Non cercare di diventare una persona di successo, ma piuttosto una persona di valore (Albert Einstein)

martedì 21 maggio 2013

Il PD e la rappresentanza dei lavoratori.

Sabato alla manifestazione per il lavoro organizzata dalla FIOM si è notata un’assenza importante, a  onor del vero non è la prima volta che ciò succede, ma in questo momento storico nel quale i lavoratori vivono  sempre più precariamente  il loro status, sarebbe stato importante esserci. Parliamo dell’assenza del PD, di chi se no!
Ma cosa aspettarci da un partito che in questi anni ha prima nicchiato sul tentativo  riuscito di Sacconi di dividere il sindacato, di separare CISL e UIL dalla CGIL, facendo firmare accordi separati che non hanno avuto effetti positivi sul mercato del  lavoro, anzi l’emorragia di posti di lavoro è via via aumentata, e a mettere l’uno contro l’altro i lavoratori. Cosa dire poi di come è stato gestito politicamente l’accordo FIAT , seguito a un referendum, fortemente voluto da Marchionne, il cui quesito era  un ricatto bello e buono che ha portato ad estromettere dalle fabbriche la FIOM e i suoi iscritti? I rappresentanti del PD si sono sperticati in elogi a Marchionne, grande manager che avrebbe investito miliardi di euro e fatto ripartire l’industria dell’auto , da Fassino a Renzi, da D’Alema a Chiamparino; sembra ancora di sentirli, tutti ad applaudire Sergio Marchionne, «che ha preso quella macchina ingrippata che era diventata la Fiat e l’ha salvata», per dirla con Sergio Chiamparino; appena qualche  anno fa D’Alema la vedeva così: «Ho sempre pensato che il destino della Fiat fosse quello di una forte internazionalizzazione e Marchionne lo sta facendo nel modo migliore» , così anche Piero Fassino che nel 2006 definiva Marchionne un «vero socialdemocratico» , poi le parole di Valter Weltroni «Marchionne ha posto con chiarezza il problema», spiegava l’ex sindaco di Roma ancora nel 2011, «ci vuole un contratto di lavoro costruito più a ridosso dell’organizzazione aziendale».L’ad del gruppo Fiat ha dovuto però gettare la maschera, nessun investimento in Italia, confermando le preoccupazioni della Fiom, unica, in questi anni, a non subire il fascino del manager abruzzese e delle promesse sul futuro degli stabilimenti italiani, oramai chiusi o funzionanti a scartamento ridotto con migliaia di dipendenti in cassa integrazione.
Intanto il PD, ma forse ormai dovremmo chiamarlo PDDL (Partito Democratico Delle Libertà), si è prima piegato al volere del Governo dei Tecnici attraverso l’approvazione della riforma delle pensioni, dimenticandosi gli esodati e votando la “legge Fornero” che ha ulteriormente contribuito alla perdita di migliaia di posti di lavoro, ora si appresta a condividere con Berlusconi la politica dei prossimi mesi. Il tutto penalizzando quella parte di popolazione che dice di rappresentare.
Cosa dire quando Beppe Grillo, rivolgendosi agli elettori del PD, chiede loro di votare il M5S e lasciare un partito che oramai non li rappresenta più? Sentire il programma dei cinquestelle  sembra l’unico in difesa  dei lavoratori e della parte sana del paese che non sa più dove sbattere la testa.  Si profila quindi un grande cambiamento, da una parte un partito, il PD, che sembra aver deciso di stare dalla parte dei privilegi abbandonando quella classe operaia e lavoratrice che lo aveva fatto grande, dall’altra un movimento nato da poco che unico, si prende carico di lottare per il bene comune, contro gli sprechi, contro i privilegi assumendo il ruolo di rappresentanza che altri hanno abbandonato.

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