Non cercare di diventare una persona di successo, ma piuttosto una persona di valore (Albert Einstein)

martedì 6 maggio 2014

Un calcio allo Stato

Quello che il calcio ha messo in luce attraverso il triste spettacolo dello Stadio Olimpico a Roma in occasione della finale di Coppa Italia, è l’incapacità della nostra classe politica o forse la sua mancanza di volontà ad affrontare e combattere la delinquenza organizzata.
Questo episodio, l’ultimo di una lunga serie, assommato agli episodi di violenza da parte delle forze dell’ordine nei confronti di singoli che hanno avuto la sfortuna di transitare nei pressi di una pattuglia in servizio, come sappiamo con drammatiche conseguenze per i malcapitati, e all'esagerata esibizione del potere nei confronti degli studenti durante le manifestazioni di piazza,  ben rappresentano l’elevato grado di insicurezza in cui si ritrovano i cittadini italiani che è proprio di un paese alla deriva, di uno Stato che si è arreso alla criminalità.
Costretti, per l’inettitudine o per gli interessi della classe dirigente del paese a liberare i veri delinquenti, a contrattare con la malavita, ad abbassare la testa di fronte a camorra, mafia e ndrangheta ma anche a sopportare gli ordini dei «tifosi»,  i tutori dell’ordine, siano essi Poliziotti, Carabinieri o Guardie Carcerarie, danno libero sfogo alla loro frustrazione prendendosela con dei poveracci, massacrandoli di botte, calpestandoli, rompendogli sulle spalle e sulla testa i manganelli.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: i grossi papaveri non devono temere nulla. Lo Stato si fa garante di non intervenire, di non interrompere affari lucrosi, cui evidentemente più di un politico partecipa, ma anzi interviene con chi protesta, sgombera case occupate lasciando per strada intere famiglie con bambini piccoli costretti a dormire in un auto o sotto un ponte. Come stride l’immagine di questi poveracci presi a spintoni dai poliziotti con quella di illustri delinquenti che si permettono il lusso di circolare con la scorta seppur condannati dai tribunali. Come urta la coscienza di tutti l’immagine di un ragazzo, di un uomo, a terra implorante aiuto, pestato a sangue da quattro poliziotti o carabinieri con quella delle forze dell’ordine che trattano con il capo tifoso per poter fare andare avanti la partita.
Piegati dai più forti, incapaci o impossibilitati a far rispettare la legge, se la prendono con i deboli o gli indifesi, con chi non fa parte di un certo mondo, con chi non può permettersi un’adeguata difesa, disattendendo il compito principale a cui sono chiamati, la difesa della cittadinanza e delle Istituzioni.
I politici osservano con distacco quello che succede senza tentare di porre rimedio alle tante, troppe ingiustizie, impegnati come sono a garantirsi i voti di questa o quella lobby, di questo o quel clan, di questa o quella tifoseria…
….insomma un calcio allo Stato.

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