Non cercare di diventare una persona di successo, ma piuttosto una persona di valore (Albert Einstein)

martedì 28 maggio 2013

Amministrative: l’astensionismo vince.

Tanti commentatori definiranno il voto delle amministrative, anzi meglio sarebbe definirlo il non voto, un segnale dell’antipolitica. Ma io credo che l’astensione sia un voto altamente politico, è l’indicazione chiara di milioni di persone, la maggioranza relativa, che non si sentono più rappresentate. 
I dati, ancora provvisori, ci dicono di un 40% del totale degli aventi diritto che non si sono recati alle urne, non hanno votato per nessun candidato, credo non per mancanza di fiducia nel singolo quanto per una sfiducia completa nel sistema. Un sistema che se ne frega del bene dei cittadini, non mantiene quanto promette durante la campagna elettorale ma ha il solo scopo di garantire una continuità nei privilegi di pochi a danno del bene comune.
Soldi pubblici rubati, privilegi assegnati a pioggia così come posti di lavoro e consulenze inutili fatti avere a parenti ed amici. Il centro destra ed il centro sinistra che si danno battaglia, a parole e nei manifesti elettorali, poi si ritrovano a braccetto nella spartizione; ed anche coloro che a questo banchetto non hanno partecipato, come il M5S, subiscono comunque la disaffezione dei cittadini che dai grillini si aspettavano, non so se giustamente o meno, qualcosa di più.
Aspettiamoci di sentire i soliti ritornelli, «L’astensionismo ci ha penalizzato….»,«Abbiamo vinto anche per chi si è astenuto…»,« Abbiamo tenuto nonostante l’astensione…», frasi buone per  tutte le situazioni; ci saranno finte analisi dei risultati, si dirà che bisogna fare qualcosa per riavvicinare i cittadini alla politica, che non tutti i partiti sono uguali ma poi, una volta raggiunta la poltrona di sindaco ci si dimentica dei cittadini e dei loro bisogni. E soprattutto ci si dimentica che la parola politica, come dice Aristotele, significa «l'amministrazione della polis per il bene di tutti». E non per quello dei soliti!

domenica 26 maggio 2013

Il referendum di Bologna e la difesa di un principio

Oggi a Bologna ci sarà un referendum consultivo che ha come quesito se sia giusto o meno finanziare la scuola paritaria privata. Il quesito a cui dovranno rispondere i cittadini bolognesi è il seguente:
Quale fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali, che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole di infanzia paritarie a gestione privata, ritieni più idonea per assicurare il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alla scuola dell’infanzia?

A)    utilizzarle per le scuole comunali e statali
B)    utilizzarle per le scuole paritarie private

