Non cercare di diventare una persona di successo, ma piuttosto una persona di valore (Albert Einstein)

mercoledì 29 gennaio 2014

Abolite quei Ministeri

Oramai sono anni che il Ministero dello Sviluppo Economico  e il Ministero del Lavoro nel nostro paese, se non dannosi, sono quantomeno inutili. Non è un caso che è difficile per qualsiasi italiano ricordarsi i nomi di qualcuno dei Ministri che hanno ricoperto questi incarichi, se non con rare eccezioni e solo per figuracce o malefatte. Per esempio, chi si ricorda che è stato Ministro del Lavoro Roberto Maroni o Antonio Bassolino o Cesare Damiano? Credo veramente in pochi, naturalmente sono passati senza lasciare segno! Ma molti si ricorderanno Maurizio Sacconi ed Elsa Fornero; il primo ha steso tappeti rossi a Marchionne permettendogli di distruggere migliaia di posti di lavoro, appoggiando il suo diktat nei confronti dei lavoratori FIAT, credendo alle promesse di futuri investimenti , senza nemmeno chiedere uno straccio di piano industriale!  La Signora Fornero, giunta con il Governo Monti, sarà invece ricordata, oltre che aver pianto in diretta durante la conferenza stampa in cui presentava la sua riforma delle Pensioni, lacrime e sangue per i lavoratori, per aver impedito ad una intera generazione l’accesso al lavoro  , così come ci ricorderemo tutti che  si è dimenticato qualcosa come 160.000 esodati!  
Proseguendo nella nostra disamina chi si ricorda questi Ministri dello sviluppo economico e dei loro provvedimenti, Enrico Letta, Antonio Marzano, Claudio Scajola, Pier Luigi Bersani, Paolo Romani, Corrado Passera e, dulcis in fundo,  Flavio Zanonato? Di quest’ultimo nessuno saprebbe nemmeno che esiste se non fosse che alcune migliaia di lavoratori della Electrolux italiana rischiano di perdere metà dello stipendio grazie al solito diktat della multinazionale che ritiene di dover livellare gli stipendi dei lavoratori italiani a quelli polacchi, senza che questo signore si degni di prendere posizione!
Eppure la Costituzione, non a caso, nei principi fondamentali, all’articolo 1 recita: L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
E l’articolo 35 insiste: La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro.
Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero.

E prosegue con l’articolo 36: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.

Ma questi Ministri che hanno giurato sulla Carta Costituzionale, la hanno anche letta?

Qualsiasi impresa estera si avvicina al nostro paese avendo la consapevolezza di quanto sia facile depredare le ricchezze italiane, ricattare i lavoratori senza che nessuno faccia la benché minima resistenza, se non i poveri  lavoratori che, abbandonati a se stessi , il più delle volte, soccombono. Così come soccombe il nostro Stato, costretto poi a correre ai ripari cercando di salvaguardare con gli ammortizzatori sociali la vita degli ex dipendenti. Naturalmente ricorrendo alla cassa integrazione, la via più facile, senza il minimo tentativo di salvaguardare il patrimonio Italia che oramai è ridotto al lumicino.
Così quello di Electrolux è l’ultimo di una serie di atti che in questi anni anche altre aziende hanno compiuto:   Ericcson per esempio, 335 esuberi con il ricorso, per 12 mesi, al contratto di solidarietà che permette, grazie all’intervento statale, di ridurre l’impatto della riduzione salariale, ma  comporta una diminuzione del reddito che incide su redditi medio-bassi. Poi Omsa, quella delle calze, con la delocalizzazione minacciata  e poi di fatto realizzata con la chiusura, sia pure impegnandosi alla ricollocazione delle sue operaie. E ancora  Pompea che ha annunciato 200 esuberi in due stabilimenti per spostarsi in Serbia. Lo spauracchio della delocalizzazione è stata Utilizzato anche dalla Indesit ,dalla Menarini di Firenze. E poi il caso Sardegna  dove le aziende come  l’Alcoa con oltre 400 lavoratori in cassa integrazione, l’Eurallumina che ne ha oltre 300, il Carbosulcis  che si trova a dover gestire i suoi 400 minatori.  E l’elenco potrebbe proseguire con le aziende che dopo aver fatto shopping  in Italia , hanno trasferito il Know-how, nei loro paesi e poi chiuso o ridotto le attività produttive, come le Acciaierie Terni che uniche al mondo a produrre alcune tipologie di  acciai speciali sono state acquisite e poi spolpate dalla Tyssen Krupp!  
Nel 2013 i lavoratori lasciati a casa per l’intero anno sono stati 515 mila con oltre un miliardo di ore di cassa integrazione  e circa 8 mila euro medie in meno in busta paga l’anno; se questi sono i risultati raggiunti dai nostri Ministeri dello Sviluppo e del Lavoro allora lasciatemi dire che forse è meglio abolirli, lasciare che le trattative siano tra privati e sindacati e magari risparmieremmo qualche centinaio di milioni di euro in inutili compensi….magari mettendoli in cassa integrazione!

