“Chiedete a mia sorella Concetta”; questa frase l’abbiamo sentita pronunciare più volte da Di Pietro, quando si trattava di fare proposte per salvare il Paese dalla crisi.
Il significato di queste semplici parole è quello che in tanti, scambiandoci le ricette per risollevare l’Italia dalla sua penosa situazione, tutti i giorni ci diciamo. Cioè semplicemente quello che chi ci governa sembra non riuscire o non voler vedere.
Sul piatto ci sono tante questioni che i giornali, con diversi accenti, ripropongono quotidianamente affrontando i temi del momento: legge anticorruzione, finanziamento ai partiti, spread, spending review, crescita, grandi opere, conservazione del territorio, giustizia, lavoro,etc.
Tutto ciò ci da evidentemente una panoramica sconfortante di tutto ciò che andrebbe fatto ma non si riesce a fare.
La scelta di un Governo tecnico ci dice che si è deciso di affrontare i problemi nell’immediato senza prospettive per il futuro.
Questo ha significato e significa che per arginare la crisi si sono colpiti e si colpiscono i più deboli, quelli che hanno sempre pagato e che continuano a pagare, attraverso l’aumento delle imposte, l’aumento dell’iva, delle accise sulla benzina e introduzione dell’imu, la riforma delle pensioni e la riforma del lavoro.
Quello che dice Concetta, la sorella di Di Pietro, è quello che dice la gente comune, bisogna fare cose semplici ma durevoli, gli obiettivi devono essere chiari, i sacrifici che si fanno devono avere un inizio e una fine ed essere equamente distribuiti.
In concreto le iniziative che si potrebbero mettere in cantiere da subito sono semplici, di impatto immediato, ma anche durevoli in prospettiva:
Riduzione degli Enti pubblici (partendo da quelli in perdita) eliminando le posizioni di vertice, normalmente appannaggio di politici “trombati”, garantendo i posti di lavoro delle maestranze sino al loro pensionamento, incorporando questi enti in Uffici regionali esistenti senza incrementare le posizioni manageriali degli stessi.
Riduzione secca dei parlamentari del 50% con conseguente riduzione del numero degli addetti, alla Camera ed al Senato uscieri, commessi, segretarie, barbieri, e relativi consumi, auto blu, scorte etc..
Riduzione o, meglio, eliminazione delle Provincie con conseguente eliminazione delle duplicazioni di posizioni apicali e di “manager” insediati dalla politica, sia in provincia che nelle società partecipate, che non fanno altro che lo stesso identico lavoro di quello che fanno i loro corrispettivi nelle regioni o nei comuni. Assorbimento degli addetti dai competenti Uffici di regioni e comuni senza incrementi di ulteriori posizioni di vertice. Riduzione progressiva del numero di addetti non applicando il turnover in caso di pensionamento o dimissioni.
Dismissione dei beni immobili dello Stato inutilizzati, caserme, aree industriali etc, attraverso gare internazionali ai prezzi di mercato, con pubblicazione dei bandi su internet.
Eliminazione dei finanziamenti pubblici ai partiti, all’editoria, alle imprese private, alle banche.
Per i partiti prevedere dei rimborsi elettorali effettivi e documentati con un tetto massimo di spesa da definire, gli eventuali finanziamenti privati, il cui limite andrà definito, devono essere documentati e pubblicati su internet.
Come ripartire non ce lo dice Concetta, ma le ricette sono semplici e potrebbero sfruttare quello che l’Italia ha a disposizione, per esempio territorio, storia e cultura.
Il territorio è uno dei beni preziosi, forse il principale, per il nostro paese, un bene che dovrebbe essere valorizzato e mantenuto attraverso una cura costante per la quale servono competenze specifiche e manodopera: geologi, idrogeologi, biologi, zoologi, botanici; parchi marini e non dovrebbero essere incrementati e sfruttati per preservare il territorio dagli abusi e dal dissesto geologico e per far conoscere le bellezze italiane ai turisti.
Per ottenere ciò la via principale è l’istruzione, quindi orientare gli atenei, gli istituti superiori e professionali verso questo tipo di studi che garantirebbero migliaia di posti di lavoro.
Il territorio è anche turismo migliaia di chilometri di costa, montagne, laghi, ….eppure la nostra organizzazione turistica è una delle peggiori al mondo.
Non esiste una politica per il turismo, tutto è lasciato al caso e soltanto le più attente e virtuose amministrazioni locali riescono a garantirsi un afflusso turistico tale da consentire ad un’economia di prosperare.
Così scopriamo che in alcune località, anche quelle morfologicamente più sfortunate, c’è il tutto esaurito per molti mesi (non solo nei mesi estivi o invernali), mentre in alcune, purtroppo molte perle del nostro paese, proprio quelle che dovrebbero avere, grazie alla bontà della natura o della storia, una vocazione turistica, si fa di tutto per scoraggiare i visitatori: servizi scarsi o inesistenti, infrastrutture carenti, prezzi elevati per raggiungere le località turistiche, sfruttamento massimo del visitatore, senza parlare del fatto che passati i tre mesi estivi in certe località si chiude tutto!
Quella che in ogni nazione sarebbe una grande opportunità di lavoro, di crescita e di benessere, da noi non solo non viene sfruttata ma addirittura diventa un ulteriore aggravio sulle spalle dello stato. I lavoratori, assunti con contratti a tempo determinato per sei mesi, finito il periodo turistico percepiscono per altri sei mesi un’indennità di disoccupazione; e così avanti per anni.
Quella del nostro paese è la storia più ricca di testimonianze al mondo, gli scantinati dei nostri musei sono stracolmi di reperti che non si sa dove mettere, i monumenti delle nostre città e paesi sono così tanti che è impossibile enumerarli, eppure ci sono città al mondo dove i turisti superano di 4, 5 volte il flusso di quelli che visitano ogni anno Roma o Firenze! Cittadine più o meno sconosciute che sanno valorizzare quel poco che hanno in maniera esemplare, con servizi che noi nemmeno ci immaginiamo di poter avere. Musei sempre aperti, ristoranti e negozi che servono pasti e oggetti a tutte le ore, guide turistiche, mezzi di trasporto, infrastrutture e assistenza completa.
Solo riattivando questi settori il nostro paese potrebbe fare un notevole salto di qualità.
Basterebbe poco; orientare gli studi superiori e universitari verso questi settori, che se meglio sfruttati garantirebbero centinaia di migliaia di posti di lavoro, istruzione alberghiera, linguistica, storico artistica, di management turistico e del territorio.
Basta volerlo e avere in mente l’immagine di come si vorrebbe sia l’Italia del futuro.
Però bisogna iniziare!