Questa è l’immagine di
un uomo, un politico, sconfitto più che dall’ambizione renziana da se stesso,
dalla mancanza di coraggio nelle scelte fatte o non fatte. Ben altra sarebbe
stata la considerazione sulla sua persona e sul suo spessore politico se la
fine del suo mandato fosse arrivata perché avesse scelto di sfiduciare Alfano
per il caso Shalabayeva, o se avesse
ordinato alla Cancellieri di togliere le tende , dopo l’inopportuna telefonata
a Ligresti, o meglio ancora se si fosse opposto alla sciagurata scelta di
togliere l’IMU.
Invece no, impantanato nei veti degli alleati si è trascinato
sul viale del tramonto senza un sussulto, senza un moto d’orgoglio se non
quello mostrato al momento dell’esecuzione finale, la consegna della campanella.
La stessa cosa è successa più o meno a Bersani, che pur non
essendo mai stato neppure incaricato di formare un Governo, ha dovuto
soccombere alle false promesse di sostegno di Renzi che non appena ha potuto ha
indirizzato le votazioni dei suoi parlamentari contro l’allora segretario del
PD, determinandone la fine politica. Ma anche Bersani non ha avuto il coraggio
di andare sino in fondo con la sua proposta, silurato dal suo stesso partito,
per questo falso senso di responsabilità, si è fatto da parte consentendo la
nascita di un pasticcio istituzionale, un Governo di larghe intese, nel quale l’unica
intesa possibile era l’immobilismo che questo tipo di scelta necessariamente
comporta.
E adesso ci tocca assistere alla nascita di un nuovo Governo,
il terzo di fila senza legittimazione elettorale, che è già figlio di
compromessi e veti inaccettabili, veti che porteranno a non fare scelte o a
fare solo quelle dettate dalle lobbies che tutto governano e tutto decidono.
Un altro Governo fatto di annunci e promesse, un nuovo Primo
Ministro che doveva «cambiare verso» ma che dai primi passi sembra che abbia
sposato in pieno il senso unico della politica del nostro paese, quello che
vede insieme delle forze politiche che, anche se apparentemente opposte, in
questi anni si sono divise il potere e gli appalti. Un Primo Ministro che ha
accettato le imposizioni di Re Giorgio Napolitano e che si appresta a
naufragare come gli altri per mancanza di spessore personale e coraggio
politico.
Purtroppo nell’ennesimo naufragio, le vittime saranno come
sempre gli italiani, mentre i Renzi, i Letta, gli Alfano e i Berlusconi, come
dei bravi «Comandanti Schettino» osserveranno la nave che affonda da uno
scoglio sicuro e confortevole.