domenica 26 gennaio 2014

Oggi come ieri

Quando vent’anni fa Silvio Berlusconi annunciava la sua discesa in campo, tanti di quelli che oggi leggeranno questo articolo erano dei bambini che andavano a scuola e che quindi hanno potuto provare sulla propria pelle solo questo tipo di politica, questo modello di società. Nello stesso tempo tanti erano quelli che speravano in un’Italia migliore, senza sprechi, senza corruzione, insomma più giusta.

Si veniva per chi non lo sapesse dalla stagione di “Mani pulite”, cioè dagli anni in cui un pool della Procura della Repubblica di Milano, formato dai magistrati Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo, Francesco Greco, Gherardo Colombo, Tiziana Parenti, Ilda Boccassini e guidato dal procuratore capo Francesco Saverio Borrelli e dal suo vice Gerardo D'Ambrosio , attraverso delle approfondite  indagini portarono alla luce un sistema di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti ai livelli più alti del mondo politico e finanziario italiano. Furono coinvolti ministri, deputati, senatori, imprenditori, perfino ex presidenti del Consiglio (Bettino Craxi, Arnaldo Forlani). Indagini che portarono all’annientamento quasi totale dei partiti dell’epoca ed all’inizio di quella che è stata chiamata Seconda Repubblica.

Dapprima la reazione della gente comune all’annuncio dell’intenzione di entrare in politica di un uomo che veniva dal mondo dell’impresa che con gli immobili e con le televisioni aveva fatto strada, fu di sollievo, fu un segnale di cambiamento di cui l’opinione pubblica aveva bisogno. Insomma questo annuncio fu accolto come un ventata d’aria fresca da parte di molti italiani, anche se già i più attenti o i più informati mettevano in guardia osservando come questo imprenditore, Silvio Berlusconi, avesse goduto di favori, di norme e leggi che avevano favorito il successo delle sue imprese.
Ma gli italiani, molti italiani, stanchi di una politica piena di ladri e corrotti, resi incapaci di reagire da un potere mediatico molto forte, che rappresentava ogni giorno una vita irreale, che sviava dai problemi per presentare gossip, si lasciarono irretire e andarono in massa a votare per il nuovo partito e per il suo leader.

