Non cercare di diventare una persona di successo, ma piuttosto una persona di valore (Albert Einstein)

martedì 24 dicembre 2013

Gli auguri di Letta o di latta

Nella conferenza di fine anno il Primo Ministro, Enrico Letta, si è lanciato in un panegirico dell’operato  del suo Governo, rappresentando se stesso quale baluardo della stabilità ed il Presidente della Repubblica quale maggior sponsor e garante.
Ovviamente non si è limitato a questo, ha aperto il suo discorso enfatizzando, quale merito proprio, la presa del potere da parte dei quarantenni e indicando, oltre a se stesso, anche i neo leader Matteo Renzi (PD) e Angelino Alfano(NCD) e i nuovi eletti in parlamento; un cambio generazionale che secondo Letta servirà all’Italia per salvarla dalla crisi profonda.
Ma poi poco altro che meriti di essere ricordato, un discorso pieno di promesse come al solito, «faremo la nuova legge elettorale», «chiuderò le Province e casserò quella parola anche dalla Carta» e ancora «darò lavoro, darò speranza».  Insomma un discorso carico di «vedrete…» ma assolutamente vuoto rispetto a quello che è stato fatto , certo avrebbe dovuto ricordare agli italiani che adesso stanno peggio, che per eliminare l’IMU sono aumentate le imposte e che queste sono a carico di chi già soffriva di più.  «Sapete quanto è valsa la stabilità? Cinque miliardi di euro. La somma risparmiata dagli interessi sul debito. Erano 86 miliardi l’anno scorso. Oggi sono 81. Fate voi i conti», ha detto vantandosi il buon primo ministro, senza però  dire dove sono stati presi questi miliardi, tralasciando le vergogne di tanti, troppi furbetti che con la legge di stabilità hanno sistemato questa o quella lobby, questo o quel potente, questo o quel parente.
Altro che cambio di passo dei quarantenni , questo sembra essere un segno in grande continuità con un passato di malaffare che solo i deputati e senatori del M5S, con qualche altro isolato parlamentare, cercano di contrastare.

Così mentre Il Capo del Governo cerca il consenso attraverso i media,  dopo mesi dalla tragedia di Lampedusa, isola sulla quale tutti si sono recati a fare promesse,  ci ritroviamo con le immagini di un trattamento disumano riservato ai migranti e con i detenuti nei Cie che si cuciono letteralmente la bocca per protestare contro le condizioni in cui versano.
Ma è Natale, gli Italiani si stanno preparando al pranzo o al cenone che quest’anno sarà un po’ più povero per molti e così, in questo momento, non ci resta che aspettare e accettare questi Auguri di latta….ops! di Letta.

venerdì 20 dicembre 2013

Informarsi fa male

A volte informarsi fa male, soprattutto se si vive in Italia e si scopre giorno per giorno il malaffare che pervade il Paese a tutti i livelli. Forse è per questo che tanti non leggono più i giornali e si affidano alla televisione. TG brevi, notizie con il contagocce, soprattutto nessun approfondimento. Quello che resta  al telespettatore è un retrogusto amaro che dura un attimo, perché subito dopo la cattiva notizia si lascia lo spazio agli imbonitori di palazzo con i loro «abbiamo fatto», «stiamo facendo», «faremo», con l’obiettivo di far vedere che si mette mano ai problemi, che bisogna avere fiducia.
Così, con la certezza che la disinformazione o peggio la cattiva informazione abbiano eseguito il loro compito, la classe dirigente continua imperterrita ad andare per la sua strada, infischiandosene dei problemi della gente, avendo come solo obiettivo il mantenimento dello status quo il più a lungo possibile.
Viene presentata come un successo la Legge di stabilità, nella quale sono contenuti tanti piccoli grandi regali a Lobby potenti o meno, dalle Banche alle Assicurazioni, dalle Ferrovie alle Poste, dall’ Enel all’Eni, dalle TV private all’editoria, per arrivare fino alla Lobby del gioco che sarebbe riuscita addirittura, se non fosse stata scoperta dai soliti M5S, a vietare a regioni e comuni di limitare l’installazione di nuove slot machine pena la perdita di fondi statali corrispondenti al mancato gettito fiscale. La stessa lobby che ha ottenuto un super sconto fiscale vedendosi ridotta la cifra da pagare da 98 milioni di euro a poco più di seicentomila!
E cosa dire della vicenda Alitalia, i “patrioti” messi in pista nel 2008 da Silvio Berlusconi che invece di salvare la compagnia di bandiera, battendo in ritirata e spalancando le porte di casa allo straniero, ci lasciano un ricordino: più di un miliardo di perdite e un miliardo di debiti. Una catastrofe industriale e anche un record perché la nuova Alitalia berlusconiana era partita finanziariamente leggera, senza debiti pregressi, quelli ce li siamo accollati tutti noi, secondo alcuni oltre tre miliardi di euro. L’acquirente in questo caso, per soli trecento milioni di euro, sarà Ethiad la compagnia aerea di Abu Dhabi. Anche questa volta scelte dettate da interessi non chiari hanno fatto in modo che in cinque anni si passasse da una possibile vendita ad Airfrance, con tutti i vantaggi economici del caso, ad una svendita ad Ethiad, con la conseguenza di non avere più una compagnia di bandiera e di dover pagare un’altra volta i debiti contratti!
L’Italia affonda, intanto  c’è chi stipula accordi, naturalmente con i nostri soldi,  anche per ottenere prestazioni sessuali con la segretaria regolarmente assunta, si tratta di Luigi de Fanis ex assessore alla cultura della Regione Abruzzo eletto con il PDL.  Ultimo caso tra le migliaia che ogni giorno affollano i giornali. Scelte imbarazzanti del Governo, spese ingiustificabili di Regioni e Provincie, in un paese che vede tanti suoi cittadini soffrire quotidianamente .
Però dobbiamo essere contenti è stato ridotto il cuneo fiscale, avremo da 4 a 12 euro in più al mese in busta paga!

sabato 14 dicembre 2013

Piegati al potere: forze dell’ordine….all’ordine!

Quello che in questi ultimi giorni di proteste diffuse salta all’occhio è il comportamento difforme delle forze dell’ordine, polizia e carabinieri, di fronte ai differenti schieramenti che manifestano per rivendicare i propri diritti.
Fa impressione vedere che affrontando i manifestanti del Movimento dei Forconi, a cui si sono aggregati neo fascisti e ultras, i poliziotti si tolgono il casco, familiarizzano, permettono i blocchi stradali, consentono le minacce ai negozianti che non abbassano le saracinesche. Certo che è un movimento composto da corporazioni forti, quali gli autotrasportatori, i commercianti e il popolo delle partite IVA, che hanno in parlamento l’appoggio incondizionato e sicuramente non disinteressato del centro destra,  che raccoglie tanti voti, molto realisticamente la maggioranza dei voti, proprio da queste categorie.
Di contro poche centinaia di studenti che protestano, al di fuori della Sapienza  all’interno della quale è in corso un convegno sulla Green Economy a cui avrebbero dovuto partecipare anche Napolitano e Letta, per reclamare contro la politica del governo, armati soltanto della loro voce e di qualche striscione, vengono brutalmente attaccati da questi prodi difensori delle Istituzioni. Certo gli studenti sono un facile bersaglio, non hanno potenti protezioni e oramai il partito che avrebbe potuto meglio rappresentarli si è schierato dall’altra parte, quindi giù botte!


Ricordiamoci cosa è successo alla Diaz a Genova, quando questi falsi difensori delle istituzioni sono penetrati nottetempo nella scuola massacrando i manifestanti che erano accampati all'interno del centro operativo per passare la notte. Persone inermi che sono state brutalizzate da 346 poliziotti delle squadre mobili di Genova, Roma e Milano mentre 149 carabinieri circondavano il complesso scolastico per evitare fughe o testimonianze scomode. 61 feriti seri di cui tre in prognosi riservata e uno in coma furono portati in ospedale quella sera. 

In questi anni più volte abbiamo visto questi poveri poliziotti e carabinieri assaltare gli studenti e difendere i delinquenti. Lavoratori dello Stato, pagati con i nostri soldi, con le nostre tasse, gente che guadagna 1200 euro al mese, sfruttata da coloro che proteggono. Capaci oramai solo di picchiare ragazzi dai 18 ai 25 anni, senza vergogna, senza un minimo di capacità critica. Nessuno di loro si chiede perché protestano, per cosa protestano.