Tale referendum è stato promosso da un comitato denominato «Articolo 33», composto da 15 associazioni e circoli cittadini, che prende il suo nome dall’omologo articolo della nostra Costituzione che recita:« Enti privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato».
A Bologna sono trentasei i milioni di euro che il comune paga annualmente per la scuola pubblica, mentre è di circa un milione di euro il contributo destinato alla scuola paritaria privata che  dal 1994 riceve questi fondi tramite una convenzione. Ma indipendentemente dalla cifra si tratta comunque di finanziamenti pubblici che finiscono nelle mani di scuole paritarie, nella maggior parte dei casi amministrate da religiosi, a Bologna ben 26 su 27 scuole private sono d’ispirazione religiosa.      
L’iniziativa referendaria ha ricevuto l’appoggio di Sinistra Ecologia e Libertà, M5S e di esponenti del mondo della cultura e dell’impegno come Stefano Rodotà, Gino Strada, Maurizio Landini e Andrea Camilleri. Francesco Guccini ha scritto, in occasione della chiusura della campagna referendaria: «(…) La scuola – e la scuola dell’infanzia, pubblica laica e plurale - come uno dei luoghi fondamentali dove l’uomo prende forma e inizia il suo viaggio. Entrare alla scuola pubblica, ove si opera senza discriminazioni e senza indirizzi confessionali, è il primo passo di ogni individuo che voglia imparare l’alterità e la condivisione; è il primo passo di ogni essere umano per diventare uomo, per diventare donna».
Dall’altra parte ci sono le lobby, i poteri forti e mi sento di dire, la cultura della violazione dei principi costituzionali, il fronte del mantenimento della convenzione: alti prelati  come Bagnasco, politici di destra come Sacconi, l’ex ministro Anna Maria Bernini, tutta la giunta del Comune di Bologna capeggiata dal sindaco Virginio Merola, con in testa l’assessore coordinatore di Giunta Matteo Lepore, già dirigente delle cooperative “rosse”, e Romano Prodi, con  un intero partito il Pd, che paga le proprie contraddizioni interne e una deroga ormai decennale al principio della laicità e del senza oneri per lo Stato.
Il tema in discussione comunque riveste un’ importanza che va ben al di la della questione locale e del diritto all’istruzione, che deve essere comunque garantito a tutti, sono in gioco infatti i principi costituzionali sul diritto di accesso ai servizi fondamentali da parte di tutta la cittadinanza. Senza privilegi di sorta.
Il diritto all’istruzione e quello alla salute sono, tra i diritti fondamentali sanciti dagli articoli 33 e 32 della Costituzione italiana, unitamente al diritto al lavoro, quelli più sotto attacco. I soldi pubblici, quelli a cui tutti contribuiamo con le nostre tasse, vengono abilmente trasferiti a strutture private, generalmente in mano a grandi gruppi economici e a potenti istituti religiosi che sfruttano l’occasione che gli viene data dallo Stato per arricchirsi e formare, forse sarebbe meglio dire plasmare, i cittadini del futuro.
Si obietterà che la sanità e la scuola pubblica hanno un costo elevato, quasi insopportabile per il nostro paese e che il privato consente uno sgravio dai costi della comunità. Ma io mi chiedo, se fosse proprio così come ci viene venduta, i magnati della sanità e gli istituti religiosi, aprono ospedali, laboratori, cliniche, scuole e università per filantropia? Per aiutare il povero Stato Italiano che non ce la fa?
Come mai fanno a gara per aggiudicarsi gli appalti in questi settori, investendo milioni, e non tutti propriamente in trasparenza? Le scuole private dovrebbero garantire, a chi se lo può permettere un’istruzione che, come recita la Costituzione, «… ai  loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali» ed invece molto spesso sono dei diplomifici nei quali le famiglie  «investono» migliaia di euro per assicurare a giovani svogliati un pezzo di carta che gli consenta di presentarsi con un titolo nell’azienda di famiglia. Le cliniche private, che ricevono sovvenzioni milionarie dalle Regioni, utilizzano i fondi per garantire soggiorni piacevoli ad amministratori compiacenti o per trasferimenti all’estero di denaro che avrebbe potuto e dovuto essere utilizzato diversamente, a volte lasciando buchi di bilancio considerevoli, come nel caso San Raffaele e Maugeri, lasciando poi allo Stato il compito di garantire quei poveretti che si sono visti licenziare da un giorno con l’altro senza alcuna responsabilità.
Sanità e Scuola privata prendono sovvenzioni dallo Stato, i soldi dei cittadini e li utilizzano per fare profitto, a danno delle strutture pubbliche che oramai il nostro Stato in mano a collusi, impresentabili e soggetto a conflitti d’interessi colossali non può più garantire. Per questo il referendum di Bologna riveste una grande importanza; non sono in gioco solo le rette per i  1700 bambini coinvolti, ma un più generale confronto per riportare secondo i dettami costituzionali i diritti dell’individuo in materia di Istruzione e Salute.   

martedì 21 maggio 2013

Il PD e la rappresentanza dei lavoratori.

