intentare azioni legali contro i magistrati con il risultato di intimidire, se non inibire totalmente, la giusta azione indagatoria nei confronti del potente che pare aver  violato la legge.
Capisco che mi sto facendo di nuovo prendere dalla indignazione e dalla rabbia, ancora una volta mi piacerebbe non essere italiano, di fronte a queste cose vorrei essere in un paese diverso, dove la legge è veramente uguale per tutti, dove i diritti e i doveri sono gli stessi per tutte le persone,  dove non ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B.

Ma sono italiano, vivo qui e voglio che il mio paese sia migliore. So che informarsi e approfondire a volte fa male ma mettere la testa sotto la sabbia è solo un sistema per fingere che tutti questi problemi non esistano. Ma i problemi ci sono e se non si affrontano possono solo peggiorare.
A volte non pensarci serve a darti un po’ di respiro, anche gli atleti ogni tanto devono tirare il fiato, ma poi si riparte, bisogna ripartire e non lasciargliela vinta.

domenica 1 giugno 2014

Attenti al depistaggio

Dopo i primi trionfalistici momenti per salutare la larga vittoria elettorale del PD di Renzi,  nel quale ogni commentatore  ha letto motivazioni differenti, dagli ottanta euro in busta paga a 10 milioni di lavoratori,  dai  cambiamenti annunciati, alla dichiarata velocità con cui realizzare le riforme, subito dopo è cominciata una vera e propria caccia ai grillini, ai quali per contro si chiede il perché  di un risultato elettorale deludente, rispetto alle attese.

 Anzi tutta l’attenzione dei media si è orientata proprio nella ricerca delle motivazioni e nell’analisi del risultato del M5S. Per esempio è passata quasi sotto silenzio la debacle consistente di Forza Italia, passato da oltre il 35,3% dei consensi nel 2009, allora c’era anche la componente NCD, all’attuale 16,8%, ma anche con l’apporto di NCD con il flebile 4,3% delle preferenze, sarebbe stato un insuccesso disastroso rispetto alla precedente tornata.
Che dire poi del risultato della Lega Nord, passata dal 10,2% del 2009 al 6,3% attuale ma salutato come un successone.

Certo il M5S ha subito un arretramento dal punto di vista numerico, raffrontato  con  l’unico precedente  a cui fare riferimento, cioè le recenti elezioni politiche dove si era affermato come primo partito in Italia. Ma la vera scoppola è stata la differenza tra il risultato atteso, il « vinciamo noi!» gridato ai quattro venti da Grillo e quanto effettivamente raccolto. Comunque il Cinquestelle è risultato il secondo partito italiano anche con elezioni un po’ particolari come le europee e deve dire grazie ai suoi deputati, che in questi mesi hanno lavorato sodo per cercare di fermare i disastri dei governi Letta e Renzi che in ossequio alla governabilità e alle larghe intese hanno tentato di far passare, purtroppo a volte riuscendoci, leggi ed emendamenti scandalosi. E’ questo, quello che deve fare un’opposizione seria, portare alla luce del sole leggi e leggine ignobili, fatte alla chetichella, per favorire questa o quella lobby, questa o quella categoria.
Se abbiamo saputo del regalo alle Banche dovuto alla legge IMU/Bankitalia, se Berlusconi è incandidabile, se a Genovese è stata data l’autorizzazione a procedere ed è finito in galera, se abbiamo saputo della diminuzione delle pene per i reati di mafia è grazie al lavoro in commissione di cittadini del Movimento Cinque Stelle.

Poi Grillo fa un comizio, appare in televisione, esterna con il suo linguaggio da palcoscenico le sue idee personali, estremizzando e parlando per paradossi ed il risultato qual è?  Che tanti cittadini si intimoriscono, mettono sul piatto della bilancia da una parte gli ottanta euro in busta paga e dall’altra la frase «oltre Hitler» che i media nazionali raccolgono e indirizzano, e scelgono di non votare  nemmeno quel Movimento che non solo promette ma mantiene, come ci dicono i quarantadue milioni di euro di rimborsi elettorali lasciati allo stato.
Ma si sa da un lato c’è il potere che deve spostare l’attenzione dalle sue malefatte, che ne dite di Greganti e Frigerio e dello scandalo EXPO? Che ne dite di Scajola e Dell’Utri? e dall’altro lato c’è un personaggio, Grillo, che non può stare senza essere protagonista e sceglie il tempo e modo peggiore per esserlo, accordandosi per esempio con Farage dell’Ukip,  .

Quale miglior regalo per Renzi e le larghe intese, non hanno nemmeno bisogno creare diversivi per poter nascondere le loro manovre, c’è Grillo che opera per questo!

domenica 18 maggio 2014

Elezioni europee e scandali italiani

Tra una settimana ci appresteremo, perlomeno chi ha intenzione di farlo, ad andare a votare per il Parlamento Europeo. Dovremmo insomma eleggere dei candidati che portino avanti le istanze e gli interessi dei cittadini italiani, persone che dovrebbero  avere ben chiaro cosa e come proporre quelle modifiche legislative che consentano all’Europa di diventare una entità politica coesa nella quale gli interessi di tutti i cittadini siano rispettati, siano essi Olandesi, Belgi, Portoghesi o Italiani.

Ma come è sempre accaduto in Italia da quando si vota per le Elezioni Europee, i candidati sono scelti dai partiti più sulla base di una spartizione delle poltrone che per incidere realmente in Europa. Insomma pare un appuntamento più per verificare il peso politico interno dei partiti. Le reali competenze da portare in un importante consesso quale è quello europeo, con questa logica, paiono completamente assenti e quasi nessuno conosce quali sono le proposte che partiti e candidati intendono avanzare.
Come se non bastasse, a pochi giorni dalle elezioni  è tornato attuale, ma probabilmente non ha mai smesso di esserlo, il tema della corruzione. L’Expo milanese, appuntamento di visibilità e rilevanza mondiale, minato dal sistema di corruttela, mai combattuto dai partiti ma anzi da questi alimentato ai fini di incrementare il proprio potere economico, scoperto dalla magistratura che ha arrestato i redivivi Gianstefano Frigerio, ex DC e ora Forza Italia, e Primo Greganti, ex PC PDS e ora PD , personaggini niente male, delinquenti incalliti, già condannati a 6 anni e rotti di reclusione per corruzione e associazione per delinquere negli anni novanta durante l’inchiesta «mani pulite», e ancora oggi, alla faccia della pulizia dichiarata dai leader dei principali partiti, iscritti negli stessi e ben inseriti nel carrozzone dell’EXPO per fare e per far fare affari.

E oramai non dovrebbe stupirci che le larghe intese, prima che in parlamento e dintorni, siano state realizzate nella stanze dove si decidono gli affari, le cooperative rosse e quelle bianche di CL insieme per la spartizione del bottino.
Alto che bene dei cittadini e dei lavoratori, altro che carità cristiana, la divisone degli appalti ha unito quello che apparentemente sembrava diviso, la destra e la sinistra in barba ai propri elettori  intente a decidere su come dividersi le poltrone, le commesse e le tangenti.