Sono cagnolini al guinzaglio dei potenti e belve contro le persone inermi. Fanno la scorta ai delinquenti, spingono il carrello del supermercato ai politici, accompagnano con l’auto blu le loro mogli al club. Non si accorgono del mafioso o del camorrista che rientra indisturbato a casa la sera, ma sono bravissimi nel beccare l’immigrato clandestino in fuga, ma solo se questo non lavora in nero nei campi di qualche boss.
Queste sono le nostre forze dell’ordine, piegati ai poteri forti si tolgono il casco. Non sanno che con questo gesto è come se si calassero le mutande!   

domenica 8 dicembre 2013

Numeri. What else!

300.000, 10.000, 405, 101-

 Numeri.  Sono quelli, nell’attesa di conoscere l’affluenza ai gazebo del PD per l’elezione del nuovo segretario del partito, che hanno determinato nell’ordine, la scelta dei candidati democratici alla segreteria da parte degli iscritti, l’elezione del segretario della Lega Nord, il salvataggio del Ministro cancellieri dalla sfiducia e la mancata elezione di Prodi a Capo dello Stato.
Altri numeri ci potrebbero dare lo stato di salute del Paese, il numero degli occupati 22.400.000, dei disoccupati 3.154.000, e degli inoccupati 14.415.000, il numero dei poveri  9.536.000, il numero di ore di cassa integrazione 880.000.000, il numero degli indagati all’interno dei Consigli Regionali 1 ogni 4, il numero relativo all’ammontare delle imposte non riscosse da Equitalia 535.000.000.000 di euro e l’immenso ammontare del debito pubblico 2.132.000.000.000 di euro.
Questi numeri ci danno l’idea di due paesi , il primo elenco è quello di un paese distante dalle vere problematiche dei cittadini nel quale le lotte di potere hanno la meglio su tutto il resto, dove una classe dirigente che per troppo tempo si è autoreferenziata, ben appoggiata da media tra i meno liberi al mondo, continua imperterrita a fare danni; il secondo elenco è il risultato di questa distanza  e ci racconta di un paese che anziché essere governato per il fine di un benessere condiviso,  viene via via depredato e svilito tanto da essere oramai costantemente negli ultimi posti delle classifiche degli organismi internazionali.
L’inseguimento degli interessi di pochi a scapito dei molti, l’incapacità di aprirsi alle competenze ed alle menti migliori, per potersi garantire la continuità del clan di amici e parenti  ha prodotto i peggiori leader politici della storia, i peggiori dirigenti della storia.
Centinaia di imprese di eccellenza  hanno cambiato di mano e sono state acquistate da multinazionali di altri paesi, in sordina, senza nessun accenno di attenzione da parte di chi ci governa, di contro si cerca di salvare la “compagnia di bandiera” produttrice di un debito complessivo vicino ai 4 miliardi di euro! Si svendono le eccellenze anche pubbliche e si tengono le carrette oramai sul punto di affondare.

I numeri possono essere freddi ma ci raccontano di come l’Italia e gli italiani stiano andando alla deriva incapaci di darsi una guida capace.
In questi giorni Il Sud Africa ed il resto del mondo piangono la scomparsa di Mandela, un uomo che ha combattuto per il suo paese, perché tutti avessero gli stessi diritti, noi per chi piangeremo?   

giovedì 21 novembre 2013

Il tradimento al popolo del PD

Come se ce ne fosse stato bisogno, un’altra tegola è finita sul capo degli elettori, simpatizzanti e soprattutto militanti del PD, ma forse è il caso di chiamarlo come fa Grillo, «PD meno L ».
Perché dovrebbe oramai essere chiaro a tutti, anche ai più incalliti sostenitori dell’ex partito dei lavoratori, dell’ex partito della classe operaia, dell’ex partito dei più deboli, che questa accozzaglia di bugiardi patentati, traditori incalliti, non li rappresenta e non li rappresenterà più. Altro che un partito di sinistra questo è diventato un partito di personaggi  sinistri, i Renzi, i Cuperlo, i Civati, i Pittella, i Bersani, i D’Alema, i Fioroni, i Letta, i De Luca, cosa aspettarci da loro? Bugie e Tradimenti!
Eppure i segnali sono stati tanti in questi venti anni , dalle parole di Violante del 28 febbraio 2002, alla Camera dei Deputati, circa l’accordo sottobanco di non toccare le televisioni di Berlusconi, «…… chieda a Berlusconi perché lui sa per certo che gli è stata data la garanzia piena, non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di Governo, che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l'onorevole Letta. …………nonostante non avessimo fatto il conflitto di interessi, avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni...», alle ultime affermazioni dei quattro candidati alla segreteria del PD sulla sfiducia al Ministro Cancellieri; ecco  Renzi,  «Sono per le dimissioni di Cancellieri, indipendentemente dall’avviso di garanzia o meno……..non è possibile avere un ministro della giustizia che chiama la famiglia di tre arrestati e un latitante dicendo che non è giusto ciò che sta accadendo», ed ecco Civati, «Il Pd dice di non poter sfiduciare la Cancellieri perché non si può votare la mozione del M5S, segnalo che ne possiamo presentare una noi». In mezzo, senza soffermarci su tutti i casi nei quali il PD ha votato compatto con il PDL durante i Governi Berlusconi, ricordiamo il recente appoggio al Governo Monti, in coalizione con «l’odiato» Berlusconi, con i provvedimenti lacrime e sangue che hanno colpito Pensionati, Esodati, Lavoratori e povera gente, senza toccare i poteri forti, altro che equità; quindi la campagna elettorale nella quale lo «smacchiatore di giaguari» strepitava contro Berlusconi, la legge elettorale, si sperticava nell’affermare la priorità del lavoro per poi, dopo la incoronazione di RE Giorgio, fingere di cercare un accordo con il M5S senza volerlo assolutamente trovare. Appunto l’elezione del Presidente della Repubblica,  il tradimento perfetto nei confronti di Prodi e, direi soprattutto, degli elettori del PD che avrebbero voluto Rodotà e si ritrovano con Napolitano, voluto fortemente da Berlusconi, e con il «Governo delle larghe intese», una vergognosa accozzaglia di indagati e condannati con il compito di distruggere quel poco di dignità che ancora c’è nel nostro paese.   Il caso Cancellieri insegna.
Il popolo del PD sopporta, vota il candidato segretario, spera in un cambiamento e non si accorge che il cambiamento c’è già stato: quello che hanno votato non è più il loro partito, non lotta per lavoratori, disoccupati, donne, giovani, studenti, è diventato parte del partito unico degli affari, quelli fatti sottobanco, fingendo e tradendo milioni di persone giuste. Uccidendo la speranza.
Ricordatevelo, elettori del PD!        

mercoledì 20 novembre 2013

Il diritto piegato al potere.


Che il nostro paese sia governato da persone non scelte dai cittadini è cosa nota, che la coalizione al governo sia il frutto di un’alchimia maligna che vede insieme quello che l’esito delle elezioni avrebbe voluto ben diviso è sotto gli occhi tutti, che il governo delle larghe intese sia un’appendice diretta del Quirinale non serve nemmeno dirlo, ma che ancora una volta, di fronte ad un atto gravissimo di interferenza di un potente, il Ministro della Giustizia, per salvarne un altro, Giulia Ligresti, figlia del più noto Salvatore, incarcerata perché accusata insieme ai suoi familiari di falso aggravato di bilancio e di manipolazione di mercato, si faccia credere che la sfiducia del titolare della Giustizia avrebbe come conseguenza  le sorti del governo, ci sembra francamente troppo.
Sto ovviamente riferendomi  a quanto successo ieri, quando il Primo Ministro ha implorato i propri compagni di partito a non votare a favore della mozione  di sfiducia presentata dal M5S verso il Ministro Cancellieri , alla quale tutti i candidati alla segreteria del PD avevano convenuto bisognasse aderire.
Ma non si doveva arrivare alla sfiducia, il Ministro doveva dare le dimissioni! Altro che atto umanitario, il suo è stato un vero e proprio gesto di ossequio nei confronti di una famiglia potente alla quale evidentemente doveva qualcosa. Ha usato il suo potere tentando di interferire con il corso della giustizia.
Questo doveva bastare!  Ma niente, dietro la regia di Re Giorgio e secondo il volere ossequioso di Enrico Letta, bisogna resistere, non tenendo conto, altro che garante della Costituzione,  che  l’articolo 95 della Carta Costituzionale prevede che un Ministro risponda personalmente dei suoi comportamenti, conseguentemente una responsabilità personale rende possibile la sfiducia individuale, senza dimenticare che in molte occasioni in passato questo tipo di soluzione è stata adottata, anzi addirittura si è caldamente consigliato al Ministro «indecente» di farsi da parte. Così avviene in tutto il mondo occidentale;  e per questioni  meno gravi.
Come si potrà ancora chiedere agli italiani di credere  nella giustizia dello Stato? Come si potrà affermare  che la legge è uguale per tutti quando il diritto viene disatteso e la legge continuamente calpestata da questi, per dirla con Sciascia, ominicchi «che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi... » (da Il giorno della civetta)   pieni di se, zerbini dei potenti servitori della casta.
La gente comune che vive una vita comune, che lavora o cerca lavoro, che studia o che si dovrebbe godere il meritato riposo, non capisce. Non può capire
Se domani, di fronte ad un’autorità di giustizia, perché preso ad evadere le tasse, a rubare, ad andare con una minorenne, a corrompere, insomma ad infrangere una legge, un cittadino dicesse: «questo è quello che fanno tutti!», a quale titolo questa giustizia potrebbe far valere la sua autorità?