A distanza di vent’anni i piccoli di allora sono cresciuti e gli italiani che avevano sperato in un cambiamento sono invecchiati. Ci ritroviamo per certi versi con una situazione analoga, probabilmente peggiore, corruzione e concussione a tutti i livelli, tutte le speranze di allora bruciate in un vortice di inganni perpetrati a danno dei più deboli  e incompetenza dovuta alle scelte dei leader di circondarsi di mezze tacche, che ha portato l’Italia ai più bassi livelli di considerazione internazionale di sempre, e adesso anche un piccolo uomo come Renzi, solo perché è giovane, solo perché annuncia cambiamenti, per poi chiedere il permesso a Berlusconi, sembra essere una soluzione, una ventata d’aria fresca.
Fortunatamente ci sono tanti italiani che hanno compreso la truffa  a loro danno; i giovani che sono cresciuti e finalmente si rendono conto di quello che succede e i meno giovani  che sono usciti dal letargo e vogliono riprendere in mano la situazione, stanchi di delegare, vogliono lottare per cercare delle soluzioni diverse, un modo nuovo di affrontare le cose, non più da sudditi ma da cittadini che possono determinare il futuro del paese.

Questi cittadini non permetteranno ad un altro imbonitore di piazza di impadronirsi della nostra vita e del nostro futuro .

domenica 12 gennaio 2014

Un pallone gonfiato

Che delusione, quando si scopre che quello che si era tanto atteso non corrisponde alle aspettative, anche a quelle di chi come me è sempre stato scettico, quando non ostile, alla cavalcata di Renzi verso la leadership del Partito Democratico quale trampolino per la candidatura a Presidente del Consiglio.

L’Italia cambia verso è stato lo slogan della campagna per l’elezione a segretario del PD di Matteo Renzi, ma sinora non ci sono segnali in tale senso; il PD è il primo partito italiano e il principale partito nella strana maggioranza, strana ma non troppo visto che oramai sono oltre due anni che centro destra e centro sinistra si dividono la torta, eppure il suo segretario non prende posizioni decise su niente di rilevante.
Dovrebbe sapere Renzi che per qualsiasi riforma che si voglia attuare, l’importanza del rispetto delle regole, il rispetto delle leggi e la credibilità di chi queste riforme le propone è fondamentale. Ebbene cosa si aspetta ad estromettere tutti coloro che non hanno rispetto ne delle regole ne delle leggi? Come mai Alfano è ancora al suo posto dopo aver consentito il rapimento della Shalabayeva? Come mai la Cancellieri è ancora al suo posto dopo aver telefonando ai famigliari del delinquente Ligresti, in quel momento in carcere,  proponendosi come supporto per qualsivoglia azione tendente ad aiutare la famiglia del bancarottiere?  Come mai non sono stati presi provvedimenti politici nei confronti della De Girolamo che con atteggiamento mafioso comandava una visita ispettiva per favorire uno zio in un appalto?
Dall’enfant prodige Matteo Renzi nessuna posizione decisa, già dai primi passi si rivela per quello che è, cioè un arrivista che ha colto il momento giusto e il modo giusto per proporsi e prendersi la piazza. Proposte poche, senza contenuti e senza il coraggio di chi vuole realmente cambiare.
Caro Matteo, non proporre a Grillo di accettare le tue proposte quando sai che sono inaccettabili, agisci invece come hai promesso, chi sbaglia paga, chi non rispetta le regole è fuori, il finanziamento pubblico ai partiti restituiscilo e non essere transigente con chi all’interno del tuo partito riveste doppie cariche, fa passare emendamenti truffaldini continuando nella logica della spartizione che ci ha portato in questa situazione.
La questione morale in Italia è talmente importante che non può più essere rinviata;  la grave crisi della nostra economia è direttamente dipendente dai comportamenti disonesti che permeano gran parte della nostra società, con una prevalenza nei palazzi del potere e nell’amministrazione pubblica. Oramai tutti hanno contezza che solo fermando questo assalto alla diligenza si potranno trovare risorse per far riprendere un minimo di sviluppo all’Italia e un po’ di fiducia e speranza agli italiani.
Un po’ di coraggio segretario,  per non essere ricordato solo come un giovane rampante pallone gonfiato.  