Non sorprende quindi che la campagna elettorale per le Europee si stia palesando in un tutti contro Grillo. Si, non ci sono più destra e sinistra che si affrontano con proposte diverse, con programmi distinti e parole d’ordine proprie. Oramai c’è un partito unico del malaffare, con delinquenti che guidano i partiti o ne sono i cofondatori, gli ex ministri che finiscono in carcere per i loro rapporti con la Ndrangheta, parlamentari che vengono arrestati per associazione a delinquere ed i loro emissari che sono in giro per l’Italia a cercare il modo migliore per derubare lo Stato.   
«L’Italia cambia verso», «Abbassiamo le tasse», sono gli slogan pronunciati come un mantra dai leader di questo partito unico, uniti contro il Movimento 5 stelle, l’unico che non prende soldi pubblici, l’unico i cui parlamentari si sono autoridotti lo stipendio, l’unico che sottoscrive un limite di due mandati nelle cariche pubbliche, l’unico che ha un programma chiaro per l’Europa come per l’Italia, un programma che non piace per niente a Renzi, a Berlusconi, a CL, a Cooperative Rosse,  a mafia, a camorra e a ndrangheta.

Sarà per questo che sono tutti contro Grillo e il Movimento 5 stelle?

martedì 6 maggio 2014

Un calcio allo Stato

Quello che il calcio ha messo in luce attraverso il triste spettacolo dello Stadio Olimpico a Roma in occasione della finale di Coppa Italia, è l’incapacità della nostra classe politica o forse la sua mancanza di volontà ad affrontare e combattere la delinquenza organizzata.
Questo episodio, l’ultimo di una lunga serie, assommato agli episodi di violenza da parte delle forze dell’ordine nei confronti di singoli che hanno avuto la sfortuna di transitare nei pressi di una pattuglia in servizio, come sappiamo con drammatiche conseguenze per i malcapitati, e all'esagerata esibizione del potere nei confronti degli studenti durante le manifestazioni di piazza,  ben rappresentano l’elevato grado di insicurezza in cui si ritrovano i cittadini italiani che è proprio di un paese alla deriva, di uno Stato che si è arreso alla criminalità.
Costretti, per l’inettitudine o per gli interessi della classe dirigente del paese a liberare i veri delinquenti, a contrattare con la malavita, ad abbassare la testa di fronte a camorra, mafia e ndrangheta ma anche a sopportare gli ordini dei «tifosi»,  i tutori dell’ordine, siano essi Poliziotti, Carabinieri o Guardie Carcerarie, danno libero sfogo alla loro frustrazione prendendosela con dei poveracci, massacrandoli di botte, calpestandoli, rompendogli sulle spalle e sulla testa i manganelli.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: i grossi papaveri non devono temere nulla. Lo Stato si fa garante di non intervenire, di non interrompere affari lucrosi, cui evidentemente più di un politico partecipa, ma anzi interviene con chi protesta, sgombera case occupate lasciando per strada intere famiglie con bambini piccoli costretti a dormire in un auto o sotto un ponte. Come stride l’immagine di questi poveracci presi a spintoni dai poliziotti con quella di illustri delinquenti che si permettono il lusso di circolare con la scorta seppur condannati dai tribunali. Come urta la coscienza di tutti l’immagine di un ragazzo, di un uomo, a terra implorante aiuto, pestato a sangue da quattro poliziotti o carabinieri con quella delle forze dell’ordine che trattano con il capo tifoso per poter fare andare avanti la partita.
Piegati dai più forti, incapaci o impossibilitati a far rispettare la legge, se la prendono con i deboli o gli indifesi, con chi non fa parte di un certo mondo, con chi non può permettersi un’adeguata difesa, disattendendo il compito principale a cui sono chiamati, la difesa della cittadinanza e delle Istituzioni.
I politici osservano con distacco quello che succede senza tentare di porre rimedio alle tante, troppe ingiustizie, impegnati come sono a garantirsi i voti di questa o quella lobby, di questo o quel clan, di questa o quella tifoseria…
….insomma un calcio allo Stato.

domenica 27 aprile 2014

Le elezioni europee

Mentre il rullo compressore, Renzi, si è impantanato nel fango delle paludi italiane, detto per inciso un fango che ha contribuito fortemente a formare grazie alle tante promesse di cambiamento, la svolta appunto  che per sua caratteristica propria  ha creato un continuo verso rotatorio che ha affondato qualsiasi velleità di movimento. Al momento non si vede una chiara direzione riformatrice di questo Governo, preoccupato com’è di accontentare i veri padroni dell’Italia rappresentati da Berlusconi e da Re Giorgio Napolitano.  

Tutto il coraggio da leone annunciato si sta rivelando il miagolio di un gattino impaurito. Impaurito da poteri più forti e più grandi; gli F35 non si toccano, l’ha detto Obama e lo ha ribadito Napolitano ben imbeccato dalle potenti lobbies  delle armi; la ristrutturazione degli edifici scolastici ottiene un decimo di quanto promesso, giusto per dare un titolo al tema senza poi nessuno svolgimento; i tagli alla politica ridotti al lumicino, qualche vendita di auto blu sbandierata su tutti i media, mentre in sordina  si approva un bando per l’acquisto di molte più auto, il tetto agli stipendi dei manager ha numeri talmente limitati da esserne risibile il risparmio ottenuto.
Niente anticorruzione, niente antievasione, nessuna politica industriale, nessuna politica energetica, niente che possa dare l’idea di un vero cambiamento. Anzi si permette ad un condannato per reati gravissimi contro lo Stato, cioè contro tutti noi, di sedere al fianco del Presidente del Consiglio per concordare le politiche e le modifiche istituzionali. Guarda caso proprio in linea con il disegno della Loggia P2 di Licio Gelli.

E’ con queste premesse che ci accingiamo ad andare all’appuntamento il prossimo 25 maggio con le elezioni europee, senza sapere cosa realmente vogliono i partiti in chiave europea, sembra infatti che queste elezioni siano per noi italiani, per le nostre forze politiche, un test pre-elezioni politiche nazionali.
Ma almeno abbiamo la consapevolezza che votando PD, Forza Italia, NCD, Scelta Civica, voteremo il partito unico del malaffare riunito sotto l’egida di Re Giorgio, il partito che per tanti anni, mascherandosi dietro false opposizioni, ha governato il nostro paese portandoci ad un dissesto quale mai si era visto prima.

Le uniche forze che escono dal coro sono la Lega Nord (no euro) e il M5S. I primi cogliendo una pulsione anti europeista  presente nel paese,  cavalcando la fobia verso gli immigrati e le mire secessioniste di parte della popolazione si appresta, sembra un controsenso, a partecipare alle elezioni europee contro l’Europa. Dopo aver partecipato e banchettato con il PDL per tanti anni, appoggiando le politiche che ci hanno ridotto a questo punto, sembra vogliano cambiare. Sono tornati, almeno a parole mentre governano insieme a FI e NCD nelle principali regioni italiane, un partito di lotta. Ma si può andare contro il tempo? Si può rischiare di perdere il Bengodi di regioni come Lombardia ,Veneto e Piemonte? La campagna elettorale è una cosa e la realtà politica un’altra.
Anche se attaccato da tutti i fronti, questo mi pare ovvio visto che si schiera apertamente contro i poteri forti e occulti, il M5S appare l’unica forza politica realmente in grado di portare cambiamenti importanti; ha una politica energetica dichiarata basata sulle rinnovabili, una politica sociale forte con il reddito di cittadinanza, una politica del bene comune chiara con scuola, sanità e acqua pubbliche, una politica del territorio basata sul consumo zero e una politica europea che ha al centro la ridiscussione dei trattati in chiave sociale, contro le politiche che hanno privilegiato i paesi forti economicamente a scapito di quelli meno attrezzati che hanno pagato e pagano pesantemente  la crisi addossandola alle fasce più deboli della popolazione.  Un movimento, il M5S che unico nel panorama nazionale e forse europeo, rinuncia ad un finanziamento di 42 milioni di euro, restituendolo allo Stato, che ogni mese tramite l’autoriduzione dei compensi dei propri parlamentari versa per le piccole imprese 2,5 milioni di euro, forse è l’unico che fa seguire i fatti alle indicazioni.

