Le indicazioni del risultato elettorale sono state una
divisione totale: un terzo dell’elettorato ha scelto una proposta di
cambiamento politico, seppur nel solco di una continuità data dalla presenza di
un candidato primo ministro che da anni solca le platee nazionali, un altro terzo ha indicato chiaramente che
questo sistema non può continuare ad esistere ma va completamente riformato,
mentre l’ultimo terzo continua a credere e confidare nell’uomo solo al comando.
Quello che ora emerge, dopo il preincarico a Bersani e relativo
fallimento, è che sia necessario un governo del Presidente (indicato dal
Presidente della Repubblica) che metta insieme rappresentanze politiche che
insieme non possono stare.
I programmi presentati durante la campagna elettorale sono
così diversi e incompatibili che qualsiasi governo di “unità nazionale” sarebbe
un tradimento dell’elettorato. L’unico che ha un grande interesse ad un “Governissimo”
è sicuramente Berlusconi che vede avvicinarsi con terrore la scadenza del mandato di
Napolitano, che lo ha sempre in qualche modo protetto dando indicazioni chiare
alla magistratura.
Cosa succederà se il nuovo Presidente sarà eletto senza un
previo accordo tra i partiti? Cosa succederà se al Quirinale salissero Zagrebelsky
o Rodotà?
A Berlusconi non frega niente dell’Italia e degli italiani,
interessano i suoi processi e le sue aziende, interessa che chi sale al colle
non firmi le leggi su conflitto d’interessi, falso in bilancio, anti corruzione……
Come si può chiedere che ci sia responsabilità di fronte a
queste condizioni? Non siamo in presenza di una destra europea, liberale e
liberista con un progetto per il paese, con la quale magari si è in disaccordo
sui mezzi per raggiungerli ma si può convenire
sugli obiettivi.
Grillo dal suo canto, secondo me in parte sbagliando, sta
alla finestra, reitera il proprio programma di 20 punti, molti dei quali
perfettamente sovrapponibili a quelli del programma del PD, sperando nell’inciucio
e in un forse improbabile successo, in una prossima tornata
elettorale.
Avrei preferito un altro atteggiamento dal 5stelle, una
proposta che avesse costretto il PD a scendere su un piano diverso a
radicalizzare alcune posizioni, ma oramai il tempo è scaduto, un’opportunità
importante forse irripetibile è stata persa.
In ogni caso non è il tempo di inciuci, se non si forma un
governo su un programma condiviso che gli elettori hanno in qualche modo
sottoscritto è meglio ritornare al voto. Non facciamo lo stesso errore di un
esecutivo di nessuno che, per salvare qualcuno, scontenta tutti.
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