Che il nostro paese sia governato da persone non scelte dai cittadini è cosa nota, che la coalizione al governo sia il frutto di un’alchimia maligna che vede insieme quello che l’esito delle elezioni avrebbe voluto ben diviso è sotto gli occhi tutti, che il governo delle larghe intese sia un’appendice diretta del Quirinale non serve nemmeno dirlo, ma che ancora una volta, di fronte ad un atto gravissimo di interferenza di un potente, il Ministro della Giustizia, per salvarne un altro, Giulia Ligresti, figlia del più noto Salvatore, incarcerata perché accusata insieme ai suoi familiari di falso aggravato di bilancio e di manipolazione di mercato, si faccia credere che la sfiducia del titolare della Giustizia avrebbe come conseguenza le sorti del governo, ci sembra francamente troppo.
Sto ovviamente riferendomi a quanto successo ieri, quando il Primo Ministro ha implorato i propri compagni di partito a non votare a favore della mozione di sfiducia presentata dal M5S verso il Ministro Cancellieri , alla quale tutti i candidati alla segreteria del PD avevano convenuto bisognasse aderire.
Ma non si doveva arrivare alla sfiducia, il Ministro doveva dare le dimissioni! Altro che atto umanitario, il suo è stato un vero e proprio gesto di ossequio nei confronti di una famiglia potente alla quale evidentemente doveva qualcosa. Ha usato il suo potere tentando di interferire con il corso della giustizia.
Questo doveva bastare! Ma niente, dietro la regia di Re Giorgio e secondo il volere ossequioso di Enrico Letta, bisogna resistere, non tenendo conto, altro che garante della Costituzione, che l’articolo 95 della Carta Costituzionale prevede che un Ministro risponda personalmente dei suoi comportamenti, conseguentemente una responsabilità personale rende possibile la sfiducia individuale, senza dimenticare che in molte occasioni in passato questo tipo di soluzione è stata adottata, anzi addirittura si è caldamente consigliato al Ministro «indecente» di farsi da parte. Così avviene in tutto il mondo occidentale; e per questioni meno gravi.
Come si potrà ancora chiedere agli italiani di credere nella giustizia dello Stato? Come si potrà affermare che la legge è uguale per tutti quando il diritto viene disatteso e la legge continuamente calpestata da questi, per dirla con Sciascia, ominicchi «che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi... » (da Il giorno della civetta) pieni di se, zerbini dei potenti servitori della casta.
La gente comune che vive una vita comune, che lavora o cerca lavoro, che studia o che si dovrebbe godere il meritato riposo, non capisce. Non può capire
Se domani, di fronte ad un’autorità di giustizia, perché preso ad evadere le tasse, a rubare, ad andare con una minorenne, a corrompere, insomma ad infrangere una legge, un cittadino dicesse: «questo è quello che fanno tutti!», a quale titolo questa giustizia potrebbe far valere la sua autorità?
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