Le elezioni europee hanno significato se si vota pensando ad un cambiamento delle regole che rimettano al centro dell’attenzione le persone, l’ambiente, la sostenibilità, che rimettano alla loro funzione le banche e la finanza, cambiamenti che se applicati possono essere potenti leve di crescita anche economica.

domenica 6 aprile 2014

Il rullo compressore spiana gli onesti

Tra annunci ripetuti a sfinimento e leggi, approvate in prima battuta alla camera, che impediscono l’arresto soprattutto dei colletti bianchi, cioè a chi commette  reati come la corruzione, l’evasione fiscale, la bancarotta fraudolenta, tra  riforme istituzionali come la nuova legge elettorale,«l’Italicum», l’abolizione dell’attuale Senato  e riforme come il «Jobs Act»,  il Governo Renzi avanza, scrivono e dicono i principali organi di stampa e i telegiornali, come un rullo compressore!

Ma cosa è un rullo compressore?  Il rullo compressore, anche definito schiacciasassi, è una macchina dotata di uno o più pesanti rulli cilindrici metallici che è usata nei lavori di spianamento, specialmente nei cantieri stradali per livellare la massicciata in ghiaia o spianare l'asfalto appena gettato.
Ed è questo appunto che Renzi e la cricca di governo ed i suoi sponsor esterni, leggi Berlusconi, stanno cercando di fare  del nostro paese e dei diritti degli italiani, con l’appoggio della quasi totalità della stampa italiana che, lo ricordiamo per i meno informati, è considerata tra le meno libere al mondo tant’è che  le classifiche ufficiali sulla libertà di stampa ci danno al 57 posto dopo Botswana e Niger!

Si sente dire «lasciamolo fare, poi vedremo i risultati», oppure «bisogna fare in fretta se ascoltiamo i professoroni non andiamo da nessuna parte», e ancora «per vent’anni non si è fatto niente e adesso che qualcuno vuole fare viene criticato» e via così.
Ma queste frasi nascondono l’incapacità di chi le dice e di chi sostiene queste posizioni di confrontarsi e di dare risposte. Partendo con la legge elettorale è innegabile sostenere che è peggiore di quella che la Corte Costituzionale ha bocciato principalmente per due motivi: premio di maggioranza eccessivo e la mancanza delle preferenze. L’Italicum prevede premi di maggioranza eccessivi, soglie di sbarramento che premiano o penalizzano chi è inviso al potere, liste bloccate e la possibilità di un candidato di presentarsi capolista in 8 collegi elettorali.

Che dire poi della finta abolizione del Senato, portata come fiore all’occhiello da Renzi nei suoi vari annunci, sfidando Grillo a votarla perché avrebbe fatto risparmiare un miliardo di euro, rivelatasi poi per quello che realmente è: lo svuotamento dei poteri di bilanciamento e garanzia del Senato, attraverso la riduzione delle competenze di quest’ultimo che sarà formato da Sindaci, Presidenti di Regione e assessori regionali che non potranno votare le leggi ordinarie ma potranno darne solo un parere consultivo.   
Se non ci accorgiamo di questo nuovo tentativo di ridurre i nostri diritti di cittadini, ci troveremo ridotti a servi di una classe dirigente incapace e pertanto pericolosa che guidata dagli impulsi del momento o da interessi potenti distruggerà quello che ancora resta in piedi di democratico.

Quello che si sta facendo passare per riforma, architettata al di fuori del parlamento non si sa con chi, è una svolta autoritaria che tanto assomiglia al disegno di Licio Gelli, maestro venerabile della Loggia P2, a cui Berlusconi era iscritto, che aveva in mente un paese governato da pochi che decidevano per tutti senza troppi lacci e laccetti.
Bene se Renzi è un rullo compressore l’asfalto che sta spianando sono i diritti degli italiani!

domenica 23 marzo 2014

Molti annunci, pochi fatti, zero risultati

Cosa dire di un paese che va alla deriva e alla cui guida c’è un’armata Brancaleone, senza progetti che naviga a vista riproponendo le stesse cure dei precedenti governi ? Una serie di interventi annunciati più per motivi elettorali e per ben figurare in Europa, una serie d’interventi minimali senza prospettiva futura.

E visto che pare non esserci copertura finanziaria alle misure avanzate dal nuovo Governo Renzi, il Ministro dell’economia Padoan, annuncia il solito piano (ma quale?) di privatizzazioni che sicuramente corrisponderà alla svendita dei migliori pezzi della collezione pubblica e che avrà come risultato una piccola  boccata d’ossigeno per le casse dello Stato ma un grande affare per le fameliche bocche dei soliti imprenditori di sistema.

L’eliminazione delle province viene stimata valere 11 miliardi di euro e se realizzata sarebbe una riforma strutturale che consentirebbe di rimpinguare le casse esangui del nostro paese, così come il tetto ai compensi dei manager pubblici italiani che guadagnano mediamente 467000 euro annui, contro una media dei paesi OCSE che è 167000 euro e contro i 166000 euro medi percepiti dai manager della Germania (non l’ultima della classe), passando poi a rivedere le più alte pensioni retributive, oggi il calcolo della pensione si basa sulla contribuzione, delimitando il loro percepimento ad un certo valore o aumentando l’aliquota fiscale dopo un certo importo, per dirla con il M5S, diciamo tutte quelle da 5000 euro in su. Si potrebbero poi accorpare i comuni con meno di 10000 - 150000 abitanti che porterebbero altri consistenti risparmi strutturali e che si tradurrebbero in efficienza  e servizi per i cittadini, intervenire per rivedere le spese della Sanità pubblica razionalizzando gli acquisti, con il famoso Centro Unico di Spesa che porterebbe ad avere un costo certo di un prodotto comprato a Catanzaro come quello che viene comprato a Milano, aumentando i controlli sulla gestione della sanità Privata che tende a pesare sempre più sulle casse dello Stato, svolgendo attività sottratte al pubblico e gestite a fini di lucro, il caso Brega Massone – Santa Rita di Milano insegna.  

Altro che privatizzazioni e svendite, interventi che non sono strutturali ed hanno il grosso difetto di impoverire ulteriormente il paese. Ci vogliono altri iniziative e altro coraggio che questa classe politica collusa con il peggio che esprime la nostra società non può avviare.
La fila degli interventi strutturali potrebbe essere lunghissima  e toccare tutti i settori, per esempio non si parla più di anticorruzione e di evasione fiscale, noi siamo il paese con il più alto tasso di evasione fiscale in Europa ma quello con il minor numero di detenuti per questo tipo di reato che nei paesi più civili viene considerato giustamente  gravissimo e come tale viene punito, il caso Hoeness in Germania ne è un chiaro esempio.

Ma certo è più semplice lasciare le cose come stanno, non rischiare di far arrabbiare coloro, e sono tanti, che con questa gestione sprecona e malavitosa ci costruiscono ricchezza e potere. Come rischiare di non avere poltrone a sufficienza per mettere a sedere comodamente e con lauti stipendi i trombati della politica che sono anche un bacino di voti, con il risultato di rischiare di perdere consensi?
E così si percorrono le solite strade, facili annunci, gli ottanta euro in busta paga, le 160 auto blu da vendere su e-bay, il pagamento del debito della pubblica amministrazione, il prelievo fiscale sulle transazioni finanziarie, ma di concreto sinora niente. Dov’è il progetto di Renzi, qual’è il cambio di verso?

