Tanti commentatori definiranno il voto delle amministrative, anzi meglio sarebbe definirlo il non voto, un segnale dell’antipolitica. Ma io credo che l’astensione sia un voto altamente politico, è l’indicazione chiara di milioni di persone, la maggioranza relativa, che non si sentono più rappresentate.
I dati, ancora provvisori, ci dicono di un 40% del totale degli aventi diritto che non si sono recati alle urne, non hanno votato per nessun candidato, credo non per mancanza di fiducia nel singolo quanto per una sfiducia completa nel sistema. Un sistema che se ne frega del bene dei cittadini, non mantiene quanto promette durante la campagna elettorale ma ha il solo scopo di garantire una continuità nei privilegi di pochi a danno del bene comune.
Soldi pubblici rubati, privilegi assegnati a pioggia così come posti di lavoro e consulenze inutili fatti avere a parenti ed amici. Il centro destra ed il centro sinistra che si danno battaglia, a parole e nei manifesti elettorali, poi si ritrovano a braccetto nella spartizione; ed anche coloro che a questo banchetto non hanno partecipato, come il M5S, subiscono comunque la disaffezione dei cittadini che dai grillini si aspettavano, non so se giustamente o meno, qualcosa di più.
Aspettiamoci di sentire i soliti ritornelli, «L’astensionismo ci ha penalizzato….»,«Abbiamo vinto anche per chi si è astenuto…»,« Abbiamo tenuto nonostante l’astensione…», frasi buone per tutte le situazioni; ci saranno finte analisi dei risultati, si dirà che bisogna fare qualcosa per riavvicinare i cittadini alla politica, che non tutti i partiti sono uguali ma poi, una volta raggiunta la poltrona di sindaco ci si dimentica dei cittadini e dei loro bisogni. E soprattutto ci si dimentica che la parola politica, come dice Aristotele, significa «l'amministrazione della polis per il bene di tutti». E non per quello dei soliti!