sabato 16 novembre 2013

Un discorso per ignoranti

Stamattina,  ho acceso la TV per vedere il Consiglio Nazionale del PDL durante il quale Berlusconi, unico oratore di questo consesso, annunciava la ri-nascita di Forza Italia e la messa in naftalina del Popolo delle Libertà.

Il leader del partito ha iniziato il suo monologo sancendo la divisione interna, consumatasi nella serata di ieri, dalla quale è nata una formazione composta dai dissidenti del PDL filogovernativi che si chiamerà «Nuovo Centro Destra». Naturalmente Berlusconi ha parlato di ciò con sofferenza, come di un epilogo che fino all’ultimo lui ha cercato di evitare ma che si è comunque verificato, non per divergenze politiche, si badi bene, ma per questioni personali!  Si è riservato comunque, il magnanimo Silvio, di riabbracciare i reietti quando la competizione elettorale si farà più vicina e le componenti divise del cosiddetto centro destra dovranno necessariamente confluire nel PDL c he ne resterà la casa comune.
Dopo questo pallido tentativo di far apparire un piccolo screzio tra singoli individui la profonda spaccatura che si è venuta a creare tra l’ala destra del partito e la componente filo governativa (in più occasioni sono volati gli stracci nelle varie riunioni a casa del leader), Berlusconi ha cominciato a parlare del nostro paese dei suoi problemi e della incapacità della classe politica, di questa classe politica, di fronteggiare in maniera vincente la situazione di grave crisi. Di come grazie a lui ed ai suoi ministri si sia obbligato il governo ad abolire l’IMU sulla prima casa, di come grazie a lui e ai suoi ministri Equitalia sia diventata un amico del contribuente.
Non volevo credere a me stesso. Con chi pensa di parlare questo signore? A chi pensa di darla a bere? L’uomo che ha governato di più negli ultimi vent’anni , colui che era a capo del Governo quando il ministro Tremonti introduceva l’Imposta Municipale Unica (IMU appunto) e che ha costituito Equitalia, «Con la costituzione di Riscossione S.p.A., che nel 2007 ha preso come nome Equitalia S.p.A., il servizio della riscossione dei tributi è tornato in mano pubblica. La riforma della riscossione è avvenuta con l'entrata in vigore dell'art. 3 del D.L. 30 settembre 2005, n. 203 deliberato dal Governo Berlusconi III, convertito con modificazioni nella L. 2 dicembre 2005, n. 248.» da Wikipedia.

Ma certo Berlusconi non è un ingenuo, prima di dire certe cose conosce benissimo il target a cui si riferisce e sa altrettanto bene che in questi vent’anni l’Italia ha scalato, purtroppo in negativo, le posizioni mondiali: siamo l’ultimo paese in Europa per istruzione, gli italiani brillano come quelli che leggono meno libri e giornali, siamo al 76° posto per libertà di stampa, perché l’editoria è nelle mani di pochi che hanno interessi anche in tanti altri settori….
Insomma Berlusconi sa bene chi sono gli italiani e che molti, quelli a cui si rivolge, non vanno tanto per il sottile a verificare se ciò che dice corrisponde al vero e forse non hanno nemmeno la capacità di farlo.

martedì 5 novembre 2013

La bandiera della Pace contro l’ipocrisia

Il 4 novembre è stata l'unica festa nazionale che, istituita nel 1919, abbia attraversato le età dell'Italia liberale, fascista e repubblicana. E’ diventata la festa delle forze armate ma in origine era il festeggiamento per la ricorrenza della fine della prima guerra mondiale il 4 Novembre 1918.
Ieri Renato Accorinti, eletto Sindaco di Messina nel Giugno scorso con una propria lista civica, durante la manifestazione per la Festa delle Forze Armate ha preso la parola dopo la deposizione di una corona d’alloro al monumento ai Caduti. Il Sindaco ha ricordato che «la Costituzione  recita che l’Italia ripudia la guerra e invece continuiamo a finanziare la corsa agli armamenti. Oltre 20 miliardi in tre anni mentre sottraiamo risorse per le spese sociali, beni culturali e sicurezza. Io stesso ogni giorno ho dietro la porta tanta gente che vive sotto la soglia di povertà e non posso dare risposte per mancanza di soldi. Questa amministrazione dice sì al disarmo e dichiara no a tutte le guerre mentre la Sicilia rischia di diventare una portaerei del Mediterraneo».
Alla fine del suo discorso Accorinti ha dispiegato la bandiera della Pace e a quel punto il Comandante dell’arma dei Carabinieri ha lasciato la cerimonia seguito dal suo vice tra il trambusto generale che a quel punto si è generato.
Io credo fermamente che il Sindaco abbia detto cose condivisibili e lo abbia fatto in una delle poche situazioni in cui le sue parole ed il suo pensiero sarebbero state diffuse a livello nazionale.  
Quanta ipocrisia nel dire che «andiamo in Afganistan in missione di pace, andiamo in Kossovo in missione di pace, diamo supporto agli alleati nell’attacco alla Libia di Gheddafi per salvare i civili oppressi dal regime», poi di fronte al fatto che qualcuno ci ricorda cosa dice la nostra costituzione abbiamo certe reazioni, come quella del ministro per la Pubblica Amministrazione e Semplificazione Gianpiero D'Alia : «Il sindaco Accorinti dovrebbe scusarsi pubblicamente con la cittadinanza messinese per una provocazione demenziale e inopportuna, che offende le Forze Armate e la memoria di quanti, anche nostri concittadini, sono morti per la pace in Italia e nelle missioni internazionali».
Ma se siamo per la pace perché non fermiamo la corsa agli armamenti, perché spendiamo miliardi di euro in commesse militari?
Ma è superfluo porsi delle domande per le quali conosciamo la risposta: la pace è democratica e costa poco, ne godono i cittadini; la guerra è decisa da pochi, è onerosa, ne soffrono i popoli e ne godono i potenti.  

sabato 2 novembre 2013

Debole con i forti. Lo Stato dimostra la sua parzialità

Se anche si potesse essere d’accordo con il gesto umanitario di evitare la morte per anoressia di un carcerato che rifiuta il cibo e non riesce ad accettare la sua condizione di prigioniero, destinandolo agli arresti domiciliari, non ci sarebbe da pensare un sol momento a condannare chi, avvalendosi della sua posizione di potere, un ministro della Repubblica, interviene per favorire la scarcerazione, non di un poveraccio finito nelle maglie della giustizia ma di un altro potente, di un conoscente, di un amico o ancor peggio di qualcuno per il quale si ha interesse proprio.

Io non so cosa ha spinto il Ministro della Giustizia Cancellieri ad intervenire in favore di Giulia Ligresti  che nello scorso mese di Luglio è finita in carcere insieme alla sorella Jonella ed al padre Salvatore per le vicende legate alla bancarotta Fonsai e che nel carcere di Vercelli rifiutava il cibo rischiando l’anoressia, quello che è certo è che lo stesso tipo di interesse non si sarebbe palesato nei confronti di altri carcerati, e ce ne sono veramente tanti, nelle stese condizioni. Anzi, prima ancora che la detenuta Giulia Ligresti arrivasse a rischiare la grave patologia, non appena i Ligresti furono incarcerati, il Ministro si rendeva disponibile ad intervenire….
Sono diversi i casi che si sono ripetuti negli ultimi anni nei quali un rappresentante del popolo italiano si è reso responsabile di azioni in favore di potenti o ricchi signori. Mentre manca notizia di un qualsiasi intervento fatto a favore di una persona senza le stesse caratteristiche. Non è certamente un caso che il nostro paese si ritrovi tra gli ultimi se non ultimo assoluto in Europa e tra i paesi cosiddetti occidentali relativamente all’istruzione e alla giustizia, mentre lo possiamo trovare tra i primi posti al mondo relativamente alla corruzione e al malaffare. Purtroppo negli anni questi comportamenti di subordinazione nei confronti dei potenti o presunti tali è diventato cultura prevalente: qualcuno si indigna, pochi si vergognano, nessuno si dimette.