Io vedo solo un bravo venditore, che sa utilizzare i nuovi media con disinvoltura, ma niente di più.

domenica 9 marzo 2014

Quando si cambia per non cambiare

Siamo di nuovo di fronte ad un tentativo di mascherare l’incapacità della politica e dei suoi rappresentanti con annunci, dichiarazioni, moniti, insomma parole con dietro il vuoto che servono solamente a dare l’illusione di movimento, ma che hanno come scopo proprio quello di non cambiare niente.

Siamo passati dai tre pilastri: rigore di bilancio, crescita ed equità del Governo Monti, a quelli del Governo Letta:  stop all'Imu, estensione degli ammortizzatori per i precari, cancellazione dei rimborsi elettorali, riduzione del costo del lavoro, per arrivare al cambio di verso del Governo del «rottamatore» Renzi, che ha detto più bugie in venti giorni di quante i suoi predecessori nei mesi in cui hanno governato.

A dicembre 2013 dichiarava che a Enrico Letta, «offro una disponibilità vera, un patto di un anno. E quindi proporremo tre punti che noi consideriamo ineludibili, e cioè riforme, lavoro ed Europa. E se l'esecutivo non realizzerà questi obiettivi, il Pd separerà il suo destino da quello della maggioranza»…..«ad Alfano ripeto noi siamo trecento, loro trenta. Mica ce l'ha ordinato il dottore di stare insieme.»
Ci troviamo a fare i conti con il terzo Presidente del Consiglio paracadutato dall’alto, senza passare dalle elezioni politiche. Il terzo nominato da Napolitano, il terzo a cui il Capo dello Stato detta l’agenda, incurante della Costituzione Repubblicana.

Ma sostituendo un fattore il risultato purtroppo non cambia; per l’Italia e gli italiani, almeno per quella maggioranza di cittadini onesti, il risultato è sempre lo stesso e purtroppo è uno zero! Perché se uno dei fattori è uguale a zero il prodotto è nullo e Napolitano ha indirizzato e lavorato affinché non cambiasse niente e niente cambi. I suoi Presidenti del Consiglio sono fattori che nella nostra moltiplicazione valgono zero.

Per dirla con Gustavo Zagrebelsky, intervistato su Il Fatto Quotidiano: « La classe dirigente – intendo coloro che stanno nelle istituzioni, a tutti i livelli – è decaduta a un livello culturale imbarazzante. La ragione è semplice: di cultura politica, la gestione del potere per il potere non ha bisogno. Sarebbe non solo superflua, ma addirittura incompatibile, contraddittoria» ….«La politica si riduce alla gestione dei problemi del giorno per giorno, a fini di autoconservazione del sistema di potere e dei suoi equilibri».
Ma il potere ha bisogno di leggi che garantiscano il mantenimento dello status quo, ed ecco che per assicurare i poteri forti, Renzi come primo obiettivo si è dato la riforma della legge elettorale e naturalmente l’ha studiata con Berlusconi. E continuando con le parole di Zagrebelsky  che non posso non condividere,  «Pensiamo ad esempio al sistema elettorale. Dovrebbe garantire che la base della vita politica stia presso i cittadini elettori. La logica della legge che abbiamo avuto fino a ora e, con ogni probabilità, di quella che avremo se la riforma andrà in porto, è invece quella della nomina dall'alto (delle segreterie dei partiti), con ratifica degli elettori. Uno dei principi del Fascismo era: il potere procede dall'alto ed è acconsentito dal basso».

Altro che cambiamenti di verso e di passo, per gli italiani purtroppo, niente di nuovo sotto il sole.

domenica 23 febbraio 2014

Letta, Renzi e lo scoglio sicuro

Che dire della scena a cui abbiamo assistito ieri durante la cerimonia della campanella, che sancisce il passaggio di consegne dal vecchio al nuovo Presidente del Consiglio? L’immagine di un uomo, Letta, tradito da chi,  Renzi,  fino a pochi giorni prima gli aveva promesso lealtà e sostegno. Un uomo pieno di amarezza ma anche di astio che consegna , forse sarebbe meglio dire se ne libera, la campanella a colui che ha decretato la fine del suo Governo e senza nemmeno un saluto, se non una scivolosa stretta di mano, lascia rapidamente la scena.

Questa è l’immagine  di un uomo, un politico, sconfitto più che dall’ambizione renziana da se stesso, dalla mancanza di coraggio nelle scelte fatte o non fatte. Ben altra sarebbe stata la considerazione sulla sua persona e sul suo spessore politico se la fine del suo mandato fosse arrivata perché avesse scelto di sfiduciare Alfano per il caso Shalabayeva,  o se avesse ordinato alla Cancellieri di togliere le tende , dopo l’inopportuna telefonata a Ligresti, o meglio ancora se si fosse opposto alla sciagurata scelta di togliere l’IMU.
Invece no, impantanato nei veti degli alleati si è trascinato sul viale del tramonto senza un sussulto, senza un moto d’orgoglio se non quello mostrato al momento dell’esecuzione finale, la consegna della campanella.

La stessa cosa è successa più o meno a Bersani, che pur non essendo mai stato neppure incaricato di formare un Governo, ha dovuto soccombere alle false promesse di sostegno di Renzi che non appena ha potuto ha indirizzato le votazioni dei suoi parlamentari contro l’allora segretario del PD, determinandone la fine politica. Ma anche Bersani non ha avuto il coraggio di andare sino in fondo con la sua proposta, silurato dal suo stesso partito, per questo falso senso di responsabilità, si è fatto da parte consentendo la nascita di un pasticcio istituzionale, un Governo di larghe intese, nel quale l’unica intesa possibile era l’immobilismo che questo tipo di scelta necessariamente comporta.
E adesso ci tocca assistere alla nascita di un nuovo Governo, il terzo di fila senza legittimazione elettorale, che è già figlio di compromessi e veti inaccettabili, veti che porteranno a non fare scelte o a fare solo quelle dettate dalle lobbies che tutto governano e tutto decidono.

Un altro Governo fatto di annunci e promesse, un nuovo Primo Ministro che doveva «cambiare verso» ma che dai primi passi sembra che abbia sposato in pieno il senso unico della politica del nostro paese, quello che vede insieme delle forze politiche che, anche se apparentemente opposte, in questi anni si sono divise il potere e gli appalti. Un Primo Ministro che ha accettato le imposizioni di Re Giorgio Napolitano e che si appresta a naufragare come gli altri per mancanza di spessore personale e coraggio politico.
Purtroppo nell’ennesimo naufragio, le vittime saranno come sempre gli italiani, mentre i Renzi, i Letta, gli Alfano e i Berlusconi, come dei bravi «Comandanti Schettino» osserveranno la nave che affonda da uno scoglio sicuro e confortevole.

domenica 16 febbraio 2014

La Corte dei Miracoli di Re Giorgio

Sulla testa degli italiani è passata l’ennesima autoritaria decisione del Capo dello Stato, uno schiaffo alla democrazia e un ulteriore prova del fastidio che il Presidente della Repubblica, il garante della Costituzione, prova nel far passare le decisioni dal Parlamento, organo costituzionalmente preposto proprio a questo.

A colpi di decreti, ghigliottine, incontri privati, si sta consumando la fine della democrazia, si proprio così a decidere cosa è meglio per il paese e per i suoi cittadini, ci pensa un uomo solo con la sua corte.
Le ambizioni personali, quella di Re Giorgio, quella del Condannato Silvio Berlusconi e quella dell’Infante reale Matteo Renzi, superano di gran lunga tutte le necessità del paese. Si disfa un Governo, inetto se non dannoso, senza passare dalle camere si decide di cambiare. Ma cosa?

