“L’Italia è governata dai peggiori: l’80% dei manager
dichiara che la prima strada per far carriera è la conoscenza di una persona
importante….”, affermò Luigi Zingales nel 2011 alla Leopolda, il cui concetto
fu subito ripreso da Renzi, “Noi vogliamo un’Italia fondata sul merito, sulla
conoscenza e non sulle conoscenze”.
Ed ecco che non appena preso potere il buon Matteo nomina a
capo delle più importanti aziende dello Stato, amici ed amici degli amici,
altro che competenza e conoscenza.
Ma alla Leopolda ci sono anche e soprattutto dei tavoli tematici
dove gruppi di persone discutono e propongono soluzioni per migliorare il
paese, gente “comune” che dibatte a approfondisce.
Gente come Davide Serra che non ha mai lavorato in Italia,
ma è diventato ricco e apprezzato in Inghilterra dove ha creato un fondo
speculativo, Algebris Investments, che da lavoro a ben 5 o 6 persone e che
guadagna svariati milioni di sterline. Ebbene questo ricco e competente signore,
che fa beneficenza, come riporta convenientemente una certa stampa, omettendo di
citare il fatto che sfrutta le cospicue donazioni, come fanno molti altri
ricchi e ricconi, per pagare meno imposte, interviene al tavolo del lavoro dove
per migliorare le condizioni dei lavoratori suggerisce di limitare il
diritto di sciopero. Grande e innovativa
idea!
E che dire del magnifico primo ministro, qui nella veste di
chairman che, preso il gelato in mano, gelato nel senso di microfono, promette
di risollevare il paese, in questo ci ricorda qualcuno che sulle promesse, mai mantenute,
ci ha campato vent’anni, attacca chi gli
si oppone o soltanto chi cerca di esprimere un punto di vista diverso e alla
fine esce con un di Berlusconiana memoria “ la sinistra radicale non vuole il
cambiamento ed il progresso”!
Ma quale sinistra radicale, la sinistra in Italia non c’è
più da molti anni, da quando ha cominciato ad anteporre i propri interessi,
quelli delle poltrone, quelli delle cooperative rosse, quelli dei finanziamenti
alle fondazioni, che altro non sono che grossi salvadanai per farci porcate,
agli interessi dei lavoratori, dei pensionati, dei meno abbienti.
Che dire quindi? Se il progresso è il licenziamento facile, la
morte del merito, l’impoverimento dei lavoratori a vantaggio delle imprese, la
corruzione continua, l’innalzamento della pressione fiscale sui lavoratori e l’impunità
verso chi le tasse non le paga, allora noi non ci stiamo.
Noi gente comune, noi che le tasse le paghiamo, noi che non
abbiamo amici che ci raccomandano, noi che non occupiamo comode poltrone
pubbliche con lauti guadagni, noi che se sbagliamo paghiamo, questo progresso
non lo vogliamo.