Con tutte le magagne che il nostro paese deve affrontare, non c’è giorno che ci si trovi ad avere a che fare con questi privilegi verso i forti, con queste ingiustizie nei confronti dei deboli.
Dopo il tema della decadenza di Berlusconi, che tiene banco oramai da mesi, l’intervento della Cancellieri ravviva la tradizione scandalistica da portare alla ribalta nazionale e,  in un paese che si rifiuta di diventare normale,  diventano l’argomento principale del dibattito politico. Nel paese dove tanti si tolgono la vita per la perdita del lavoro o per il fallimento della propria azienda, la politica è impegnata a salvare i suoi rappresentanti.

Uno Stato che chiede sacrifici ai più deboli e che garantisce privilegi e impunità ai più forti è uno Stato ingiusto e prima o poi destinato a perdere la sua autorevolezza, quando il rispetto delle leggi è un dovere  valido solo per una parte della popolazione, quando ci sono vite di serie A e vite di serie B uno Stato non ha più scopo di esistere ed è destinato a perire.  

mercoledì 11 settembre 2013

Un paese sotto ricatto

Il giorno dopo la seconda convocazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, nella quale si doveva votare il documento del relatore Augello (PDL), il quale, durante la prima seduta, aveva cercato di proporre delle pregiudiziali rispetto alla legge Severino ed alla sua applicabilità, tentando di non arrivare ad una votazione sulla incandidabilità di Silvio Berlusconi, condannato nei tre differenti gradi di giudizio, previsti dalla legge italiana, a 4 anni di reclusione per frode fiscale,  ma ad una dilazione nei tempi del dibattito, nell’attesa  della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo  di Strasburgo, alla quale gli avvocati di Berlusconi hanno presentato ricorso contro lo Stato Italiano, nell’attesa di un eventuale ricorso alla Corte Costituzionale, alla quale per il momento sembra non sia ancora stato presentato alcun ricorso, nell’attesa insomma che succedesse qualcosa: e qualcosa è successo!
Una frase dal Quirinale: bisogna  «rafforzare i pilastri della convivenza nazionale o tutto può essere a rischio», pronunciata dall’ineffabile Giorgio Napolitano, l’ottantottenne Presidente della Repubblica Italiana, ha cambiato l’inerzia del procedimento. Non si vota come sembrava sino al giorno prima contro il documento del relatore del PDL, ma si prosegue ad approfondire e valutare le questioni che da pregiudiziali sono diventate preliminari prima di decidere se Berlusconi deve restare Senatore o meno.
Prima la nomina di un governo dei tecnici, con Monti, poi in piena campagna elettorale il monito ai giudici di non limitare il leader del PDL, successivamente, dopo aver umiliato Bersani, la costituzione del comitato dei Saggi e ancora, dopo essersi fatto rieleggere, l’invenzione del Governo delle grandi intese a guida Letta; e adesso questo nuovo intervento a gamba tesa per tentare di salvare un pregiudicato da una inevitabile decisione.
I casi sono due o siamo in mano a un dittatore che decide, indipendentemente dalla volontà dell’elettorato e della Carta Costituzionale, chi Governa, quale sia l’agenda politica e chi mandare o meno in galera o siamo in mano a una persona ricattata che non può fare a meno di prendere iniziative decise da altri, magari da un solo altro!
Ebbene in entrambe i casi ci sarebbero le condizione per chiedere l’impeachment, quale unica valvola di  sicurezza per garantire la democrazia contro un abuso di potere politico di una alta carica dello Stato o contro la sua corruzione o ricattabilità.
Perché il nostro è un paese sotto ricatto, è ricattato da una persona sola che ha i mezzi economici per farlo e li ha usati per creare un partito, per prendere il potere e,  ce lo dicono i fatti di questi ultimi decenni,  per mantenerlo a scapito dell’Italia e degli italiani, anche se non tutti paiono capirlo.
La liberazione, quella vera, da questa morsa mortale  potrà avvenire solamente eliminando questo male che ha riempito le stanze del potere di stipendiati pronti a rispondere a comando. Gli unici che sembrano capirlo e che lottano per farlo sono i deputati e i senatori del M5S che ogni giorno denunciano le malefatte di questo esecutivo dei Presidenti (quello ufficiale e quello che lo manovra), nonostante in tutti i modi si cerci di tappare loro la bocca.
Prima o poi si arriverà ad un’altra tornata elettorale e nonostante i sondaggisti «di regime», anche loro devono pur mangiare,  rappresentino nei loro sondaggi, come al solito, un testa a testa tra i due partiti PD e PDL,  riuniti oramai nel partito unico del Presidente,  non ci saranno più così tanti italiani disposti a mettere la testa sotto la sabbia. E forse terminerà l’epoca dei ricatti e inizieremo ad affrontare i problemi degli italiani.

domenica 1 settembre 2013

L’abolizione dell’IMU e della Giustizia

Mentre il Presidente della Repubblica firmava il decreto legge che approva l’abolizione dell’IMU, l’ex Presidente del Consiglio e unico leader del Pdl S. Berlusconi, accompagnato da Marco Pannella, si recava a firmare i referendum radicali sulla giustizia.
Da danno a danno, vent’anni di berlusconismo non sono bastati, ancora una volta, ma possiamo dire senza tema di smentite che da vent’anni è la quotidianità, Berlusconi fa e disfa a suo piacere confidando nella memoria corta degli italiani.
Prima promette ed elimina l’ICI, che già non era pagato dalle prime case e dai meno abbienti,  favorendo così un ulteriore buco nel bilancio dello stato e facendo un bel regalo ai proprietari di case di lusso. Poi in piena crisi economica si fa scrivere dall’Europa comunitaria e dalla BCE, perché non risultasse che fosse lui a prendere certe iniziative ,  la lettera con la quale si elencano le riforme necessarie all’Italia per uscire dalla crisi, naturalmente sempre negata da Berlusconi, tra le quali l’introduzione dell’IMU ed il pareggio di Bilancio entro il 2013, ratificati poi dal Governo Monti, sostenuto dalla coalizione PD - PDL, che ha sottoscritto il «fiscal compact». L'accordo internazionale firmato nel marzo del 2012 ma entrato in vigore nel 2013, prevede per i paesi contraenti, l'inserimento in ciascun ordinamento statale (con norme di rango costituzionale, o, comunque, nella legislazione nazionale ordinaria), dell'obbligo di perseguire il pareggio di bilancio (art. 3, c. 1), l'obbligo per tutti i paesi di non superare la soglia di deficit strutturale superiore allo 0,5% (e superiore all'1% per i paesi con debito pubblico inferiore al 60% del Pil), oltre a imporre una significativa riduzione del debito al ritmo di un ventesimo (5%) all'anno, fino al rapporto del 60% sul Pil nell'arco di un ventennio (artt. 3 e 4).
Manovre che hanno sprofondato ulteriormente il paese in una crisi profonda e che hanno segnato una ulteriore marcata differenza tra ricchi e poveri, una frattura dalla quale sarà molto difficile guarire. Adesso per motivi meramente elettorali che nulla hanno a che vedere con le reali necessità del paese di riprendersi,  la nuova abolizione di una imposta, l’IMU appunto, da lui precedentemente voluta e la firma dei referendum radicali per la «Giustizia Giusta» che chiedono tra l’altro l’abolizione della legge Bossi-Fini sull’immigrazione clandestina e la legge Giovanardi sulle droghe, varate durante i suoi Governi, la dicono lunga sulle intenzioni di Silvio Berlusconi: restare al potere, costi quel che costi.
Dopo l’abolizione dell’IMU si tenta di abolire anche la Giustizia.
Ma se gli italiani hanno la memoria corta ed ancora danno, anche se sempre in minor numero, credito a questo bugiardo patentato, criminale accertato, c’è qualcuno che la memoria ce l’ha ed è madre natura, quello che non riusciranno a fare gli uomini, perché incapaci o perché corrotti o perché ricattati, farà il tempo; l’uomo ha 77 anni , io gli auguro di vivere a lungo, ma spero che lo faccia al di fuori delle istituzioni dove ha già fatto un danno forse irreparabile; prima si potrà guardare ai problemi del paese e non a quelli di una sola persona prima si potrà  cercare di risolverli.