Il nuovo leader, il putto Matteo, si appresta a mettere insieme una squadra di Governo senza avere alle spalle la forza di una consultazione elettorale, senza aver potuto o voluto presentare un programma chiaro, dovendo, a questo punto per forza, mediare con l’altra parte del partito unico del Presidente. Si perché è sotto gli occhi di tutti che senza il consenso di Berlusconi o dei suoi pupazzetti animati non si va da nessuna parte.
Le consultazioni di ieri al Quirinale ci hanno detto poco o niente rispetto a quanto ci si poteva attendere, in una sola parola le definirei inutili, se non per la passerella  di condannati, fantasmi, e rappresentanti del niente.

Il condannato Berlusconi, di cui non ci dilunghiamo a elencare i meriti, affiancato da Brunetta, quello che ha definito i precari che protestavano la peggiore Italia, e da Paolo Romani che oltre che essere stato un impalpabile Ministro dello Sviluppo Economico, lasciava il cellulare da assessore del comune di Monza alla figlia così che potesse telefonare a nostre spese (5000€).
Belfagor- Alfano affiancato da Renato Schifani, nominato nientemeno che da Totò Riina «Schifani è una mente», e dal peggior ministro del lavoro della storia repubblicana, Maurizio Sacconi, colui che ha spalancato le porte, e una parte del corpo degli operai della Fiat, a Marchionne con i risultati che tutti possiamo vedere.

Zanda, capogruppo del PD in Senato,  con il fido Speranza, capogruppo alla Camera, noti voltagabbana e traditori dell’elettorato, sono stati eletti per essere alternativi al Centro Destra e ci governano insieme, anzi oramai è difficile distinguerne le posizioni, accompagnati dall’osservatore misterioso del Segretario di cui anche sui giornali non appare il nome, che dopo aver preso in giro gli Italiani per ben venti anni si presentano con una promessa di supporto totale a Matteo Renzi e alla sua proposta di programma che si sta delineando.
Queste le principali delegazioni che si sono presentate davanti a Re Giorgio, la Lega e il M5S si sono rifiutati di prendervi parte, i primi con chiari scopi elettorali ed i secondi in linea con la loro politica e la richiesta di messa in stato di accusa del Presidente e  visto l’esito scontato di questa manfrina che nulla ha a che fare con la formazione di un Governo.

Victor Hugo, nel suo romanzo Notre Dame de Paris ha attinto le sue fonti nella descrizione della Corte dei Miracoli da  un libretto popolare burlesco, Jargon o Linguaggio dell'Argot riformato, scritto verso il 1630 da un certo Ollivier Chereau, di Tours. Secondo le buffonesche descrizioni di questo autore i mendicanti membri dell'Argot (una corporazione di pezzenti) gerarchizzati e perfettamente organizzati, avevano leggi, un loro linguaggio e eleggevano un loro re chiamato «Coësre» o «re di Tunisi».

Questo sovrano dei pezzenti comandava su tutti i mendicanti di Francia che in ogni provincia obbedivano ai «cagous» cioè ai luogotenenti del re; erano loro che istruivano i mendicanti principianti nel mestiere. Al di sotto di questi nella gerarchia venivano gli «archissupots» che rappresentavano i saggi del regno. Erano per lo più anziani studenti che insegnavano l'argot ai mendicanti esordienti e godevano del privilegio di non pagare alcuna tassa al Coësre.

Scusatemi se insisto, ma come chiamereste un covo di condannati, indagati, nominati, traditori, venduti, al cospetto di un Re eletto da loro stessi se non Corte dei Miracoli.

mercoledì 12 febbraio 2014

Cambio di poltrona o cambio di passo?

Mentre gli italiani affondano nei problemi più incredibili, dalle discariche velenose create e riempite nottetempo abusivamente, all’acquisto degli  F35 difettosi, dalla FIAT che lascia in cassa integrazione migliaia di lavoratori e va a pagare le imposte all’estero, alla Elettrolux che pretende di pagare i lavoratori italiani allo stesso modo dei polacchi, dalle elezioni truccate del Piemonte, ai denari pubblici utilizzati per scopi personali in quasi tutte le regioni italiane, dai moniti del Presidente Napolitano, a quelli del capo mafia Totò Riina, dai decreti omnibus-truffa come quello che ha regalato miliardi alle Banche con l’aumento del valore delle quote di Banktalia, alla tagliola applicata per la prima volta alla Camera per impedire all’opposizione di bloccare l’ennesima truffa, ebbene mentre accade tutto questo i vertici della politica nazionale giocano a scambiarsi le poltrone. Sotto la sapiente guida del Presidente della Repubblica, sempre più artefice dei destini dei governi e delle loro politiche, si sta consumando l’ennesima terribile sottrazione di sovranità al popolo italiano.
Un governo privo di qualsiasi appoggio popolare, non legittimato dal voto, che si muove senza un progetto determinato promettendo riforme che non è in grado di produrre. Una situazione che è al di fuori di quanto previsto dalla Costituzione Repubblicana, cioè delle persone, Renzi e Berlusconi, si ritrovano intorno ad un tavolino e decidono riforme e loro tempi esautorando il Parlamento.
Promesse di cambiamento che rimangono tali o peggiorano la situazione e le sabbie mobili della situazione italiana ingoiano tutto quello che resta da salvare.
A certificare questa situazione arriva impietosa la fotografia dell’ISTAT nel «Rapporto Noi Italia»: in Europa siamo ultimi in tutto!
Ultimi per competitività delle aziende, ultimi per livelli di occupazione, la percentuale delle famiglie in situazione di disagio economico è cresciuta (al 24,9 per cento nel 2012, dieci punti in più rispetto al 14,8 per cento registrato nel 2008) mentre è diminuita l'occupazione (al 61 per cento dal 63 per cento del 2008). La pressione fiscale ha invece raggiunto il top dell’ultimo ventennio, in particolare la progressione è impressionante a partire dal 2005.
In questi anni l’Italia ha anche perso competitività, con quasi dieci punti in meno tra il 2001 e il 2010. Una famiglia su quattro (circa 15 milioni di persone) deve fare i conti con i segni di “deprivazione”. Il 42,9 per cento non è in grado di affrontare una spesa imprevista. L’11 per cento risulta in arretrato di almeno un pagamento (come ad esempio il mutuo o la rata della macchina) mentre il 17,5 per cento dichiara di non potersi permettere un pasto proteico almeno ogni due giorni.
Gli italiani avrebbero davvero bisogno di un cambio di passo, ma ci pare che ne Letta, ne Renzi che sembrano destinati a dare il via ad una staffetta a capo del Governo, sono in grado di cambiare qualcosa.
Se non la poltrona su cui siedono!

domenica 2 febbraio 2014

Il Potere si muove: M5S alle strette?

Come sempre avviene quando al potere c’è una casta, un sistema basato su grandi interessi economici di potenti lobbies, un sistema insomma che lotta per mantenere i propri privilegi, di fronte ad una opposizione che cresce nei consensi grazie a iniziative conformi a quanto dichiarato, grazie alla giustezza delle proprie idee e battaglie, il potere appunto cerca di spostare l’attenzione su comportamenti, che alla maggioranza della popolazione paiono legittimi, dichiarandoli antidemocratici, volgari, aggressivi.