sabato 11 gennaio 2014

Corruzione e malaffare: fisiologici

Come pensiamo di poter cambiare le cose, noi italiani siamo fatti così, bisogna riconoscerlo, sembra che ci scandalizziamo di fronte a questo o quel politico che agisce male, a questo o quell’amministratore pubblico che ruba, ma in fin dei conti quando capita ci comportiamo tutti, o quasi, come loro. Come direbbe Verdini «cosa c’è di male a pagare 800.000€ in nero; in Italia è una consuetudine»
Certo in questi ultimi anni le cose sono andate peggiorando e sembra di essere finiti in un vortice senza fine, dall’inchiesta di mani pulite, dei primi anni novanta, che ha scoperchiato un sistema di tangenti diffuso soprattutto nei partiti che si finanziavano tramite l’aumento dei costi degli appalti pubblici, inchiesta che ha determinato la fine della prima repubblica, sino agli scandali di questi anni duemila, malaffare diffuso a tutti i livelli dell’amministrazione pubblica, corruzione, sottrazione di denaro pubblico, favoritismi milionari ad amici e parenti, di cui è difficile stilare una lista anche minimamente esaustiva.
Tutti i giorni un nuovo caso, tutti i giorni un politico, un amministratore è implicato nel malaffare o in comportamenti inqualificabili a tutti i livelli e per qualsiasi importo, Dal post terremoto in Abruzzo, in un intercettazione l’assessore del comune dell’Aquila Lisi parlando con un architetto afferma che il terremoto è «un colpo di culo», per arrivare agli scontrini e alle ricevute dei pasti, come quelle che vengono contestate al deputato del PD Ernesto Carbone, da parte del Collegio Sindacale di Sin (Sistema Nazionale Integrato per lo sviluppo dell’Agricoltura) per il periodo in cui ne è stato presidente. Gli vengono contestati quasi 15 mila euro spesi nell’arco di sei mesi nei migliori ristoranti di Roma, con botte da 130 euro per un solo pasto, passando dalle mutande verdi di Cota, presidente della regione Piemonte, comprate a Roma mentre lui era in missione all’estero al comando del Ministro De Girolamo alla ASL di Benevento per far assegnare l’appalto del bar dell’ospedale di Benevento a suo Zio,
Intanto i partiti si danno da fare per svuotare le carceri e rendere la custodia cautelare più difficile, inoltre come dice Alfredo Robledo, Procuratore Aggiunto a Milano, «..le denunce, però, sono pochissime. Quasi nessuno viene da noi a raccontare episodi di pressioni e tangenti. Li troviamo noi quasi per caso, lavorando sulla Pubblica amministrazione: dove tiri un filo, ti resta in mano la tela.»
E cosa peggiore continua «è perché viviamo in una società rassegnata, che non ha più alcuna fiducia nella giustizia. Perché dunque rovinarsi  la vita denunciando gli episodi di corruzione? Più comodo accettare il sistema, e magari cercare di ricavare qualche beneficio da questa situazione. Invece di denunciare, si porta a casa qualcosa».
«Il dilagare della corruzione …, è la fisiologia della nostra organizzazione sociale. Dipende da un eccesso di delega, senza alcuna partecipazione critica Così una classe dirigente senza storia, senza radici e senza cultura si è impossessata di un potere senza controlli e ne ha approfittato alla grande. Di questo è responsabile, dunque, anche il corpo elettorale che nella sua maggioranza ha accettato questa situazione. La corruzione generale relazionale senza controlli è insomma un problema strutturale, sociale, culturale.
Intanto il paese soffre, i delinquenti con il colletto bianco che  restano impuniti, riempiono i Comuni le Provincie, le Regioni e il Parlamento.