mercoledì 21 agosto 2013

In processione da CL

« Non solo non ho mai inteso "fondare" niente, ma ritengo che il genio del movimento che ho visto nascere sia di avere sentito l'urgenza di proclamare la necessità di tornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta. »  Queste le parole che Don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, nell’ aprile 2004 scrisse in una lettera a Papa Giovanni Paolo II  per i 50 anni del movimento nato con il nome di Gioventù Studentesca nel 1954.
Cosa sia rimasto di quel proclama è sotto gli occhi di tutti, basta osservare cosa accade al  Meeting per l’amicizia fra i popoli che si svolge  a Rimini ogni anno,  da un movimento pieno di giovani ferventi, intelligenti, informati, ad una platea non più di difensori della fede e di Dio ma di Berlusconi.  La rappresentazione non più dell’ideale cristiano ma dei poteri forti e purtroppo molto spesso corrotti, al cospetto dei quali si presentano, come in un rituale di affiliazione, indistintamente tutti i vertici dei partiti e delle istituzioni. Un movimento che ha fatto del settarismo e del clientelismo, tramite la sua costola affaristica della Compagnia delle Opere, i suoi caposaldi privilegiando il potere a scapito della carità, i vizi a scapito delle virtù. Forse sarebbe ora di chiedersi che cosa ci fanno il Presidente della Repubblica, quello del Consiglio e il Ministro dello sviluppo ad un meeting finanziato da Banche e Aziende che naturalmente si aspettano un ritorno, non tanto pubblicitario ma in termini di aiuti legislativi.
Il titolo del meeting di quest’anno è «EMERGENZA UOMO», in un momento nel quale la nostra società sta vivendo una grave crisi economico, sociale e culturale mai titolo fu più indicato, poi sentiamo i discorsi degli eminenti partecipanti al meeting e naturalmente  si comprende che l’uomo a cui ci si riferisce è Berlusconi: «Salvatelo!»

lunedì 5 agosto 2013

Il più innocente di tutti

Il condannato si difende, è un suo diritto, si dichiara innocente nonostante la corte abbia sancito la sua colpevolezza. Questo è ciò che avviene nel 90% dei casi di persone che condannate negano anche l’evidenza. Da chi viene pescato a rubare in un supermercato a chi viene colto ad ammazzare la moglie. Tutti si professano innocenti!
Però queste situazioni diventano note al grande pubblico,  salgono alla ribalta nazionale solamente quando i casi sono eclatanti, come nel caso dell’uccisione, nel gennaio del 2002, del piccolo Samuele da parte della madre Annamaria Franzoni (delitto di Cogne.) Il caso ebbe una rilevanza mediatica notevole principalmente a causa delle numerose interviste televisive rilasciate dalla Franzoni subito dopo il delitto (partecipò tra gli altri al talk show Porta a Porta e al Maurizio Costanzo Show) e alla apparente decisione della difesa di utilizzare il mezzo televisivo per ottenere l'appoggio dell'opinione pubblica che, almeno nelle prime fasi del processo che seguì, di fatto si divise fra innocentisti e colpevolisti. Ma la televisione non bastò e la Franzoni,  che si è sempre proclamata innocente, venne condannata definitivamente nel 2008  per aver ucciso il figlio.
Anche Berlusconi non si discosta da questa regola, si proclama innocente anche di fronte all’evidenza, reclama il complotto politico avvalendosi del grande potere mediatico datogli dalle televisioni e dai giornali di famiglia; organizza manifestazioni e sit-in nei quali attacca la magistratura, manda avanti i suoi lacchè a chiedere un salvacondotto, la grazie al Capo dello Stato, a minacciare la guerra civile ed il tutto perché l’hanno preso con le mani nella marmellata. Ha frodato il fisco per milioni di euro e come tale è stato condannato. Altro che complotto politico!
Ebbene la giustizia ha fatto il suo corso, ci sono voluti anni per arrivare ad una condanna definitiva, si sa chi può permettersi i migliori avvocati sulla piazza ed ha alla bisogna la possibilità di aprire uno smisurato portafoglio qualche vantaggio ce lo avrà,  ma stavolta non è bastato, non è arrivata la prescrizione nonostante le leggi e leggine ad personam, stavolta è stato giudicato colpevole e andrà agli arresti domiciliari (per motivi di età).
Non basta reclamare il complotto politico e sperare di farla franca d’innanzi all’opinione pubblica, come per tutti i cittadini se si infrange la legge si pagano le conseguenze e stavolta anche il più innocente di tutti, dovrà scontare la sua pena.  

venerdì 12 luglio 2013

Siamo alla frutta!

Non basta aver formato un governo insieme, in nome di non si sa quale pacificazione voluta dal sommo Napolitano se non quella tanto cara a  Berlusconi ed ai suoi tirapiedi, adesso si sospendono anche i lavori del parlamento per consentire al PDL di riunirsi per decidere cosa fare contro la magistratura rea di aver stabilito, cosa a cui era obbligata, la data del processo di cassazione prima della data di prescrizione del reato!
Certo è che ancora una volta la strana ma non troppo maggioranza, ha dato prova di cosa è importante per il paese: fare tutto ciò che serve a Berlusconi per cercare di evitargli la galera, tra l’altro avendo  più di settant’anni al massimo potrà andare ai domiciliari, cercando nel contempo di mantenergli il consenso elettorale attraverso l’approvazione  di manovre quali l’inutile se non dannoso posticipo  dell’IMU, continuando a barcamenarsi promettendo di fare ma non facendo niente di ciò che serve all’Italia e agli italiani per uscire da una situazione a dir poco paradossale.
Si bloccano i pagamenti dell’IMU e si sospende l’aumento dell’IVA, come indicato dal PDL, ma si continua con l’acquisto degli F35, senza che nessuno ce ne spieghi il motivo, intanto si tagliano, da trenta a quindici, i Canadair, gli aerei che con i loro interventi permettono di evitare veri e propri scempi ambientali causati dai molti incendi a cui è soggetta la nostra penisola soprattutto nei mesi estivi e che costano agli Italiani alcuni miliardi di euro tra danni immediati e danni futuri causati dal dissesto del territorio privato della sua vegetazione.   
Nel frattempo, per non farci mancare niente, si da fondo alla più becera tratta degli umani, consegnando di soppiatto al dittatore del Kazakistan la moglie e la figlia di 6 anni  del principale dissidente di quel paese. Il tutto senza che il Capo del Governo e il Ministro degli esteri  ne sappiano niente. Tutto con la regia del grande amico del dittatore Kazako, neanche a dirlo Silvio Berlusconi,  con la manovalanza, solo di questo si tratta, dell’incompetente ministro dell’interno, nonché viceprimoministro, Angelino Alfano! Qualcuno ci dirà perché?
Il paese va a rotoli, le nostre principali aziende sono in saldo, i Francesi comprano Loro Piana e i Turchi la Pernigotti , Equitalia riesce a recuperare i crediti solo dai poveracci, i molti lavoratori e pensionati che hanno sbagliato a compilare la dichiarazione dei redditi, magari qualche centinaio di euro cadauno, ma non riesce a recuperare ben 545 miliardi di euro da grandi evasori che impugnano le varie ingiunzioni forti di schiere di commercialisti e avvocati ben pagati che sanno come comportarsi in questi casi.
Ma state tranquilli, il Governo del Fare veglia su di noi, ci sta preparando un futuro migliore, con tante riforme per il bene di noi uomini di poca fede così, tanto per iniziare, applicherà sgravi fiscali alle banche e aumenterà la benzina . Che ve ne pare? Siamo proprio alla frutta!    

giovedì 4 luglio 2013

Grande Lombardia ?