Sabato alla manifestazione per il lavoro organizzata dalla FIOM si è notata un’assenza importante, a  onor del vero non è la prima volta che ciò succede, ma in questo momento storico nel quale i lavoratori vivono  sempre più precariamente  il loro status, sarebbe stato importante esserci. Parliamo dell’assenza del PD, di chi se no!
Ma cosa aspettarci da un partito che in questi anni ha prima nicchiato sul tentativo  riuscito di Sacconi di dividere il sindacato, di separare CISL e UIL dalla CGIL, facendo firmare accordi separati che non hanno avuto effetti positivi sul mercato del  lavoro, anzi l’emorragia di posti di lavoro è via via aumentata, e a mettere l’uno contro l’altro i lavoratori. Cosa dire poi di come è stato gestito politicamente l’accordo FIAT , seguito a un referendum, fortemente voluto da Marchionne, il cui quesito era  un ricatto bello e buono che ha portato ad estromettere dalle fabbriche la FIOM e i suoi iscritti? I rappresentanti del PD si sono sperticati in elogi a Marchionne, grande manager che avrebbe investito miliardi di euro e fatto ripartire l’industria dell’auto , da Fassino a Renzi, da D’Alema a Chiamparino; sembra ancora di sentirli, tutti ad applaudire Sergio Marchionne, «che ha preso quella macchina ingrippata che era diventata la Fiat e l’ha salvata», per dirla con Sergio Chiamparino; appena qualche  anno fa D’Alema la vedeva così: «Ho sempre pensato che il destino della Fiat fosse quello di una forte internazionalizzazione e Marchionne lo sta facendo nel modo migliore» , così anche Piero Fassino che nel 2006 definiva Marchionne un «vero socialdemocratico» , poi le parole di Valter Weltroni «Marchionne ha posto con chiarezza il problema», spiegava l’ex sindaco di Roma ancora nel 2011, «ci vuole un contratto di lavoro costruito più a ridosso dell’organizzazione aziendale».L’ad del gruppo Fiat ha dovuto però gettare la maschera, nessun investimento in Italia, confermando le preoccupazioni della Fiom, unica, in questi anni, a non subire il fascino del manager abruzzese e delle promesse sul futuro degli stabilimenti italiani, oramai chiusi o funzionanti a scartamento ridotto con migliaia di dipendenti in cassa integrazione.
Intanto il PD, ma forse ormai dovremmo chiamarlo PDDL (Partito Democratico Delle Libertà), si è prima piegato al volere del Governo dei Tecnici attraverso l’approvazione della riforma delle pensioni, dimenticandosi gli esodati e votando la “legge Fornero” che ha ulteriormente contribuito alla perdita di migliaia di posti di lavoro, ora si appresta a condividere con Berlusconi la politica dei prossimi mesi. Il tutto penalizzando quella parte di popolazione che dice di rappresentare.
Cosa dire quando Beppe Grillo, rivolgendosi agli elettori del PD, chiede loro di votare il M5S e lasciare un partito che oramai non li rappresenta più? Sentire il programma dei cinquestelle  sembra l’unico in difesa  dei lavoratori e della parte sana del paese che non sa più dove sbattere la testa.  Si profila quindi un grande cambiamento, da una parte un partito, il PD, che sembra aver deciso di stare dalla parte dei privilegi abbandonando quella classe operaia e lavoratrice che lo aveva fatto grande, dall’altra un movimento nato da poco che unico, si prende carico di lottare per il bene comune, contro gli sprechi, contro i privilegi assumendo il ruolo di rappresentanza che altri hanno abbandonato.

sabato 18 maggio 2013

Il PD e il tradimento degli elettori

Vi ricordate il programma elettorale del PD?
Attuazione democrazia paritaria con il riconoscimento della soggettività femminile; lotta all’evasione fiscale, ai reati ambientali ed alla corruzione; sostegno agli inquirenti e associazioni contro la mafia e la criminalità; norme stringenti in materia di conflitto d’interessi, legislazione antitrust e libertà d’informazione; riforma dei partiti e riduzione del finanziamento pubblico; revisione del sistema fiscale del mondo del lavoro che contempli minor peso su lavoro e impresa attingendo ai grandi patrimoni finanziari e immobiliari; politiche fiscali a sostegno dell’occupazione femminile; piano straordinario contro la dispersione scolastica, varo di misure per il diritto allo studio, promozione della ricerca scientifica; politica industriale integralmente ecologica; beni comuni, acqua, energia, patrimonio culturale e ambientale da sostenere e valorizzare.
Il tutto raggiunto attraverso una serie di riforme di cui si è ovviamente persa traccia, come per esempio l’introduzione del salario minimo, la riforma degli ammortizzatori sociali che devono riguardare tutti, non solo i lavoratori dipendenti. L’adeguamento delle aliquote di finanziamento degli oneri sociali pagati dai datori di lavoro in relazione al numero dei dipendenti assunti con contratti a termine. Fissazione di un’indennità di conclusione dei contratti a carico dei datori di lavoro.
Riduzione al 20 per cento dell’aliquota sullo scaglione di reddito più basso, oggi al 23 per cento e riforma delle detrazioni fiscali: oltre che per livello di reddito, si devono differenziare secondo le età (a vantaggio dei giovani e degli ultra-settantacinquenni, in particolare non-autosufficienti) e secondo le diverse responsabilità familiari. Detrazione fiscale per donne lavoratrici con figli minorenni
Riduzione al 20 per cento della tassazione del reddito ordinario d’impresa.
Benchmarking per ciascuna amministrazione centrale con verifica dei risultati .Indicatori di efficienza delle strutture pubbliche. Riscrittura del decreto per gli incentivi fiscali alle fonti rinnovabili di energia
Riavvio della strategia di liberalizzazione dei servizi, con priorità alla liberalizzazione della distribuzione di carburanti. Standard Retributivo Europeo ed una più equilibrata distribuzione del reddito da lavoro.