venerdì 10 gennaio 2014

Bravi Ministri

De Girolamo Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali?
Da Wikipedia : Nunzia De Girolamo, figlia di Nicola De Girolamo, direttore del Consorzio Agrario di Benevento, si è laureata in giurisprudenza all'Università La Sapienza di Roma. Conseguita la laurea, ha intrapreso la carriera forense, occupandosi di diritto civile, diritto del lavoro, diritto commerciale e bancario. Contemporaneamente alla pratica forense, ha collaborato con l'Università degli Studi del Sannio e con l'Università del Molise Si impegna in politica, diventando coordinatrice cittadina di Forza Italia a Benevento nell'ottobre 2007. Viene eletta deputato alla Camera dei Deputati nel 2008, nella lista del Popolo della libertà. Membro del Consiglio Direttivo del PdL alla Camera. È salita per la prima volta agli onori della cronaca per aver intrattenuto insieme con la collega Gabriella Giammanco, durante una delle prime sedute parlamentari della legislatura, uno scambio di bigliettini "galanti" col premier Silvio Berlusconi. Dal 28 aprile 2013 è ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Il 16 novembre 2013, contestualmente alla sospensione delle attività del Popolo della Libertà, aderisce al Nuovo Centrodestra guidato da Angelino Alfano.
Per adesso quello che abbiamo potuto conoscere dell’attività del ministro è l’operazione Ospedale di Benevento, nella quale dopo aver convocato i vertici della ASL a casa sua li ha gentilmente invitati a mandare un ispezione al bar dell’ospedale con lo scopo di farlo chiudere e darne l’appalto ad un suo zio. il Fatto Quotidiano  ha riportato quello che la De Girolamo ha ordinato ai rappresentanti della ASL, «….mandagli i controlli e vaffanculo…..facciamogli capire che un minimo di comando ce l’abbiamo».   Ma se è in cosi buoni rapporti con l’ambiente ospedaliero non avrebbero potuto darle il Ministero della Salute?
Zanonato Ministro dello sviluppo economico?
Da Wikipedia : Flavio Zanonato é cresciuto in un quartiere popolare, proviene da una famiglia operaia e cattolica. Il suo impegno politico inizia negli anni dei movimenti studenteschi. In breve tempo diventa consigliere comunale e segretario provinciale del Partito Comunista Italiano. Nel 1993 diventa per la prima volta sindaco di Padova. Verrà quindi rieletto sindaco nel 1995. Nel 1999 si candida alla riconferma, ma viene battuto. Il 13 giugno 2004 viene rieletto sindaco di Padova al primo turno con il 53,4% delle preferenze. Il sindaco che ha aderito nel 2007 al Partito Democratico, viene riconfermato nel 2009 sindaco di Padova. Il 27 aprile 2013 viene scelto per ricoprire la carica di ministro per lo sviluppo economico nel governo Letta.
Un curriculum che la dice lunga sulle competenze di quest’uomo per dare impulso alla ripresa del nostro paese, avvalorate dalle misure intraprese dal suo ministero con il piano Destinazione Italia Sito Ministero Sviluppo , è proprio il caso di dirla con Di Pietro: Zanonato, «che c’azzecca?» .
Angelino Alfano, Ministro dell’interno?
Da Wikipedia: nato ad Agrigento nel 1970, diplomato presso il liceo scientifico Leonardo di Agrigento. Laureato in giurisprudenza presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dottore di ricerca in diritto dell'impresa, avvocato, ha iniziato la sua esperienza politica con la Democrazia Cristiana, per la quale è stato, tra l'altro, segretario provinciale del Movimento giovanile DC di Agrigento. Nel 1994, a seguito della trasformazione della Democrazia Cristiana nel Partito Popolare Italiano, decide di aderire al neonato partito Forza Italia, che vincerà le elezioni politiche del 27 e 28 marzo dello stesso anno. Già Ministro della giustizia sotto il Governo Berlusconi, adesso con il Governo Letta riveste il ruolo di Ministro dell’interno.  
Il suo primo provvedimento come neoministro della giustizia nella quarta legislatura Berlusconi è stato il cosiddetto lodo Alfano, legge approvata il 22 luglio 2008. Unica nel panorama europeo, essa prevede la sospensione dei processi a carico delle quattro più alte cariche dello Stato (Presidente della Repubblica, Presidente del Senato, Presidente della Camera dei deputati e Presidente del Consiglio) per l'intera durata del loro mandato. La legge è poi stata dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale nell'ottobre 2009, per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione Italiana.
Ora Alfano è Ministro dell’interno e la sua caratura in tale ruolo è dimostrata dal caso Shalabayeva , nel quale agenti segreti del Kazakistan in collaborazione con i servizi italiani rapirono la moglie e la figlia  del dissidente Kazako  Ablyazov per riportarla in patria a disposizione del regime di quel paese. Naturalmente ad insaputa del Ministro, che ha provveduto ad individuare nel prefetto in pensione Giuseppe Procaccini il capro espiatorio ( ved l’intervista iR.it ) .
Un uomo degno del ruolo che ricopre e la lista non finisce qui…..