Chi se lo sarebbe aspettato che un bambino portato in Italia, in particolare in Lombardia, da genitori stranieri che non hanno il permesso di soggiorno, fosse trattato come se avesse una colpa da espiare. Cioè sei arrivato da clandestino e come tale devi essere trattato! Questo il senso del voto contrario espresso dalla maggioranza formata da PDL, Lega, Fratelli d’Italia e Pensionati , alla mozione della lista civica di Ambrosoli, presentata il 2 luglio in Regione Lombardia, che chiedeva di allargare l’assistenza dei medici di base anche ai minorenni figli di immigrati irregolari.  Con questo voto che credo non rappresenti assolutamente il volere dei cittadini Lombardi, la Regione fa un altro passo verso la barbarie a cui questa giunta dice di volersi sottrarre ma alla quale con il suo ottuso comportamento finirà per  condurci, forse è stato premonitore il nome di Barbari sognanti scelto dal segretario della Lega .
I sostenitori della tesi della maggioranza affermano per bocca dell’assessore alla sanità Mantovani  che «anche i minori irregolari hanno comunque il diritto di ricevere le prestazioni previste dalla legge, come le cure urgenti e quelle essenziali». Perché quindi farli seguire da un medico di base quando hanno la febbre o quando sono malnutriti o quando sono anemici? Aspettiamo che siano allo stremo delle forze prima di curarli!
Questa posizione miope non tiene conto del fatto che questi bambini e questi ragazzi vanno a scuola e giocano con i nostri. Il rischio è che non curando precocemente delle patologia si possano innescare dei fenomeni epidemiologici anche gravi. Anche il segretario nazionale del sindacato dei medici pediatri Rinaldo Missaglia è intervenuto sull’argomento sostenendo che  il problema «non può risolversi in una discussione pro o contro la clandestinità. Sono in gioco la salute di bambini innocenti, ma soprattutto della comunità. Non dimentichiamo che questi bambini, se non adeguatamente assistiti e inseriti nelle campagne vaccinali obbligatorie, che peraltro la Regione garantisce a tutti, ma di cui, vuoi per ignoranza vuoi per paura, poche famiglie di irregolari usufruiscono, possono rappresentare potenziali pericoli per la salute pubblica».
Altro che Macroregione caro Maroni. La civiltà di un popolo si misura anche con la capacità di questo di accettare e di aiutare chi è meno fortunato di noi e che magari è stato costretto a emigrare per le gravi condizioni in cui versa il suo paese di origine, predisponendo quanto necessario per la sua integrazione a partire dai minori. I nostri figli vivono questi giovani immigrati per quello che sono: bambini e ragazzi come loro con cui studiare e giocare. I nostri figli lo hanno capito e la grande, ricca e cattolica Regione Lombardia?  

martedì 18 giugno 2013

Caro Beppe, sono con te ma…

Quando alcuni anni fa hai cominciato la tua battaglia, dai palchi dei teatri e dei palazzetti dello sport, in molti hanno osservato prima con scetticismo, poi con sempre maggiore convinzione che ciò che denunciavi, truffe, fallimenti , scatole cinesi, delle maggiori aziende italiane e dei loro padroni/manager, era degno di essere preso in seria considerazione. Anche tu hai maturato nel tempo e con te parte della cittadinanza italiana, che era necessario fare qualcosa di più, che più ci si informa seriamente più ci si accorge che il sistema è corrotto e come tale tende a corrompere e mantenere se stesso, attraverso un intreccio tra affari  e politica mostruoso. La compromissione dei politici, i conflitti di interessi, i manager pubblici eletti per spartizione e non per competenza specifica, le iniziative dei vari governi prese per  favorire questo o quell’interesse, questa o quella lobby. I soldi pubblici usati per arricchirsi e per mantenere posizioni dominanti, il tradimento della volontà popolare che ha visto sostituire il finanziamento pubblico, bocciato con il referendum, con il più lucroso rimborso elettorale, l’aumento costante della spesa pubblica dovuto a nuovi assunti, nuovi consulenti, nuove commissioni,  nuovi enti  la maggior parte dei quali «inutili». La finta e manifestata diversità e conflittualità dei partiti di fronte alle telecamere e nei comizi, diventa unione e concordia nelle sedi private, dove vengono prese le decisioni che contano esautorando il parlamento.
Il primo successo è stato quando hai costretto, in prossimità della tornata elettorale per le politiche, il PD a modificare i suoi programmi, a non presentare i condannati o gli indagati per reati contro la p.a.,  a cambiare il metodo di scelta dei candidati da mettere in lista, che come noto il «porcellum» vuole scelti dai partiti e quindi dai leader, e per la prima volta indire delle primarie anche per scegliere i nuovi rappresentanti da eleggere, così come l’intenzione di fare qualche cosa sul reddito di cittadinanza,  sulla riduzione del compenso dei parlamentari, sui costi della politica, sui beni comuni e così via.
Le elezioni di Febbraio ti hanno dato ragione,  con un successo elettorale sopra qualsiasi aspettativa che ha aperto di nuova speranza tutti coloro, 9 milioni di persone, che hanno scelto il cambiamento: un nuovo percorso, la giustizia uguale per tutti, la trasparenza, il buon governo dei cittadini al posto della Casta! E’ sembrato potersi realizzare un sogno, dopo tanti anni di mal governo, di istituzioni inquinate,  di tradimento dei cittadini, un battaglione di nuovi eletti con tante buone intenzioni e ottime idee si sono presentati sul campo per iniziare un nuovo corso «un apriscatole destinato ad aprire il parlamento come una scatola di tonno». Poi è arrivata la pessima gestione da parte del Movimento, ma in principal modo tua, del tentativo di formare il governo  di Bersani, con una incapacità di cogliere il momento per portare a casa due risultati: obbligare il PD a fare suoi alcuni fondamentali punti programmatici del 5S e spostare a sinistra la linea del partito, obbligando i D’Alema, i Violante, i Veltroni, i Renzi a farsi da parte sulla cresta di una nuova onda che anche nel PD stava montando.  Ma ahimè questa possibilità è tramontata e così tanti cittadini fiduciosi hanno subito la prima disillusione.  L’elezione del Capo dello Stato è stato un segnale forte, la cittadinanza avrebbe voluto un cambiamento anche qui, Rodotà sarebbe stato il candidato dei cittadini non quello dei politici. Ma anche questa volta la tua l’incapacità strategica, cercare di trovare i numeri urlando nelle piazze e non all’interno del palazzo, hanno portato ad un disastro completo. Napolitano sul Colle, la sinistra del PD silenziata, il Governo del prestanome Letta insediato. Spartizione delle cariche ministeriali, delle commissioni e inciucio su tutto, con buona pace del programma del Movimento.
Dici di essere il megafono del movimento ma ti comporti come un vero e proprio padrone, ti hanno votato in 9 milioni ma tieni in considerazione solo i 40 mila iscritti, ti rivolgi alla rete, ma solo per farla votare sui referendum stile Marchionne, «o ci stai o sei fuori» , ti ricordi quando dicevi che uno vale uno? Ma anche tu vali uno?    Io sono con te, sono con il movimento ed i suoi programmi ma tu sei, volente o nolente, il leader del M5S e come tale devi assumerti le responsabilità del caso: scendere dal piedistallo, sporcarti le mani, riunirti con i tuoi parlamentari, prendere decisioni sulla linea da seguire accettando critiche e fuoriuscite, ammettendo errori,  lavorando per correggerli. Siamo stanchi dell’uomo solo al comando, abbiamo bisogno di cambiare condividendo, di partecipare a dibattiti e decisioni e non ad epurazioni. Le regole sono regole e vanno rispettate, ma in questo momento è più importante riprendere il timone e tenerlo fermo in direzione cambiamento, per non perdere il terreno guadagnato ma anzi recuperando i consensi da chi si sente tagliato fuori  e che ha bisogno di qualcuno che indichi la strada e che operi per realizzarla.

domenica 16 giugno 2013

Il Governo del fare.....niente.