Questo è quello per cui gli elettori del centro sinistra hanno votato il PD; speravano in una politica di cambiamento orientata ad una vera giustizia, alla lotta ai privilegi, alla parità di genere, alla salvaguardia dell’ambiente e alla ripresa della scuola, alla ripresa del lavoro ed ad una vera battaglia contro l’evasione e la corruzione, alla salvaguardia dell’ambiente e dei beni comuni, ad uno stato più equo che smettesse di accanirsi sui più deboli.
Ed invece ci ritroviamo a fare i conti con un Governo «del Presidente» che indifferente alla richiesta di cambiamento, giunta a gran voce dal paese, ripresenta gli stessi provvedimenti che hanno un unico denominatore in comune: non cambiano niente,
Nella tornata elettorale il PD ha perso circa tre milioni di elettori, tanti dei quali confluiti nelle file del M5S che ha avuto il merito di lanciare per primo tutta una serie di sfide, da quella sul finanziamento pubblico ai partiti e del reddito di cittadinanza, sino alla salvaguardia dell’ambiente passando attraverso la valorizzazione della scuola e della sanità pubblica. Adesso cosa ci aspettiamo che avvenga dopo che il Consiglio dei ministri del Governo Letta ha approvato la sospensione dell’IMU sulla prima casa (voluta fortemente dal PDL) e che si prospettano una serie di provvedimenti tendenti a salvaguardare l’illegalità attraverso condoni e leggi salva privilegi?
Il PD si trascina al congresso dando il timone della propria corazzata, ormai male in arnese in un mare in tempesta, ad un vecchio capitano di peschereccio, che altro non può fare che tentare di non andare alla deriva, spaventato anche solo all’idea di provare a toccare il timone.
Gli elettori avevano scelto per il cambiamento e si ritrovano a dover prendere una medicina i cui effetti sono molto peggiori del male che bisogna curare, traditi da un partito che ha perso la sua identità, con troppi comandanti, ognuno dei quali cerca di portare la nave nella direzione dei propri interessi  che purtroppo non sono gli stessi del Paese e nemmeno dei propri elettori!

venerdì 17 maggio 2013

La potente macchina mediatica di Fininvest e il paese in rovina.

Giornali e televisioni di famiglia schierati al gran completo per tentare di dimostrare che Silvio Berlusconi è un perseguitato, dopo la sentenza di condanna a 4 anni per evasione fiscale in secondo grado di giudizio e la requisitoria del P.M. Boccassini nel processo “Ruby”, nella quale sono stati chiesti sei anni di reclusione e la interdizione perpetua dai pubblici uffici, uno dopo l’altro i canali Mediaset e la stampa asservita al dominus si sono fatti in quattro per cercare di sminuire la portata degli addebiti e far passare il leader del PDL come un perseguitato.
Uno speciale di 2 ore intitolato “La guerra dei 20 anni: Ruby, ultimo atto”, in onda su Canale 5, seguito da una lunga intervista a Marina Berlusconi su Panorama hanno dato il là alla controffensiva di Berlusconi contro la Magistratura. Con gli altri fronti aperti come il caso UNIPOL  e la compravendita di Parlamentari in cui il leader del PDL è sotto giudizio, anche gli amici deputati e senatori del Centro destra si sono dati subito da fare per presentare delle proposte di legge per limitare le intercettazioni telefoniche e per inserire la responsabilità civile (personale) dei magistrati.
Mentre il paese grida la sua sofferenza, secondo gli ultimi dati ISTAT, c’è un incremento costante dei disoccupati (11,5%), soprattutto tra i giovani (38,4%); i dati Confindustria certificano che le imprese chiudono ad un ritmo di 41 al giorno, mentre il tasso di povertà è in aumento, tanto che le famiglie in condizioni di povertà relativa sono l'11,1%, ben  8,2 milioni di individui poveri, ci si occupa di salvare un solo uomo. Ministri del Governo Letta in piazza a Brescia contro la Magistratura, mentre cittadini, lavoratori, imprenditori si tolgono la vita perché non ce la fanno più!  Altro che «per il bene del paese»,  ancora una volta l’egoismo della casta, dietro un ben orchestrato battage di notizie, interviste, filmati tendenti a nascondere le responsabilità ed a spostare l’attenzione dell’opinione pubblica, prende il sopravvento sulle necessità del mondo reale.

domenica 12 maggio 2013

Un’altra triste pagina italiana.

