Non cercare di diventare una persona di successo, ma piuttosto una persona di valore (Albert Einstein)

domenica 2 giugno 2013

La politica degli annunci e il paese che muore.

Anche dalla Banca d’Italia arrivano bacchettate alla politica, alle banche ed al mondo imprenditoriale in genere, e non è la prima volta.
Vediamo allora cosa ha detto il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, durante l’annuale appuntamento sull’andamento dell’economia italiana.
Ha detto che dall’inizio della crisi, 2007, l’Italia ha perso il 7 per cento del prodotto interno lordo, il 9 per cento del reddito disponibile per le famiglie e oltre un quarto della produzione industriale. Che nel 2012 abbiamo perso oltre mezzo milione di posti di lavoro, che la disoccupazione giovanile è al 40 per cento. E che la gravità della situazione «rischia di ripercuotersi sulla coesione sociale».
Ha detto anche che l’Italia va peggio degli altri Paesi perché sconta 25 anni di ritardi. «Non siamo stati capaci di rispondere agli straordinari cambiamenti geopolitici, tecnologici e demografici degli ultimi venticinque anni», Visco ce l’ha con la classe dirigente, non con gli italiani in genere. E precisa subito che le imprese avrebbero dovuto trasformarsi e investire, e invece «troppo poche hanno accettato fino in fondo questa sfida; a volte si   preferisce, illusoriamente, invocare come soluzione il sostegno pubblico».
Le banche chiudono i rubinetti e accentuano la crisi, la crisi fa diminuire la richiesta di prestiti: «Una spirale negativa che bisogna spezzare». Anche la politica è bocciata, Visco fa riferimento alle non riforme di Silvio Berlusconi, ma anche alla scarsa produzione di norme, a fronte degli annunci, di Mario Monti. Il governo Letta neppure lo nomina, dando l’idea di non considerare che sia aperta una primavera delle riforme.
E anch’io mi chiedo quali riforme aspettarci da questo Governo del Presidente e da questi politici, eletti grazie al porcellum, incapaci di fare quel cambiamento di cui tutti sappiamo esserci bisogno?
Riduzioni dei costi della politica sempre annunciate pomposamente, si rivelano alla luce dei fatti inconsistenti, annunci fatti per imbonire i cittadini: la cancellazione del finanziamento pubblico ai partiti trasformata in una colossale presa in giro  degli elettori ed in un tentativo di estromettere dal parlamento gli unici che al finanziamento hanno rinunciato davvero, il M5S.
La lotta all’evasione credo non abbia bisogno di essere commentata ulteriormente, da tempo immemore è uno degli argomenti elettorali preferiti dalle forze politiche, ma alla luce dei fatti le cose restano sempre uguali, cioè pagano sempre gli stessi; è triste dover osservare ancora oggi dopo tutte queste promesse d’impegno che se un lavoratore dipendente dichiara mediamente 20.700€ annui, altre categorie continuano indisturbate a poter dichiarare quanto vogliono godendo di una sorta di immunità, come dimostrato dalla tabella relativa alle dichiarazioni medie di una serie di categorie. Ricordiamoci che in Italia il 93% delle entrate fiscali deriva dal lavoro dipendente e dalle pensioni, solo il 7% dagli altri!
Che dire poi delle imprese che chiedono aiuti allo stato quando sono in difficoltà ma che quando la situazione si fa più rosea, portano i loro profitti all’estero, nei paradisi fiscali e la cui evasione è stimata essere del 50% del totale. A proposito non una parola da parte di Confindustria circa questo fenomeno che vede coinvolta una impresa su due e nemmeno un accenno circa la corruzione che determina, oltre che l’illegalità, uno squilibrio tra chi lavora bene e non paga e chi corrompendo o facendosi corrompere, ottiene le commesse.
Ma la strada di questo esecutivo è tracciata: garantire il proseguimento di una politica dei privilegi attraverso degli annunci di riforme  con un niente di fatto per i cittadini; c’è bisogno di intervenire sul lavoro e si fanno proposte per fermare la magistratura, c’è bisogno di legalità e si parla di presidenzialismo, c’è la necessità di ridurre i costi oramai insopportabili della politica e si parla rifinanziare i partiti con meccanismi truffaldini.


 

 

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