Non cercare di diventare una persona di successo, ma piuttosto una persona di valore (Albert Einstein)

domenica 9 marzo 2014

Quando si cambia per non cambiare

Siamo di nuovo di fronte ad un tentativo di mascherare l’incapacità della politica e dei suoi rappresentanti con annunci, dichiarazioni, moniti, insomma parole con dietro il vuoto che servono solamente a dare l’illusione di movimento, ma che hanno come scopo proprio quello di non cambiare niente.

Siamo passati dai tre pilastri: rigore di bilancio, crescita ed equità del Governo Monti, a quelli del Governo Letta:  stop all'Imu, estensione degli ammortizzatori per i precari, cancellazione dei rimborsi elettorali, riduzione del costo del lavoro, per arrivare al cambio di verso del Governo del «rottamatore» Renzi, che ha detto più bugie in venti giorni di quante i suoi predecessori nei mesi in cui hanno governato.

A dicembre 2013 dichiarava che a Enrico Letta, «offro una disponibilità vera, un patto di un anno. E quindi proporremo tre punti che noi consideriamo ineludibili, e cioè riforme, lavoro ed Europa. E se l'esecutivo non realizzerà questi obiettivi, il Pd separerà il suo destino da quello della maggioranza»…..«ad Alfano ripeto noi siamo trecento, loro trenta. Mica ce l'ha ordinato il dottore di stare insieme.»
Ci troviamo a fare i conti con il terzo Presidente del Consiglio paracadutato dall’alto, senza passare dalle elezioni politiche. Il terzo nominato da Napolitano, il terzo a cui il Capo dello Stato detta l’agenda, incurante della Costituzione Repubblicana.

Ma sostituendo un fattore il risultato purtroppo non cambia; per l’Italia e gli italiani, almeno per quella maggioranza di cittadini onesti, il risultato è sempre lo stesso e purtroppo è uno zero! Perché se uno dei fattori è uguale a zero il prodotto è nullo e Napolitano ha indirizzato e lavorato affinché non cambiasse niente e niente cambi. I suoi Presidenti del Consiglio sono fattori che nella nostra moltiplicazione valgono zero.

Per dirla con Gustavo Zagrebelsky, intervistato su Il Fatto Quotidiano: « La classe dirigente – intendo coloro che stanno nelle istituzioni, a tutti i livelli – è decaduta a un livello culturale imbarazzante. La ragione è semplice: di cultura politica, la gestione del potere per il potere non ha bisogno. Sarebbe non solo superflua, ma addirittura incompatibile, contraddittoria» ….«La politica si riduce alla gestione dei problemi del giorno per giorno, a fini di autoconservazione del sistema di potere e dei suoi equilibri».
Ma il potere ha bisogno di leggi che garantiscano il mantenimento dello status quo, ed ecco che per assicurare i poteri forti, Renzi come primo obiettivo si è dato la riforma della legge elettorale e naturalmente l’ha studiata con Berlusconi. E continuando con le parole di Zagrebelsky  che non posso non condividere,  «Pensiamo ad esempio al sistema elettorale. Dovrebbe garantire che la base della vita politica stia presso i cittadini elettori. La logica della legge che abbiamo avuto fino a ora e, con ogni probabilità, di quella che avremo se la riforma andrà in porto, è invece quella della nomina dall'alto (delle segreterie dei partiti), con ratifica degli elettori. Uno dei principi del Fascismo era: il potere procede dall'alto ed è acconsentito dal basso».

Altro che cambiamenti di verso e di passo, per gli italiani purtroppo, niente di nuovo sotto il sole.

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