La profusione di annunci da cui quotidianamente veniamo investiti ci potrebbe far pensare a un a frenetica attività del Governo: «ci occuperemo subito del lavoro, soprattutto per i giovani»,  «saranno applicati sgravi fiscali alle aziende che assumono», «i contratti di lavoro da tempo determinato passeranno  a tempo indeterminato senza soluzione di continuità», «ius soli per i figli di cittadini stranieri nati in Italia», «riformeremo la legge elettorale», e così via. Ma che fortuna, finalmente il governo del fare all’opera.
Ma poi i telegiornali ci mostrano l’aula di Montecitorio o quella di Palazzo Madama e le vediamo desolatamente vuote, con i soli parlamentari del M5S presenti con le loro proposte di legge che vengono sistematicamente bocciate. Le proposte del Governo invece non si sentono. L’unica avanzata è quella per mandare ai domiciliari tutti coloro che hanno commesso reati e che sono stati condannati fino a 6 anni di carcere, con l’intenzione di sgravare gli istituti di pena dell’enorme problema del sovraffollamento delle carceri, ma di contro lasciando a piede libero migliaia di condannati in giro per il paese.
Il Paese va  a rotoli e si continua con lo stesso sistema pochi che decidono e discutono l’agenda, in sedi differenti da quelle istituzionali, esautorando il parlamento da quella fondamentale sua prerogativa che è quella di legiferare. Certo, il «porcellum» è la peggiore legge elettorale possibile, ha fatto in modo che coloro che siedono in parlamento siano dei soldatini nominati dal leader che si guardano bene dal fare o proporre qualcosa in autonomia. In questa legislatura solo per un terzo i parlamentari non sono stati scelti dagli apparati di partito secondo logiche spartitorie interne, ovvero  gli eletti del M5S,  ma da soli, con problemi interni dovuti ad una leadership invadente e in qualche modo bloccante, non riescono ad incidere quanto dovrebbero e potrebbero.
Insomma le proposte governative paiono essere  solo spot pubblicitari tendenti a ingannare i cittadini e tirare avanti sino a quando il vero dominus deciderà che è ora di fermarsi, ma prima bisogna mettere mano alla riforma della Costituzione in ottica di un presidenzialismo tanto caro a Berlusconi che già si vede leader maximo del paese.
Intanto si perdono posti di lavoro, le aziende chiudono, il PIL decresce, aumentano i poveri, diminuiscono le entrate dello stato incapace di diminuire i propri costi, costretto quindi dalle sue inefficienze ad accanirsi sui pochi che pagano le imposte, ampliando il disagio e la crisi.
Non c’è un disegno complessivo su come dovrà essere il paese nei prossimi dieci, vent’anni; nessun piano industriale, energetico, culturale, ambientale, sanitario. Solo tagli indiscriminati che penalizzano le fasce meno abbienti della popolazione che oramai non riescono più nemmeno a curarsi, è di questi giorni la notizia che Emergency ha deciso di ampliare la propria offerta di servizi sanitari gratuiti in Italia.
Da qualsiasi punto di vista si guardi è evidente che l’azione del Governo non porterà ad un miglioramento della situazione Italiana, un esecutivo nato dall’emergenza, con lo scopo di non cambiare niente, ed in questo ci sta riuscendo benissimo.

domenica 9 giugno 2013

Golpe: situazione italiana?

In un post sul Blog di Beppe Grillo, il professor Becchi ha parlato della situazione italiana come di un colpo di stato permanente, avviatosi con la  costituzione del Governo Monti e continuato in barba ai milioni di elettori che chiedevano il cambiamento e che invece sono stati serviti col Governo Letta-Alfano. Voluto dal bis Presidente Napolitano e da quei poteri occulti, da sempre presenti nel nostro paese, annidati in ogni dove  nei posti che contano, ben rappresentati da quei faccendieri che spesso si accompagnano ai nostri politici, per non parlare poi della criminalità organizzata sempre più determinante nelle scelte istituzionali,  come la trattativa Stato-mafia ci racconta.
Ancora una volta le parole scritte sul Blog di Grillo hanno scatenato indignazione da parte delle varie cariche istituzionali dai partiti e da quasi tutti i media con critiche più o meno violente , ma in cosa consiste un Colpo di Sato?  Secondo Wikipedia  «consiste in un atto violento, o comunque illegale, posto in essere da un potere dello Stato e diretto a provocare un cambiamento di regime. Tipicamente, un colpo di Stato usa il potere del governo esistente per assumere il controllo politico del paese».
Secondo Edward Luttwac, consulente all'Ufficio del Ministero della difesa, il National Security Council ed al Dipartimento di Stato americano, «Un colpo di Stato consiste nell'infiltrazione di un piccolo, ma fondamentale, segmento dell'apparato statale, che viene poi utilizzato per spostare il governo dal suo controllo»
E sempre secondo Wikipedia, «In alcuni casi il colpo di Stato non comporta l'uso della violenza. Anche la nomina o la sostituzione di un governo può essere realizzata in violazione delle norme costituzionali o delle consuetudini di un paese, producendo gli stessi effetti del colpo di Stato».
Alla luce di queste definizioni non può non saltare all’occhio dell’osservatore attento che quello in atto nel nostro paese è un vero e proprio tentativo di sovvertire dall’interno il regime democratico sancito dalla nostra Costituzione.
La scelta da parte di Napolitano di incaricare Monti di formare un Governo Tecnico  con la strana maggioranza ABC,  Alfano, Bersani, Casini, che vedeva allo stesso tavolo PD,PDL e UDC, a sostenerlo nelle scelte che hanno determinato la più grande depressione dell’Italia dal dopoguerra, senza toccare i poteri forti della finanza e della politica; l’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia arrivata alle sue conclusioni con la richiesta di chiarezza sulle intercettazioni Mancino-Quirinale, che ha visto la reazione del Presidente della Repubblica che ha portato al rogo delle trascrizioni dei colloqui che avrebbero potuto chiarire molto di queste trattative e del livello di compromissione dello Stato; la decisione di Napolitano di non dare un pieno mandato a Bersani per la formazione del governo, la costituzione di due commissioni di saggi per prendere tempo e portare avanti le personalissime idee presidenziali, per arrivare alla propria obbligata rielezione, in barba a Costituzione e consuetudini e infine al mandato di Governo a Letta, obbediente agli ordini nella formazione della squadra e nella spartizione dei poteri.Come definire quindi, quanto accaduto in questi venti mesi se non un vero e proprio colpo di stato, come credere che non sia frutto di un disegno predeterminato e portato avanti da personaggi in ombra e mascherato dalla più alta carica istituzionale,  chi si cela dietro questo Presidente che con il Governo dell’inciucio impedisce ad un chiaro risultato elettorale di prendere forma?  
Io lo chiamo Golpe. E voi?

domenica 2 giugno 2013

La politica degli annunci e il paese che muore.

Anche dalla Banca d’Italia arrivano bacchettate alla politica, alle banche ed al mondo imprenditoriale in genere, e non è la prima volta.
Vediamo allora cosa ha detto il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, durante l’annuale appuntamento sull’andamento dell’economia italiana.
Ha detto che dall’inizio della crisi, 2007, l’Italia ha perso il 7 per cento del prodotto interno lordo, il 9 per cento del reddito disponibile per le famiglie e oltre un quarto della produzione industriale. Che nel 2012 abbiamo perso oltre mezzo milione di posti di lavoro, che la disoccupazione giovanile è al 40 per cento. E che la gravità della situazione «rischia di ripercuotersi sulla coesione sociale».
Ha detto anche che l’Italia va peggio degli altri Paesi perché sconta 25 anni di ritardi. «Non siamo stati capaci di rispondere agli straordinari cambiamenti geopolitici, tecnologici e demografici degli ultimi venticinque anni», Visco ce l’ha con la classe dirigente, non con gli italiani in genere. E precisa subito che le imprese avrebbero dovuto trasformarsi e investire, e invece «troppo poche hanno accettato fino in fondo questa sfida; a volte si   preferisce, illusoriamente, invocare come soluzione il sostegno pubblico».
Le banche chiudono i rubinetti e accentuano la crisi, la crisi fa diminuire la richiesta di prestiti: «Una spirale negativa che bisogna spezzare». Anche la politica è bocciata, Visco fa riferimento alle non riforme di Silvio Berlusconi, ma anche alla scarsa produzione di norme, a fronte degli annunci, di Mario Monti. Il governo Letta neppure lo nomina, dando l’idea di non considerare che sia aperta una primavera delle riforme.
E anch’io mi chiedo quali riforme aspettarci da questo Governo del Presidente e da questi politici, eletti grazie al porcellum, incapaci di fare quel cambiamento di cui tutti sappiamo esserci bisogno?
Riduzioni dei costi della politica sempre annunciate pomposamente, si rivelano alla luce dei fatti inconsistenti, annunci fatti per imbonire i cittadini: la cancellazione del finanziamento pubblico ai partiti trasformata in una colossale presa in giro  degli elettori ed in un tentativo di estromettere dal parlamento gli unici che al finanziamento hanno rinunciato davvero, il M5S.
La lotta all’evasione credo non abbia bisogno di essere commentata ulteriormente, da tempo immemore è uno degli argomenti elettorali preferiti dalle forze politiche, ma alla luce dei fatti le cose restano sempre uguali, cioè pagano sempre gli stessi; è triste dover osservare ancora oggi dopo tutte queste promesse d’impegno che se un lavoratore dipendente dichiara mediamente 20.700€ annui, altre categorie continuano indisturbate a poter dichiarare quanto vogliono godendo di una sorta di immunità, come dimostrato dalla tabella relativa alle dichiarazioni medie di una serie di categorie. Ricordiamoci che in Italia il 93% delle entrate fiscali deriva dal lavoro dipendente e dalle pensioni, solo il 7% dagli altri!
Che dire poi delle imprese che chiedono aiuti allo stato quando sono in difficoltà ma che quando la situazione si fa più rosea, portano i loro profitti all’estero, nei paradisi fiscali e la cui evasione è stimata essere del 50% del totale. A proposito non una parola da parte di Confindustria circa questo fenomeno che vede coinvolta una impresa su due e nemmeno un accenno circa la corruzione che determina, oltre che l’illegalità, uno squilibrio tra chi lavora bene e non paga e chi corrompendo o facendosi corrompere, ottiene le commesse.
Ma la strada di questo esecutivo è tracciata: garantire il proseguimento di una politica dei privilegi attraverso degli annunci di riforme  con un niente di fatto per i cittadini; c’è bisogno di intervenire sul lavoro e si fanno proposte per fermare la magistratura, c’è bisogno di legalità e si parla di presidenzialismo, c’è la necessità di ridurre i costi oramai insopportabili della politica e si parla rifinanziare i partiti con meccanismi truffaldini.


