Sardegna, Luglio 2011
La Sardegna è una terra bellissima, ad attraversarla tutta da nord a sud ci si rende conto di come si alternano, zone boscose, terre coltivate, terreni aridi, alte montagne, territori ricoperti di vegetazione mediterranea; il tutto circondato da un mare mozzafiato, altrettanto vario nei colori e nel mostrarsi calmo o agitato a seconda dei venti che lo solcano.
Gli abitanti di questa terra avrebbero tutto quello che si può chiedere per vivere bene. Basterebbe sviluppare in maniera intelligente il turismo, fare in modo che chi visita questa terra, chi risiede per un certo periodo al mare, abbia voglia di ritornare, possa raccontare agli altri come si sta bene nell’Isola, come sono ospitali i Sardi, come i servizi offerti siano all’altezza delle bellezze naturali.
Purtroppo non è così!
Le infrastrutture, quelle necessarie ad alimentare un turismo non solo stagionale, sono inesistenti; gli stabilimenti balneari, dove ci sono, non hanno i servizi igienici; i ristoranti o le trattorie, nei quali spesso non si mangia un granché bene, aumentano i prezzi senza controllo per poter guadagnare in un trimestre quello che normalmente si dovrebbe guadagnare in un anno; i mezzi pubblici che partono dagli aeroporti non raggiungono le principali località turistiche e gli orari non tengono conto dell’arrivo e partenza dei voli; i musei fanno degli orari invernali o che potrebbero essere adatti a città del nord Europa (apertura dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30); si continuano a dare licenze per costruire quando gli alloggi restano desolatamente vuoti e invenduti.
Insomma in una regione dove si stanno perdendo migliaia di posti di lavoro, non si fa niente per fermare l’emorragia di presenze turistiche.
Non si riescono a completare le strade di veloce percorrenza che consentirebbero di raggiungere le località balneari in tempi ragionevoli, non si riesce a concordare con le compagnie marittime dei costi standard per consentire a un numero maggiore di turisti di raggiungere l’isola, non si educa il cittadino sardo a rispettare questa importante, anzi fondamentale fonte di guadagno che è il turista. Il tutto per guadagnare tutto subito con il rischio che “A chini olli troppu a sa fini 'nci perdiri latti e cardagiu” Chi vuole troppo alla fine perde il latte e il pentolone.(chi troppo vuole nulla stringe).
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