Ieri è andata in scena l’ennesima brutta pagina della politica italiana, la manifestazione del PDL a Brescia, fintamente presentata come campagna elettorale per le elezioni amministrative in quella città, si è si è rivelata immediatamente in un’altra occasione di attacco contro la magistratura da parte di Berlusconi, ancora una volta una manifestazione ad personam!
Ma questo dovevamo aspettarcelo, dopo la manifestazione dei parlamentari del PDL sui gradini del tribunale di Milano, dopo gli attacchi continui dalla stampa di casa verso i magistrati, questa iniziativa ci sembra solo una conseguenza naturale alla quale oramai dovremmo essere abituati da tanti, troppi anni. L’altro aspetto grave di questo episodio è la presenze alla manifestazione di ministri del Governo Letta che con la loro partecipazione ed i loro applausi, si schierano apertamente contro uno dei poteri dello Stato, quello Giudiziario, caposaldo della Costituzione Repubblicana a cui questi ministri hanno giurato fedeltà.      Di fronte a queste ignobili manifestazioni contro magistrati che non hanno fatto che il loro dovere, nonostante le intimidazioni continue,  condannando un grande evasore applicando la legge ci saremmo aspettati che le più alte cariche dello stato prendessero posizione. Invece niente.   Grandi reazioni contro Grillo quando ha bollato come «golpettino» l’accordo tra PD e PDL, ore di trasmissioni televisive e titoloni sulle prime pagine dei giornali per attaccare il prof. Becchi, simpatizzante del M5S, per aver detto durante una trasmissione radiofonica  «Se qualcuno fra qualche mese prende i fucili non lamentiamoci, abbiamo messo un altro banchiere all'economia». Niente se si tenta di far passare, con il bene placet di Ministri della Repubblica,  la magistratura come un manipolo di eversivi!
In fondo cosa dobbiamo aspettarci da persone che in parlamento hanno sostenuto che Ruby era la nipote di Mubarak?
Se hanno sostenuto questo possono anche sostenere, come hanno fatto, che la crisi non c’è, che la mafia è solo un nome, che l’evasione fiscale è legittima e …che Berlusconi è innocente, per definizione!

domenica 5 maggio 2013

La mafia al potere.

La promozione di Gianfranco Micciché a Sottosegretario alla Pubblica Amministrazione e Semplificazione del Governo Letta, è stato il primo passo per indicare che i mafiosi adesso sanno di nuovo per chi votare.
Il segnale che i clan aspettavano è arrivato poi chiaro e forte quando lo stesso neo Sottosegretario ha pubblicamente ringraziato per la sua promozione Raffaele Lombardo e Marcello Dell’Utri, il primo inquisito e il secondo condannato per  associazione mafiosa. Adesso la strada è spianata lo Stato si assoggetta al volere mafioso altro che trattativa tra Stato e mafia, intercettazioni bruciate ed incarichi scandalosi danno il la agli affari mafiosi e la conferma l’abbiamo dalla storia recente. Quando, il 24 agosto 2001, l'allora Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pietro Lunardi sostenne che "con mafia e camorra bisogna convivere", Miccichè lo difese dichiarando che "se per fare gli appalti dovessimo aspettare che finisca la criminalità mafiosa allora non partiremmo mai"
Ma quanti sono d’accordo nel sostenere la bontà di questo incarico, dovrebbero anche sapere che l’8 agosto 2002 venne diramata un'informativa dei Carabinieri che sostanzialmente accusava Gianfranco Miccichè di farsi recapitare periodicamente della cocaina presso gli uffici del ministero delle Finanze, in cui all'epoca ricopriva il ruolo di vice ministro. L'informativa fu emessa in seguito ad indagini testimonianti le "visite" che il presunto corriere Alessandro Martello faceva indisturbato presso il ministero. Anche le intercettazioni confermerebbero la versione degli organi di polizia.
Un uomo in mano ai pusher! Bella garanzia per gli italiani!
Quale Governo di larghe intese, quale Governo di pacificazione, si deve parlare di Governo di sottomissione alla malavita organizzata; e mentre gli organi di stampa sono tutti concentrati a portare in primo piano la questione dell’IMU, sottobanco, all’oscuro di tutti i cittadini, si stanno compiendo le peggiori nefandezze.
Le parole legalità, equità, giustizia, ambiente e lavoro che tanto ci avevano illusi prima delle elezioni, dobbiamo scordarcele; lo scenario pensato da Napolitano e realizzato dalla coalizione PD e PDL ma orchestrato da Berlusconi  è il peggiore possibile.
Porte aperte ai disonesti ed alla grande Convenzione che modificherà la nostra Carta Costituzionale: mafia, camorra e ndrangheta ringraziano!