 

 

martedì 28 maggio 2013

Amministrative: l’astensionismo vince.

Tanti commentatori definiranno il voto delle amministrative, anzi meglio sarebbe definirlo il non voto, un segnale dell’antipolitica. Ma io credo che l’astensione sia un voto altamente politico, è l’indicazione chiara di milioni di persone, la maggioranza relativa, che non si sentono più rappresentate. 
I dati, ancora provvisori, ci dicono di un 40% del totale degli aventi diritto che non si sono recati alle urne, non hanno votato per nessun candidato, credo non per mancanza di fiducia nel singolo quanto per una sfiducia completa nel sistema. Un sistema che se ne frega del bene dei cittadini, non mantiene quanto promette durante la campagna elettorale ma ha il solo scopo di garantire una continuità nei privilegi di pochi a danno del bene comune.
Soldi pubblici rubati, privilegi assegnati a pioggia così come posti di lavoro e consulenze inutili fatti avere a parenti ed amici. Il centro destra ed il centro sinistra che si danno battaglia, a parole e nei manifesti elettorali, poi si ritrovano a braccetto nella spartizione; ed anche coloro che a questo banchetto non hanno partecipato, come il M5S, subiscono comunque la disaffezione dei cittadini che dai grillini si aspettavano, non so se giustamente o meno, qualcosa di più.
Aspettiamoci di sentire i soliti ritornelli, «L’astensionismo ci ha penalizzato….»,«Abbiamo vinto anche per chi si è astenuto…»,« Abbiamo tenuto nonostante l’astensione…», frasi buone per  tutte le situazioni; ci saranno finte analisi dei risultati, si dirà che bisogna fare qualcosa per riavvicinare i cittadini alla politica, che non tutti i partiti sono uguali ma poi, una volta raggiunta la poltrona di sindaco ci si dimentica dei cittadini e dei loro bisogni. E soprattutto ci si dimentica che la parola politica, come dice Aristotele, significa «l'amministrazione della polis per il bene di tutti». E non per quello dei soliti!

domenica 26 maggio 2013

Il referendum di Bologna e la difesa di un principio

Oggi a Bologna ci sarà un referendum consultivo che ha come quesito se sia giusto o meno finanziare la scuola paritaria privata. Il quesito a cui dovranno rispondere i cittadini bolognesi è il seguente:
Quale fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali, che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole di infanzia paritarie a gestione privata, ritieni più idonea per assicurare il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alla scuola dell’infanzia?

A)    utilizzarle per le scuole comunali e statali
B)    utilizzarle per le scuole paritarie private

Tale referendum è stato promosso da un comitato denominato «Articolo 33», composto da 15 associazioni e circoli cittadini, che prende il suo nome dall’omologo articolo della nostra Costituzione che recita:« Enti privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato».
A Bologna sono trentasei i milioni di euro che il comune paga annualmente per la scuola pubblica, mentre è di circa un milione di euro il contributo destinato alla scuola paritaria privata che  dal 1994 riceve questi fondi tramite una convenzione. Ma indipendentemente dalla cifra si tratta comunque di finanziamenti pubblici che finiscono nelle mani di scuole paritarie, nella maggior parte dei casi amministrate da religiosi, a Bologna ben 26 su 27 scuole private sono d’ispirazione religiosa.      
L’iniziativa referendaria ha ricevuto l’appoggio di Sinistra Ecologia e Libertà, M5S e di esponenti del mondo della cultura e dell’impegno come Stefano Rodotà, Gino Strada, Maurizio Landini e Andrea Camilleri. Francesco Guccini ha scritto, in occasione della chiusura della campagna referendaria: «(…) La scuola – e la scuola dell’infanzia, pubblica laica e plurale - come uno dei luoghi fondamentali dove l’uomo prende forma e inizia il suo viaggio. Entrare alla scuola pubblica, ove si opera senza discriminazioni e senza indirizzi confessionali, è il primo passo di ogni individuo che voglia imparare l’alterità e la condivisione; è il primo passo di ogni essere umano per diventare uomo, per diventare donna».
Dall’altra parte ci sono le lobby, i poteri forti e mi sento di dire, la cultura della violazione dei principi costituzionali, il fronte del mantenimento della convenzione: alti prelati  come Bagnasco, politici di destra come Sacconi, l’ex ministro Anna Maria Bernini, tutta la giunta del Comune di Bologna capeggiata dal sindaco Virginio Merola, con in testa l’assessore coordinatore di Giunta Matteo Lepore, già dirigente delle cooperative “rosse”, e Romano Prodi, con  un intero partito il Pd, che paga le proprie contraddizioni interne e una deroga ormai decennale al principio della laicità e del senza oneri per lo Stato.
Il tema in discussione comunque riveste un’ importanza che va ben al di la della questione locale e del diritto all’istruzione, che deve essere comunque garantito a tutti, sono in gioco infatti i principi costituzionali sul diritto di accesso ai servizi fondamentali da parte di tutta la cittadinanza. Senza privilegi di sorta.
Il diritto all’istruzione e quello alla salute sono, tra i diritti fondamentali sanciti dagli articoli 33 e 32 della Costituzione italiana, unitamente al diritto al lavoro, quelli più sotto attacco. I soldi pubblici, quelli a cui tutti contribuiamo con le nostre tasse, vengono abilmente trasferiti a strutture private, generalmente in mano a grandi gruppi economici e a potenti istituti religiosi che sfruttano l’occasione che gli viene data dallo Stato per arricchirsi e formare, forse sarebbe meglio dire plasmare, i cittadini del futuro.
Si obietterà che la sanità e la scuola pubblica hanno un costo elevato, quasi insopportabile per il nostro paese e che il privato consente uno sgravio dai costi della comunità. Ma io mi chiedo, se fosse proprio così come ci viene venduta, i magnati della sanità e gli istituti religiosi, aprono ospedali, laboratori, cliniche, scuole e università per filantropia? Per aiutare il povero Stato Italiano che non ce la fa?
Come mai fanno a gara per aggiudicarsi gli appalti in questi settori, investendo milioni, e non tutti propriamente in trasparenza? Le scuole private dovrebbero garantire, a chi se lo può permettere un’istruzione che, come recita la Costituzione, «… ai  loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali» ed invece molto spesso sono dei diplomifici nei quali le famiglie  «investono» migliaia di euro per assicurare a giovani svogliati un pezzo di carta che gli consenta di presentarsi con un titolo nell’azienda di famiglia. Le cliniche private, che ricevono sovvenzioni milionarie dalle Regioni, utilizzano i fondi per garantire soggiorni piacevoli ad amministratori compiacenti o per trasferimenti all’estero di denaro che avrebbe potuto e dovuto essere utilizzato diversamente, a volte lasciando buchi di bilancio considerevoli, come nel caso San Raffaele e Maugeri, lasciando poi allo Stato il compito di garantire quei poveretti che si sono visti licenziare da un giorno con l’altro senza alcuna responsabilità.
Sanità e Scuola privata prendono sovvenzioni dallo Stato, i soldi dei cittadini e li utilizzano per fare profitto, a danno delle strutture pubbliche che oramai il nostro Stato in mano a collusi, impresentabili e soggetto a conflitti d’interessi colossali non può più garantire. Per questo il referendum di Bologna riveste una grande importanza; non sono in gioco solo le rette per i  1700 bambini coinvolti, ma un più generale confronto per riportare secondo i dettami costituzionali i diritti dell’individuo in materia di Istruzione e Salute.