Questo è quello che sta avvenendo nel nostro paese, dove una classe politica delegittimata, più che dalla Consulta che ha dichiarato incostituzionale il porcellum, dal tradimento degli elettori avvenuto dopo che il Capo dello Stato ha voluto e ottenuto un Governo di coalizione con a capo Letta e con principale alleato Berlusconi.
Eppure gli Italiani avevano bocciato pesantemente la lista civica di Monti che rappresentava un Governo di larga coalizione appunto, e con lui avevano bocciato la politica del PD, tre milioni in meno di voti, troppo timida nei confronti dei potenti e dei corrotti, troppo incline a mantenere i privilegi, finanziamento dei partiti, compensi dei deputati e dei doppi e tripli incarichi. Così come è stata largamente bocciata la politica del Centro Destra, 6 milioni di voti in meno, che solo in extremis, grazie a Berlusconi, al suo potere economico e mediatico e alle sue solite promesse da baraccone che tanto successo hanno in Italia è riuscito a non risultare sconfitto.

Ma quelli che realmente hanno perso, che sono stati sconfitti, sono gli Italiani che si sono visti sottrarre anche il loro voto. Hanno scelto una strada e ne hanno dovuta imboccare un’altra. Sì perché nove milioni di italiani hanno votato per il M5S, per la sua voglia di cambiare, di ridare giustizia e sostanza  alla politica, con la voglia di impegnarsi in prima persona, sottoponendo alla rete i nomi dei candidati per la Presidenza della Repubblica, la forma della legge elettorale, la scelta di abolire il reato di clandestinità.  Proponendo la sfiducia al Ministro Cancellieri, dopo la incredibile telefonata per mettersi al servizio dei Ligresti; mettendo sotto accusa il Ministro dell’Interno Alfano, reo, inconsapevolmente,  di aver lasciato che i servizi segreti di un altro paese, il Kazakistan, rapissero e trasferissero la moglie e la figlia di un dissidente kazako; volendo fortemente la decadenza di Berlusconi, condannato per grave frode fiscale a danno dello Stato e mettendo in luce i disegni oscuri di questo governo, dal «Salva Italia» al «Salva Roma», per arrivare sino al decreto «Bankitalia-IMU». Leggi e decreti legge con i quali si regalano miliardi a Banche e lobbies potenti, come quella del gioco d’azzardo che è stata alleggerita di un paio di miliardi d’imposte.
Se non ci fossero stati i deputati del M5S sarebbero passate le peggiori nefandezze, senza che i cittadini ne sapessero niente, alla faccia della tanto declamata trasparenza. Quello che traspare, molto chiaramente, è la volontà di questa coalizione di cercare di limitare questo movimento, con tutti i mezzi, leciti e meno leciti, con tutta la potenza di fuoco fatta di televisioni e giornali quantomeno compiacenti.

Il Movimento, i suoi attivisti ed i simpatizzanti sono avvisati, così come dovrebbero essere avvisati i cittadini che ogni errore, ogni azione, seppur lecita, che non aggrada al potere, sarà stigmatizzata, ingigantita, messa in prima pagina sui giornali e sparata nei titoloni dei TG, nel tentativo, spesso vincente,  di spostare l’attenzione del pubblico dai problemi reali alle beghe di cortile.

mercoledì 29 gennaio 2014

Abolite quei Ministeri

Oramai sono anni che il Ministero dello Sviluppo Economico  e il Ministero del Lavoro nel nostro paese, se non dannosi, sono quantomeno inutili. Non è un caso che è difficile per qualsiasi italiano ricordarsi i nomi di qualcuno dei Ministri che hanno ricoperto questi incarichi, se non con rare eccezioni e solo per figuracce o malefatte. Per esempio, chi si ricorda che è stato Ministro del Lavoro Roberto Maroni o Antonio Bassolino o Cesare Damiano? Credo veramente in pochi, naturalmente sono passati senza lasciare segno! Ma molti si ricorderanno Maurizio Sacconi ed Elsa Fornero; il primo ha steso tappeti rossi a Marchionne permettendogli di distruggere migliaia di posti di lavoro, appoggiando il suo diktat nei confronti dei lavoratori FIAT, credendo alle promesse di futuri investimenti , senza nemmeno chiedere uno straccio di piano industriale!  La Signora Fornero, giunta con il Governo Monti, sarà invece ricordata, oltre che aver pianto in diretta durante la conferenza stampa in cui presentava la sua riforma delle Pensioni, lacrime e sangue per i lavoratori, per aver impedito ad una intera generazione l’accesso al lavoro  , così come ci ricorderemo tutti che  si è dimenticato qualcosa come 160.000 esodati!  
Proseguendo nella nostra disamina chi si ricorda questi Ministri dello sviluppo economico e dei loro provvedimenti, Enrico Letta, Antonio Marzano, Claudio Scajola, Pier Luigi Bersani, Paolo Romani, Corrado Passera e, dulcis in fundo,  Flavio Zanonato? Di quest’ultimo nessuno saprebbe nemmeno che esiste se non fosse che alcune migliaia di lavoratori della Electrolux italiana rischiano di perdere metà dello stipendio grazie al solito diktat della multinazionale che ritiene di dover livellare gli stipendi dei lavoratori italiani a quelli polacchi, senza che questo signore si degni di prendere posizione!
Eppure la Costituzione, non a caso, nei principi fondamentali, all’articolo 1 recita: L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
E l’articolo 35 insiste: La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro.
Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero.

E prosegue con l’articolo 36: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.

Ma questi Ministri che hanno giurato sulla Carta Costituzionale, la hanno anche letta?

Qualsiasi impresa estera si avvicina al nostro paese avendo la consapevolezza di quanto sia facile depredare le ricchezze italiane, ricattare i lavoratori senza che nessuno faccia la benché minima resistenza, se non i poveri  lavoratori che, abbandonati a se stessi , il più delle volte, soccombono. Così come soccombe il nostro Stato, costretto poi a correre ai ripari cercando di salvaguardare con gli ammortizzatori sociali la vita degli ex dipendenti. Naturalmente ricorrendo alla cassa integrazione, la via più facile, senza il minimo tentativo di salvaguardare il patrimonio Italia che oramai è ridotto al lumicino.
Così quello di Electrolux è l’ultimo di una serie di atti che in questi anni anche altre aziende hanno compiuto:   Ericcson per esempio, 335 esuberi con il ricorso, per 12 mesi, al contratto di solidarietà che permette, grazie all’intervento statale, di ridurre l’impatto della riduzione salariale, ma  comporta una diminuzione del reddito che incide su redditi medio-bassi. Poi Omsa, quella delle calze, con la delocalizzazione minacciata  e poi di fatto realizzata con la chiusura, sia pure impegnandosi alla ricollocazione delle sue operaie. E ancora  Pompea che ha annunciato 200 esuberi in due stabilimenti per spostarsi in Serbia. Lo spauracchio della delocalizzazione è stata Utilizzato anche dalla Indesit ,dalla Menarini di Firenze. E poi il caso Sardegna  dove le aziende come  l’Alcoa con oltre 400 lavoratori in cassa integrazione, l’Eurallumina che ne ha oltre 300, il Carbosulcis  che si trova a dover gestire i suoi 400 minatori.  E l’elenco potrebbe proseguire con le aziende che dopo aver fatto shopping  in Italia , hanno trasferito il Know-how, nei loro paesi e poi chiuso o ridotto le attività produttive, come le Acciaierie Terni che uniche al mondo a produrre alcune tipologie di  acciai speciali sono state acquisite e poi spolpate dalla Tyssen Krupp!  
Nel 2013 i lavoratori lasciati a casa per l’intero anno sono stati 515 mila con oltre un miliardo di ore di cassa integrazione  e circa 8 mila euro medie in meno in busta paga l’anno; se questi sono i risultati raggiunti dai nostri Ministeri dello Sviluppo e del Lavoro allora lasciatemi dire che forse è meglio abolirli, lasciare che le trattative siano tra privati e sindacati e magari risparmieremmo qualche centinaio di milioni di euro in inutili compensi….magari mettendoli in cassa integrazione!

domenica 26 gennaio 2014

Oggi come ieri

Quando vent’anni fa Silvio Berlusconi annunciava la sua discesa in campo, tanti di quelli che oggi leggeranno questo articolo erano dei bambini che andavano a scuola e che quindi hanno potuto provare sulla propria pelle solo questo tipo di politica, questo modello di società. Nello stesso tempo tanti erano quelli che speravano in un’Italia migliore, senza sprechi, senza corruzione, insomma più giusta.