venerdì 3 gennaio 2014

Per non catturare i ladri si penalizzano gli onesti

Renzi lancia le sue proposte, riforma elettorale ed eliminazione del Senato, con un risparmio di un miliardo di euro, sollecitando il Governo ed i partiti sulla prima proposta e solleticando il M5S affinché prenda posizione sulla seconda.
Letta si spertica nel cercare di convincere  i cittadini, perlomeno quelli che ancora lo ascoltano, che il governo tramite le ultime manovre ha permesso al paese di levarsi da una china insidiosa ed ha abbassato le tasse; tutti si chiedono a chi!  Inoltre, grazie al diminuito tasso d’interesse dei nostri titoli di stato, dovuto al contrarsi dello spread, risparmieremo 5 miliardi di euro in interessi che paghiamo per il colossale debito italiano.
Napolitano, incensando se stesso e l’operato del Suo governo, sottolinea i risultati raggiunti e la bontà della direzione intrapresa, portando come esempio la finta eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti e sollecitando a far presto con le riforme, perché lui si è sacrificato assumendosi un ulteriore responsabilità accettando suo malgrado di rivestire nuovamente la gravosa carica di Presidente della Repubblica, ma se non si fa come dice lui…..
Insomma grandi dichiarazioni, proposte e propositi in prima pagina sui giornali e enfatizzati su tutte le televisioni. Qualcuno che però fa i conti e rompe le uova nel paniere c’è sempre. Così scopriamo che pagheremo mediamente 1350 euro all’anno  in più per famiglia, che sono stati sottratti soldi ai servizi all’infanzia, che sono diminuiti i fondi per i malati di SLA, che l’IMU non è ancora del tutto sparita, che le autostrade sono aumentate e che anche alla benzina è stata applicata un’altra accisa, così come sui liquori, sui tabacchi e sulle sigarette elettroniche….
Nessuna seria iniziativa che possa far sperare in un domani migliore, per esempio agendo sulla corruzione e sull’evasione fiscale che sono i più grandi mali che attanagliano l’Italia e che impediscono agli italiani di vivere in un paese normale, in un modo normale, secondo regole condivise ed applicate a tutti senza distinzioni.
In termini di giustizia, mentre si cerca di far uscire di galera un certo numero di delinquenti e guarda caso si opera per diminuire le pene per i reati «da colletti bianchi», si presenta come un importante passo in avanti la proposta di introdurre il reato di omicidio stradale. Non si tocca la Bossi-Fini ed il reato di clandestinità, che riempiono le carceri ed ingolfano i tribunali con procedimenti lunghi e farraginosi, non si modificano le norme sulla carcerazione per i reati legati al consumo di stupefacenti o ai piccoli furti, per i quali le celle sono piene di condannati, ma si sta lavorando alacremente per consentire l’impossibilità di andare in galera per reati fiscali, già adesso è molto, molto difficile.
La gravità dei crimini fiscali sta nei numeri e nelle conseguenze: ogni anno mediamente si evadono 150 miliardi di euro, altro che il miliardo previsto da Renzi e i 5 miliardi di risparmio urlati ai quattro venti da Letta, per arrivare a 150 miliardi ci vogliono almeno 10 finanziarie o, come si chiamano adesso, leggi di stabilità.
Senza questi miliardi di evasione sarebbe molto più difficile corrompere perché non sarebbe possibile accumulare tesoretti predisposti allo scopo. Tesoretti ai quali tutti, chi più chi meno, contribuiamo. «Con fattura o senza?»”, quante volte ci siamo sentiti porre questa domanda e quante volte abbiamo optato per il senza? Ma cosa comporta questa nostra scelta è presto detto, prendendo come riferimento 1000 euro di spesa il calcolo sull’ammontare dell’evasione sarà di 200 euro di Iva e 300 di Irpef (ipotizzando un’aliquota del 30%). Allo  Stato saranno stati sottratti 500 euro.
Considerando che ogni giorno, milioni di artigiani, commercianti, professionisti, piccoli e medi imprenditori, evadono con lo stesso elementare sistema, alla fine dell’anno allo Stato sono stati rubati (secondo Corte dei Conti, Eurispes, Agenzia delle Entrate) dai 100 ai 120 miliardi di euro. Ma il recupero di questi soldi non è una priorità se è vero che il complesso delle imposte evase accertate e non riscosse ammonta a 545 miliardi di euro!
Far pagare le imposte, evitare o limitare così la dilagante corruzione, non è in agenda perché ciò comporterebbe la fine dei finanziamenti personali, a quel politico o a quel partito, dei favoritismi a quell’imprenditore o a quella lobby.
Così la legge di stabilità si porta a casa 8 miliardi di euro, lo 0,4 % del debito pubblico italiano, tutti a spese degli onesti, dei più disagiati ed indifesi, mentre lascia alla «fascia protetta» di evasori, corruttori e corrotti il bottino da spartire, il 10% del PIL.

