Non cercare di diventare una persona di successo, ma piuttosto una persona di valore (Albert Einstein)

mercoledì 1 gennaio 2014

Basso profilo per l’ottavo discorso di Napolitano

Chi si aspettava un discorso che toccasse i principali problemi dell’Italia e che desse agli Italiani un minimo di speranza per un prossimo futuro un po’ meno difficile è stato deluso. Giorgio Napolitano nel suo ottavo discorso, il primo dopo la inusuale rielezione, ha elencato una serie di tematiche che gli sono state sollecitate dagli italiani che in questi mesi «hanno inoltrato al Quirinale migliaia di lettere al Capo dello Stato». Si parte da chi ha perso il lavoro ma che non ha più l’età per ritrovarlo, a chi vive da precario rischiando di restarlo per tutta la vita, sino ad arrivare al tema degli esodati «che chiedono di non essere dimenticati». Nient’altro, non un accenno al numero dei poveri che continuano ad aumentare, non una parola su coloro che si tolgono la vita perché hanno perso il lavoro e con esso la propria dignità, nessuna segnalazione di un Italia che si impoverisce, mentre c’è un’altra Italia che si arricchisce sulle spalle di questa gente che soffre. Dichiara un successo l’azione di Governo che ha permesso all’Italia di non cadere più in basso, sostiene l’importanza delle riforme che devono essere fatte e di quelle avviate come la riduzione del Finanziamento pubblico ai partiti e la eliminazione delle provincie.
Insomma il Presidente incensa il suo operato, quello dei suoi uomini e del suo governo, richiama per una frazione di secondo la situazione terribile della «terra dei fuochi» , senza accenni alle tante morti per tumore avvenute in quei territori ma si spertica a elogiare i militari nelle missioni all’estero e ricorda che i due marò detenuti in India, di cui fa nome e cognome, non saranno dimenticati.
Non una parola contro la corruzione diffusa a tutti i livelli, solo un accenno alla lotta alla criminalità organizzata ma niente contro l’evasione fiscale e solo un laconico e mesto «resterò al mio posto sino a quando le riforme saranno attuate e sino a quando le forze me lo consentiranno».
Ma a fare che?

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