Si veniva per chi non lo sapesse dalla stagione di “Mani pulite”, cioè dagli anni in cui un pool della Procura della Repubblica di Milano, formato dai magistrati Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo, Francesco Greco, Gherardo Colombo, Tiziana Parenti, Ilda Boccassini e guidato dal procuratore capo Francesco Saverio Borrelli e dal suo vice Gerardo D'Ambrosio , attraverso delle approfondite  indagini portarono alla luce un sistema di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti ai livelli più alti del mondo politico e finanziario italiano. Furono coinvolti ministri, deputati, senatori, imprenditori, perfino ex presidenti del Consiglio (Bettino Craxi, Arnaldo Forlani). Indagini che portarono all’annientamento quasi totale dei partiti dell’epoca ed all’inizio di quella che è stata chiamata Seconda Repubblica.

Dapprima la reazione della gente comune all’annuncio dell’intenzione di entrare in politica di un uomo che veniva dal mondo dell’impresa che con gli immobili e con le televisioni aveva fatto strada, fu di sollievo, fu un segnale di cambiamento di cui l’opinione pubblica aveva bisogno. Insomma questo annuncio fu accolto come un ventata d’aria fresca da parte di molti italiani, anche se già i più attenti o i più informati mettevano in guardia osservando come questo imprenditore, Silvio Berlusconi, avesse goduto di favori, di norme e leggi che avevano favorito il successo delle sue imprese.
Ma gli italiani, molti italiani, stanchi di una politica piena di ladri e corrotti, resi incapaci di reagire da un potere mediatico molto forte, che rappresentava ogni giorno una vita irreale, che sviava dai problemi per presentare gossip, si lasciarono irretire e andarono in massa a votare per il nuovo partito e per il suo leader.

A distanza di vent’anni i piccoli di allora sono cresciuti e gli italiani che avevano sperato in un cambiamento sono invecchiati. Ci ritroviamo per certi versi con una situazione analoga, probabilmente peggiore, corruzione e concussione a tutti i livelli, tutte le speranze di allora bruciate in un vortice di inganni perpetrati a danno dei più deboli  e incompetenza dovuta alle scelte dei leader di circondarsi di mezze tacche, che ha portato l’Italia ai più bassi livelli di considerazione internazionale di sempre, e adesso anche un piccolo uomo come Renzi, solo perché è giovane, solo perché annuncia cambiamenti, per poi chiedere il permesso a Berlusconi, sembra essere una soluzione, una ventata d’aria fresca.
Fortunatamente ci sono tanti italiani che hanno compreso la truffa  a loro danno; i giovani che sono cresciuti e finalmente si rendono conto di quello che succede e i meno giovani  che sono usciti dal letargo e vogliono riprendere in mano la situazione, stanchi di delegare, vogliono lottare per cercare delle soluzioni diverse, un modo nuovo di affrontare le cose, non più da sudditi ma da cittadini che possono determinare il futuro del paese.

Questi cittadini non permetteranno ad un altro imbonitore di piazza di impadronirsi della nostra vita e del nostro futuro .

domenica 12 gennaio 2014

Un pallone gonfiato

Che delusione, quando si scopre che quello che si era tanto atteso non corrisponde alle aspettative, anche a quelle di chi come me è sempre stato scettico, quando non ostile, alla cavalcata di Renzi verso la leadership del Partito Democratico quale trampolino per la candidatura a Presidente del Consiglio.

L’Italia cambia verso è stato lo slogan della campagna per l’elezione a segretario del PD di Matteo Renzi, ma sinora non ci sono segnali in tale senso; il PD è il primo partito italiano e il principale partito nella strana maggioranza, strana ma non troppo visto che oramai sono oltre due anni che centro destra e centro sinistra si dividono la torta, eppure il suo segretario non prende posizioni decise su niente di rilevante.
Dovrebbe sapere Renzi che per qualsiasi riforma che si voglia attuare, l’importanza del rispetto delle regole, il rispetto delle leggi e la credibilità di chi queste riforme le propone è fondamentale. Ebbene cosa si aspetta ad estromettere tutti coloro che non hanno rispetto ne delle regole ne delle leggi? Come mai Alfano è ancora al suo posto dopo aver consentito il rapimento della Shalabayeva? Come mai la Cancellieri è ancora al suo posto dopo aver telefonando ai famigliari del delinquente Ligresti, in quel momento in carcere,  proponendosi come supporto per qualsivoglia azione tendente ad aiutare la famiglia del bancarottiere?  Come mai non sono stati presi provvedimenti politici nei confronti della De Girolamo che con atteggiamento mafioso comandava una visita ispettiva per favorire uno zio in un appalto?
Dall’enfant prodige Matteo Renzi nessuna posizione decisa, già dai primi passi si rivela per quello che è, cioè un arrivista che ha colto il momento giusto e il modo giusto per proporsi e prendersi la piazza. Proposte poche, senza contenuti e senza il coraggio di chi vuole realmente cambiare.
Caro Matteo, non proporre a Grillo di accettare le tue proposte quando sai che sono inaccettabili, agisci invece come hai promesso, chi sbaglia paga, chi non rispetta le regole è fuori, il finanziamento pubblico ai partiti restituiscilo e non essere transigente con chi all’interno del tuo partito riveste doppie cariche, fa passare emendamenti truffaldini continuando nella logica della spartizione che ci ha portato in questa situazione.
La questione morale in Italia è talmente importante che non può più essere rinviata;  la grave crisi della nostra economia è direttamente dipendente dai comportamenti disonesti che permeano gran parte della nostra società, con una prevalenza nei palazzi del potere e nell’amministrazione pubblica. Oramai tutti hanno contezza che solo fermando questo assalto alla diligenza si potranno trovare risorse per far riprendere un minimo di sviluppo all’Italia e un po’ di fiducia e speranza agli italiani.
Un po’ di coraggio segretario,  per non essere ricordato solo come un giovane rampante pallone gonfiato.  

