Non cercare di diventare una persona di successo, ma piuttosto una persona di valore (Albert Einstein)

domenica 23 febbraio 2014

Letta, Renzi e lo scoglio sicuro

Che dire della scena a cui abbiamo assistito ieri durante la cerimonia della campanella, che sancisce il passaggio di consegne dal vecchio al nuovo Presidente del Consiglio? L’immagine di un uomo, Letta, tradito da chi,  Renzi,  fino a pochi giorni prima gli aveva promesso lealtà e sostegno. Un uomo pieno di amarezza ma anche di astio che consegna , forse sarebbe meglio dire se ne libera, la campanella a colui che ha decretato la fine del suo Governo e senza nemmeno un saluto, se non una scivolosa stretta di mano, lascia rapidamente la scena.

Questa è l’immagine  di un uomo, un politico, sconfitto più che dall’ambizione renziana da se stesso, dalla mancanza di coraggio nelle scelte fatte o non fatte. Ben altra sarebbe stata la considerazione sulla sua persona e sul suo spessore politico se la fine del suo mandato fosse arrivata perché avesse scelto di sfiduciare Alfano per il caso Shalabayeva,  o se avesse ordinato alla Cancellieri di togliere le tende , dopo l’inopportuna telefonata a Ligresti, o meglio ancora se si fosse opposto alla sciagurata scelta di togliere l’IMU.
Invece no, impantanato nei veti degli alleati si è trascinato sul viale del tramonto senza un sussulto, senza un moto d’orgoglio se non quello mostrato al momento dell’esecuzione finale, la consegna della campanella.

La stessa cosa è successa più o meno a Bersani, che pur non essendo mai stato neppure incaricato di formare un Governo, ha dovuto soccombere alle false promesse di sostegno di Renzi che non appena ha potuto ha indirizzato le votazioni dei suoi parlamentari contro l’allora segretario del PD, determinandone la fine politica. Ma anche Bersani non ha avuto il coraggio di andare sino in fondo con la sua proposta, silurato dal suo stesso partito, per questo falso senso di responsabilità, si è fatto da parte consentendo la nascita di un pasticcio istituzionale, un Governo di larghe intese, nel quale l’unica intesa possibile era l’immobilismo che questo tipo di scelta necessariamente comporta.
E adesso ci tocca assistere alla nascita di un nuovo Governo, il terzo di fila senza legittimazione elettorale, che è già figlio di compromessi e veti inaccettabili, veti che porteranno a non fare scelte o a fare solo quelle dettate dalle lobbies che tutto governano e tutto decidono.

Un altro Governo fatto di annunci e promesse, un nuovo Primo Ministro che doveva «cambiare verso» ma che dai primi passi sembra che abbia sposato in pieno il senso unico della politica del nostro paese, quello che vede insieme delle forze politiche che, anche se apparentemente opposte, in questi anni si sono divise il potere e gli appalti. Un Primo Ministro che ha accettato le imposizioni di Re Giorgio Napolitano e che si appresta a naufragare come gli altri per mancanza di spessore personale e coraggio politico.
Purtroppo nell’ennesimo naufragio, le vittime saranno come sempre gli italiani, mentre i Renzi, i Letta, gli Alfano e i Berlusconi, come dei bravi «Comandanti Schettino» osserveranno la nave che affonda da uno scoglio sicuro e confortevole.

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