Oramai sono anni che il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero del Lavoro nel nostro paese, se non dannosi, sono quantomeno inutili. Non è un caso che è difficile per qualsiasi italiano ricordarsi i nomi di qualcuno dei Ministri che hanno ricoperto questi incarichi, se non con rare eccezioni e solo per figuracce o malefatte. Per esempio, chi si ricorda che è stato Ministro del Lavoro Roberto Maroni o Antonio Bassolino o Cesare Damiano? Credo veramente in pochi, naturalmente sono passati senza lasciare segno! Ma molti si ricorderanno Maurizio Sacconi ed Elsa Fornero; il primo ha steso tappeti rossi a Marchionne permettendogli di distruggere migliaia di posti di lavoro, appoggiando il suo diktat nei confronti dei lavoratori FIAT, credendo alle promesse di futuri investimenti , senza nemmeno chiedere uno straccio di piano industriale! La Signora Fornero, giunta con il Governo Monti, sarà invece ricordata, oltre che aver pianto in diretta durante la conferenza stampa in cui presentava la sua riforma delle Pensioni, lacrime e sangue per i lavoratori, per aver impedito ad una intera generazione l’accesso al lavoro , così come ci ricorderemo tutti che si è dimenticato qualcosa come 160.000 esodati!
Proseguendo nella nostra disamina chi si ricorda questi Ministri dello sviluppo economico e dei loro provvedimenti, Enrico Letta, Antonio Marzano, Claudio Scajola, Pier Luigi Bersani, Paolo Romani, Corrado Passera e, dulcis in fundo, Flavio Zanonato? Di quest’ultimo nessuno saprebbe nemmeno che esiste se non fosse che alcune migliaia di lavoratori della Electrolux italiana rischiano di perdere metà dello stipendio grazie al solito diktat della multinazionale che ritiene di dover livellare gli stipendi dei lavoratori italiani a quelli polacchi, senza che questo signore si degni di prendere posizione!
Eppure la Costituzione, non a caso, nei principi fondamentali, all’articolo 1 recita: L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro.
Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero.
E prosegue con l’articolo 36: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
Ma questi Ministri che hanno giurato sulla Carta Costituzionale, la hanno anche letta?
Qualsiasi impresa estera si avvicina al nostro paese avendo la consapevolezza di quanto sia facile depredare le ricchezze italiane, ricattare i lavoratori senza che nessuno faccia la benché minima resistenza, se non i poveri lavoratori che, abbandonati a se stessi , il più delle volte, soccombono. Così come soccombe il nostro Stato, costretto poi a correre ai ripari cercando di salvaguardare con gli ammortizzatori sociali la vita degli ex dipendenti. Naturalmente ricorrendo alla cassa integrazione, la via più facile, senza il minimo tentativo di salvaguardare il patrimonio Italia che oramai è ridotto al lumicino.
Così quello di Electrolux è l’ultimo di una serie di atti che in questi anni anche altre aziende hanno compiuto: Ericcson per esempio, 335 esuberi con il ricorso, per 12 mesi, al contratto di solidarietà che permette, grazie all’intervento statale, di ridurre l’impatto della riduzione salariale, ma comporta una diminuzione del reddito che incide su redditi medio-bassi. Poi Omsa, quella delle calze, con la delocalizzazione minacciata e poi di fatto realizzata con la chiusura, sia pure impegnandosi alla ricollocazione delle sue operaie. E ancora Pompea che ha annunciato 200 esuberi in due stabilimenti per spostarsi in Serbia. Lo spauracchio della delocalizzazione è stata Utilizzato anche dalla Indesit ,dalla Menarini di Firenze. E poi il caso Sardegna dove le aziende come l’Alcoa con oltre 400 lavoratori in cassa integrazione, l’Eurallumina che ne ha oltre 300, il Carbosulcis che si trova a dover gestire i suoi 400 minatori. E l’elenco potrebbe proseguire con le aziende che dopo aver fatto shopping in Italia , hanno trasferito il Know-how, nei loro paesi e poi chiuso o ridotto le attività produttive, come le Acciaierie Terni che uniche al mondo a produrre alcune tipologie di acciai speciali sono state acquisite e poi spolpate dalla Tyssen Krupp!
Nel 2013 i lavoratori lasciati a casa per l’intero anno sono stati 515 mila con oltre un miliardo di ore di cassa integrazione e circa 8 mila euro medie in meno in busta paga l’anno; se questi sono i risultati raggiunti dai nostri Ministeri dello Sviluppo e del Lavoro allora lasciatemi dire che forse è meglio abolirli, lasciare che le trattative siano tra privati e sindacati e magari risparmieremmo qualche centinaio di milioni di euro in inutili compensi….magari mettendoli in cassa integrazione!