sabato 11 gennaio 2014

Corruzione e malaffare: fisiologici

Come pensiamo di poter cambiare le cose, noi italiani siamo fatti così, bisogna riconoscerlo, sembra che ci scandalizziamo di fronte a questo o quel politico che agisce male, a questo o quell’amministratore pubblico che ruba, ma in fin dei conti quando capita ci comportiamo tutti, o quasi, come loro. Come direbbe Verdini «cosa c’è di male a pagare 800.000€ in nero; in Italia è una consuetudine»
Certo in questi ultimi anni le cose sono andate peggiorando e sembra di essere finiti in un vortice senza fine, dall’inchiesta di mani pulite, dei primi anni novanta, che ha scoperchiato un sistema di tangenti diffuso soprattutto nei partiti che si finanziavano tramite l’aumento dei costi degli appalti pubblici, inchiesta che ha determinato la fine della prima repubblica, sino agli scandali di questi anni duemila, malaffare diffuso a tutti i livelli dell’amministrazione pubblica, corruzione, sottrazione di denaro pubblico, favoritismi milionari ad amici e parenti, di cui è difficile stilare una lista anche minimamente esaustiva.
Tutti i giorni un nuovo caso, tutti i giorni un politico, un amministratore è implicato nel malaffare o in comportamenti inqualificabili a tutti i livelli e per qualsiasi importo, Dal post terremoto in Abruzzo, in un intercettazione l’assessore del comune dell’Aquila Lisi parlando con un architetto afferma che il terremoto è «un colpo di culo», per arrivare agli scontrini e alle ricevute dei pasti, come quelle che vengono contestate al deputato del PD Ernesto Carbone, da parte del Collegio Sindacale di Sin (Sistema Nazionale Integrato per lo sviluppo dell’Agricoltura) per il periodo in cui ne è stato presidente. Gli vengono contestati quasi 15 mila euro spesi nell’arco di sei mesi nei migliori ristoranti di Roma, con botte da 130 euro per un solo pasto, passando dalle mutande verdi di Cota, presidente della regione Piemonte, comprate a Roma mentre lui era in missione all’estero al comando del Ministro De Girolamo alla ASL di Benevento per far assegnare l’appalto del bar dell’ospedale di Benevento a suo Zio,
Intanto i partiti si danno da fare per svuotare le carceri e rendere la custodia cautelare più difficile, inoltre come dice Alfredo Robledo, Procuratore Aggiunto a Milano, «..le denunce, però, sono pochissime. Quasi nessuno viene da noi a raccontare episodi di pressioni e tangenti. Li troviamo noi quasi per caso, lavorando sulla Pubblica amministrazione: dove tiri un filo, ti resta in mano la tela.»
E cosa peggiore continua «è perché viviamo in una società rassegnata, che non ha più alcuna fiducia nella giustizia. Perché dunque rovinarsi  la vita denunciando gli episodi di corruzione? Più comodo accettare il sistema, e magari cercare di ricavare qualche beneficio da questa situazione. Invece di denunciare, si porta a casa qualcosa».
«Il dilagare della corruzione …, è la fisiologia della nostra organizzazione sociale. Dipende da un eccesso di delega, senza alcuna partecipazione critica Così una classe dirigente senza storia, senza radici e senza cultura si è impossessata di un potere senza controlli e ne ha approfittato alla grande. Di questo è responsabile, dunque, anche il corpo elettorale che nella sua maggioranza ha accettato questa situazione. La corruzione generale relazionale senza controlli è insomma un problema strutturale, sociale, culturale.
Intanto il paese soffre, i delinquenti con il colletto bianco che  restano impuniti, riempiono i Comuni le Provincie, le Regioni e il Parlamento.

venerdì 10 gennaio 2014

Bravi Ministri

De Girolamo Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali?
Da Wikipedia : Nunzia De Girolamo, figlia di Nicola De Girolamo, direttore del Consorzio Agrario di Benevento, si è laureata in giurisprudenza all'Università La Sapienza di Roma. Conseguita la laurea, ha intrapreso la carriera forense, occupandosi di diritto civile, diritto del lavoro, diritto commerciale e bancario. Contemporaneamente alla pratica forense, ha collaborato con l'Università degli Studi del Sannio e con l'Università del Molise Si impegna in politica, diventando coordinatrice cittadina di Forza Italia a Benevento nell'ottobre 2007. Viene eletta deputato alla Camera dei Deputati nel 2008, nella lista del Popolo della libertà. Membro del Consiglio Direttivo del PdL alla Camera. È salita per la prima volta agli onori della cronaca per aver intrattenuto insieme con la collega Gabriella Giammanco, durante una delle prime sedute parlamentari della legislatura, uno scambio di bigliettini "galanti" col premier Silvio Berlusconi. Dal 28 aprile 2013 è ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Il 16 novembre 2013, contestualmente alla sospensione delle attività del Popolo della Libertà, aderisce al Nuovo Centrodestra guidato da Angelino Alfano.
Per adesso quello che abbiamo potuto conoscere dell’attività del ministro è l’operazione Ospedale di Benevento, nella quale dopo aver convocato i vertici della ASL a casa sua li ha gentilmente invitati a mandare un ispezione al bar dell’ospedale con lo scopo di farlo chiudere e darne l’appalto ad un suo zio. il Fatto Quotidiano  ha riportato quello che la De Girolamo ha ordinato ai rappresentanti della ASL, «….mandagli i controlli e vaffanculo…..facciamogli capire che un minimo di comando ce l’abbiamo».   Ma se è in cosi buoni rapporti con l’ambiente ospedaliero non avrebbero potuto darle il Ministero della Salute?
Zanonato Ministro dello sviluppo economico?
Da Wikipedia : Flavio Zanonato é cresciuto in un quartiere popolare, proviene da una famiglia operaia e cattolica. Il suo impegno politico inizia negli anni dei movimenti studenteschi. In breve tempo diventa consigliere comunale e segretario provinciale del Partito Comunista Italiano. Nel 1993 diventa per la prima volta sindaco di Padova. Verrà quindi rieletto sindaco nel 1995. Nel 1999 si candida alla riconferma, ma viene battuto. Il 13 giugno 2004 viene rieletto sindaco di Padova al primo turno con il 53,4% delle preferenze. Il sindaco che ha aderito nel 2007 al Partito Democratico, viene riconfermato nel 2009 sindaco di Padova. Il 27 aprile 2013 viene scelto per ricoprire la carica di ministro per lo sviluppo economico nel governo Letta.
Un curriculum che la dice lunga sulle competenze di quest’uomo per dare impulso alla ripresa del nostro paese, avvalorate dalle misure intraprese dal suo ministero con il piano Destinazione Italia Sito Ministero Sviluppo , è proprio il caso di dirla con Di Pietro: Zanonato, «che c’azzecca?» .
Angelino Alfano, Ministro dell’interno?
Da Wikipedia: nato ad Agrigento nel 1970, diplomato presso il liceo scientifico Leonardo di Agrigento. Laureato in giurisprudenza presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dottore di ricerca in diritto dell'impresa, avvocato, ha iniziato la sua esperienza politica con la Democrazia Cristiana, per la quale è stato, tra l'altro, segretario provinciale del Movimento giovanile DC di Agrigento. Nel 1994, a seguito della trasformazione della Democrazia Cristiana nel Partito Popolare Italiano, decide di aderire al neonato partito Forza Italia, che vincerà le elezioni politiche del 27 e 28 marzo dello stesso anno. Già Ministro della giustizia sotto il Governo Berlusconi, adesso con il Governo Letta riveste il ruolo di Ministro dell’interno.  
Il suo primo provvedimento come neoministro della giustizia nella quarta legislatura Berlusconi è stato il cosiddetto lodo Alfano, legge approvata il 22 luglio 2008. Unica nel panorama europeo, essa prevede la sospensione dei processi a carico delle quattro più alte cariche dello Stato (Presidente della Repubblica, Presidente del Senato, Presidente della Camera dei deputati e Presidente del Consiglio) per l'intera durata del loro mandato. La legge è poi stata dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale nell'ottobre 2009, per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione Italiana.
Ora Alfano è Ministro dell’interno e la sua caratura in tale ruolo è dimostrata dal caso Shalabayeva , nel quale agenti segreti del Kazakistan in collaborazione con i servizi italiani rapirono la moglie e la figlia  del dissidente Kazako  Ablyazov per riportarla in patria a disposizione del regime di quel paese. Naturalmente ad insaputa del Ministro, che ha provveduto ad individuare nel prefetto in pensione Giuseppe Procaccini il capro espiatorio ( ved l’intervista iR.it ) .
Un uomo degno del ruolo che ricopre e la lista non finisce qui…..