sabato 4 maggio 2013

Non ci resta che resistere!

Quando la realtà diventa  peggiore dei più temibili presagi, cosa ci resta da fare?
Quello che ci si poteva aspettare ma che non si osava credere fosse possibile si è avverato, basta leggere il nome dei sottosegretari per verificare la spartizione di poltrone e poltroncine assegnate indipendentemente dalle specifiche competenze che pure in questi casi sarebbero indispensabili, ma solo come premio per essere stati fedeli a questo o  quel leader di partito o di corrente. In piena emergenza, durante la peggiore crisi dal dopoguerra, ci troviamo con una pattuglia di concussi, amici dei mafiosi, corruttori e cocainomani, plagiatori e bugiardi, affaristi di pochi scrupoli, palazzinari abusivisti…..; pensavamo ad un cambiamento e ci ritroviamo con  il concretizzarsi del peggiore degli incubi, la necessità  di uscire dall’apnea, pena la morte, con la mano di chi dovrebbe aiutarti ad uscire dall’acqua che ti tiene la testa sotto!
Che fare? Resistere, resistere,  resistere; e se non ce la facciamo più prendiamo la mano di chi ci impedisce di riemergere e portiamolo sott’acqua.  Non lasciamo che impediscano alle forze sane di emergere, di cambiare le cose e al paese di rinascere.

venerdì 3 maggio 2013

Ogni giorno mille vite spezzate!

Non passa giorno senza sentir parlare di aziende che chiudono, di perdita di posti di lavoro, di code sempre più lunghe presso le opere assistenziali e di persone che si suicidano. Ma queste informazioni ci vengono date con il contagocce, filtrate, manipolate, tanto da sembrare la normalità. Intanto chi ci governa, indegnamente dico io, si preoccupa di non fare niente che possa migliorare la situazione della gente; ma c’era d’aspettarselo, un governo nato in barba ai desideri dell’elettorato non può che continuare nell’opera di distruzione del paese, mantenendo per se e per la “casta” privilegi e benessere.  Forse siamo stati ad un passo da un cambiamento epocale, ma grazie all’intervento di poteri forti, coalizzati intorno al nome di sua maestà Napolitano, tutto è tornato come prima, peggio di prima. La lista Civica di Monti che rappresenta, si può dire a ragione, solo se stessa e poche decine di ricchi ma potenti elettori e che probabilmente in una prossima tornata elettorale sparirà del tutto. Il PDL, il partito che si identifica con una sola persona, formato da yes-man nominati dal leader,  ha ripreso in mano la situazione e tiene come si tiene una marionetta il governo firmato E.Letta, pronto a lasciare i fili non appena abbia sentore che di questo burattino se ne possa fare a meno.  Il PD che ha tradito il suo popolo e le sue prerogative in cambio di porzioni di potere, gli avanzi che si lasciano ai cani, accettando di fare il governo con gli stessi che fino al giorno prima aveva dichiarato di avversare; baci e abbracci durante il voto di fiducia: la vergogna da tempo non risiede più qui.
Chi si sta occupando della gente? Milioni di persone sotto la soglia di povertà, migliaia di aziende costrette a chiudere, migliaia di famiglie ridotte sul lastrico dalla perdita del posto di lavoro e LORO di cosa si stanno occupando? Della abrogazione, sospensione, restituzione dell’IMU! Ma cosa se ne fa la gente di cento o duecento euro quando non ha uno stipendio, quando ha perso la casa, il lavoro e, a volte, la voglia di vivere? Non sono solo i morti e sono tanti che ci danno il senso della tragedia che il paese sta vivendo, ogni giorno migliaia di persone muoiono dentro, come muore chi ha perso la speranza nel futuro. Per molti un futuro avvolto da una cappa di nebbia impenetrabile.
Chi ci aiuterà a vedere di nuovo il sole?