mercoledì 1 gennaio 2014

Basso profilo per l’ottavo discorso di Napolitano

Chi si aspettava un discorso che toccasse i principali problemi dell’Italia e che desse agli Italiani un minimo di speranza per un prossimo futuro un po’ meno difficile è stato deluso. Giorgio Napolitano nel suo ottavo discorso, il primo dopo la inusuale rielezione, ha elencato una serie di tematiche che gli sono state sollecitate dagli italiani che in questi mesi «hanno inoltrato al Quirinale migliaia di lettere al Capo dello Stato». Si parte da chi ha perso il lavoro ma che non ha più l’età per ritrovarlo, a chi vive da precario rischiando di restarlo per tutta la vita, sino ad arrivare al tema degli esodati «che chiedono di non essere dimenticati». Nient’altro, non un accenno al numero dei poveri che continuano ad aumentare, non una parola su coloro che si tolgono la vita perché hanno perso il lavoro e con esso la propria dignità, nessuna segnalazione di un Italia che si impoverisce, mentre c’è un’altra Italia che si arricchisce sulle spalle di questa gente che soffre. Dichiara un successo l’azione di Governo che ha permesso all’Italia di non cadere più in basso, sostiene l’importanza delle riforme che devono essere fatte e di quelle avviate come la riduzione del Finanziamento pubblico ai partiti e la eliminazione delle provincie.
Insomma il Presidente incensa il suo operato, quello dei suoi uomini e del suo governo, richiama per una frazione di secondo la situazione terribile della «terra dei fuochi» , senza accenni alle tante morti per tumore avvenute in quei territori ma si spertica a elogiare i militari nelle missioni all’estero e ricorda che i due marò detenuti in India, di cui fa nome e cognome, non saranno dimenticati.
Non una parola contro la corruzione diffusa a tutti i livelli, solo un accenno alla lotta alla criminalità organizzata ma niente contro l’evasione fiscale e solo un laconico e mesto «resterò al mio posto sino a quando le riforme saranno attuate e sino a quando le forze me lo consentiranno».
Ma a fare che?